Inter, Gosens: “Sogno il derby contro il Milan in Champions. Voglio far vedere il vero Robin”
Tra campo, psicologia e futuro: Robin Gosens si racconta e fissa gli obiettivi dell’Inter
Calcio ma non solo: Robin Gosens si è laureato in Psicologia e ha rilasciato una lunga intervista a La Repubblica. Il laterale dell’Inter ha raccontato anche la sua vita extra campo, oltre che i prossimi impegni e gli obiettivi in nerazzurro.
Gosens: “Abbiamo le qualità per vincere tanti trofei”
Robin Gosens ha parlato della voglia dell’Inter di vincere: “Abbiamo la qualità per vincere tantissimi trofei, ma ci manca continuità la nei risultati. Lo sappiamo noi per primi, ne parliamo – ha esordito il tedesco – Ci aspetta il mese più importante, in aprile ci giochiamo una stagione in nove partite. Dobbiamo provare a vincerle tutte“.
Poi ha parlato della Champions League. Prima il Benfica poi… il Milan. “Mi piacerebbe il derby. Ho avuto la fortuna di giocarne tre, è un’emozione incredibile, forse unica al mondo. È il massimo che un giocatore possa vivere. Pressione, tifo, tensione. Pensa a tutto questo in una semifinale di Champions: ciao”. Poi il laterale ex Atalanta ha parlato del percorso in Champions League: “Ci sono più fattori. Piccole cose che insieme fanno la differenza: attenzione, movimenti, approccio”.
“Alaba il mio idolo”
Robin Gosens ha poi parlato dell’obiettivo del campionato: “Restano da giocarsi i posti Champions. E vincere in campionato aiuta a vincere negli altri tornei. Un effetto potrebbe averlo avuto la pausa per il Mondiale. Di solito a un grande evento estivo seguono tre settimane di vacanza, questa volta ce n’è stata una sola. Non c’è stato il tempo per liberare la mente”. Poi il rapporto con Dimarco: “Abbiamo un rapporto bello e importante. Dal mio arrivo a Milano Dimash mi ha aiutato. Essendo cresciuto nel club, mi ha insegnato ad amarlo. Il fatto che lui stia giocando benissimo per me è uno stimolo. E penso sia stimolante per lui vedere che sto arrivando. Ma anche se non fossimo amici andrebbe bene: la concorrenza fa bene a noi e all’Inter”.
L’ex Atalanta ha poi parlato del suo idolo: “David Alaba. Ha giocato in tutti i ruoli, dal difensore al numero 10, con qualità assurda. Abbiamo parlato, mi ha promesso la sua maglia”. E ha aggiunto: “Voglio diventare titolare all’Inter. La nazionale è una conseguenza”. E sul futuro: “C’è solo l’Inter. So che nessuno mi ha mai regalato nulla in carriera, ma il trasferimento alla Pinetina l’ho vissuto come un dono. È una delle squadre più grandi al mondo, voglio dimostrare di meritarla – ha aggiunto – Sono onesto, so che per troppo tempo non sono stato il giocatore che l’Inter pensava di avere comprato. Ne ho parlato anche con Marotta e Ausilio. Avevo sottovalutato quanto gli infortuni potessero influire sul mio gioco, molto fisico. Se sei sempre un secondo in ritardo rispetto all’avversario, c’è poco da fare. Ora sto bene, posso fare vedere chi è il vero Robin”.
“Tesi sulla resilienza. Sogno di aprire uno studio come psicologo”
Campo ma non solo: Robin Gosens ha parlato del suo sogno extracalcistico:
“Il mio sogno è aprire uno studio come psicologo, collaborando con le società sportive per aiutare chi soffre di problemi mentali, che oggi difficilmente vengono accettati e affrontati per tempo. Sto costruendo le basi: la scienza in università e l’esperienza in campo”. Il tedesco ha conseguito una laurea in psicologia: “Ho fatto una tesi sulla resilienza, argomento a cui tengo, visti gli infortuni che ho dovuto superare. Ho confrontato le capacità di reagire alle difficoltà fra atleti professionisti e chi si allena per hobby.
Lo psicologo è presente anche nei club, come accade all’Inter: “È disposizione di tutti, è preziosa. Io ci vado ogni settimana e lo consiglio ai giovani. Ci aiuta a staccare coi pensieri dal calcio, è importante per dare il massimo. Nel mio periodo di carriera migliore ho scritto un libro motivazionale, ora ne sto scrivendo un altro per bambini”. Poi il classe 1994 ha concluso parlando del momento più duro della carriera: “Il secondo infortunio all’Atalanta, che mi ha colpito quando ero quasi pronto per tornare in campo. E la mancata convocazione in nazionale, che ne è stata conseguenza”.