Questo sito contribuisce all'audience di

Gol, garra e standing ovation. Nessun pasillo, ma l’ultimo Clàsico di Iniesta è uno spettacolo: Barcellona-Real Madrid finisce 2-2

Nessun pasillo al Camp Nou, ma i dubbi in merito non erano poi così tanti. Lo aveva anticipato Zidane: “Non è una cosa importante” Aveva risposto, dall’altra parte, Valverde, mettendo un po’ le mani in avanti. “Lo faranno solo per Iniesta” Si era spinto a dire qualcuno, immaginando i giocatori di Real Madrid e Barcellona mischiati, l’uno accanto all’altro, per rendere omaggio ad un giocatore più unico che raro. Beh, sono rimasti delusi. Sì, perché l’ingresso sul rettangolo verde è stato lo stesso di sempre. Anzi, lo stesso che si vede in ogni Clasico che si rispetti: coreografie spettacolari, bolgia e tanta adrenalina. Immagini che non si vedono sempre. Emozioni che rimangono dentro, soprattutto ad uno che di gare del genere ne ha giocate eccome. Con quello di oggi Iniesta è arrivato al Clasico numero 38. Tre gol e otto assist il bottino personale contro i Blancos. Il primo il 20 novembre del 2004. Larsson si fa male ed entra lui, un ragazzino appena ventenne con i piedi che cantano. Finirà 3-0 per il Barcellona quella partita, con i blaugrana che alla fine vinceranno la Liga dopo cinque anni di digiuno, la prima del ventunesimo secolo. Se ne porteranno a casa altre otto, poi. Iniesta sempre lì, a regalare spettacolo. Da Rijkaard a Valverde, passando per Guardiola, Vilanova, Tata Martino e Luis Enrique. C’era nel 2-6 del Bernabeu nel maggio 2009, così come nel 5-0 del Camp Nou del 2010. Nel 3-4 del 2014 e nello 0-4 dell’anno successivo. Iniesta-Clasico, storia di battaglie e vittorie epiche, da quattordici anni a questa parte. Un’ora scarsa di gioco questa sera, con tutto il Camp Nou che si alza in piedi per omaggiarlo quando Valverde lo sostituisce con Paulinho. Gente che si inchina, un urlo nitido ad invocare il suo nome, proprio come fanno con Messi. Che da queste parti è un Dio, ma evidentemente Don Andrés non ci va poi così lontano. E’ stata la sua notte, insomma. Più di Ronaldo, che segna il gol dell’1-1, prende un colpo da Piquè e lascia il campo all’intervallo. Più di Messi, a tratti incontenibile. Lui che segna la rete del momentaneo 2-1 portandosi a spasso la difesa di Zidane. Lui che ci prova fino alla fine, buttandosi a terra esausto al triplice fischio finale. Lui che si fa coinvolgere dal clima di tensione rifilando un calcione punitivo a Sergio Ramos. Più di un Barcellona che gioca in 10 per tutta la ripresa per colpa di Sergi Roberto e del suo schiaffo a Marcelo, più di un Barcellona che in campionato non ha mai perso. Più del golazo di Bale e degli errori dell’arbitro, che ne combina un po’ di tutti i colori. I campioni della Liga da una parte, i finalisti della Champions dall’altra. Una partita apparentemente inutile, ma che tutti vogliono vincere nel momento in cui ne entrano a far parte. Anche se sei costretto a guardarla dalla panchina, come Ronaldo. E’ lì, dietro Zidane. A soffrire, ora seduto ora in piedi. Le squadre entrano in campo e lui non c’è più. Messi alza gli occhi e osserva lo schermo dello stadio, dove legge che il sette è uscito per Asensio. Poi gli occhi vanno verso la panchina del Real e lo guarda, quasi dispiaciuto. Vorrebbe giocarsela con lui lì, presente. Cose surreali, cose da Clasico. Roba da Barcellona-Real. Gesti, scene ed emozioni che Iniesta ha vissuto. E’ stata la sua notte, soprattutto. Quattro gol, capovolgimenti da una parte all’altra, garra e standing ovation. Con o senza pasillo, il Clasico ha salutato Don Andrés come meglio non poteva”