Questo sito contribuisce all'audience di

Il cuore in porta, il sogno di Giulio Girelli tra scuola e calcio: “Vi porto nel mio mondo”

La Juve, Il Francoforte e l’”Harapan Project”. Il Politecnico di Torino e Ingegneria a Southampton. Nel mondo di Giulio Girelli

Uno zaino sulle spalle, la felpa della Juve addosso e un bel po’ di libri universitari sparsi sulla scrivania. “Scusami se sono arrivato solo ora per l’intervista, ma ero a lezione e ho fatto tardi”. A parlare è Giulio Girelli, un ragazzo di 22 anni che passo dopo passo ha plasmato i suoi sogni, adattandoli a ciò che dettava il suo cuore. Un passato prima in porta nelle giovanili della Juve, e poi nell’Eintracht. Successivamente il Politecnico a Torino, poi l’Università di Southampton. Ma il calcio non l’ha certo lasciato, finendo per giocare un periodo… in settima divisione inglese.
Dopo qualche minuto di presentazioni, Girelli inizia a parlare e a raccontarsi: “tra calcio e scuola”. Il mondo di Giulio.

Torino

“Ho iniziato a giocare a calcio in terza elementare, in un oratorio”. Esordisce Girelli. “Poi ho cambiato un po’ di squadre, e subito dopo sono andato alla Juventus Soccer School. Qui sono stato due anni, ho avuto modo di essere visto più da vicino dalla Juve. Sono entrato a far parte della squadra U13, in seconda media.” Scuola e calcio, dal principio. Ma ci torneremo meglio dopo.

 

“Quando sono arrivato alla Juventus, non c’erano campionati ufficiali per la mia categoria. Facevamo diversi tornei in giro per l’Italia e per l’Europa. Mi sentivo bene, stavano puntando su di me e stavo vivendo il mio sogno”. Poi, si spegne per un attimo l’entusiasmo con cui aveva iniziato a parlare. “Quando ero in Under 15 e vincemmo il campionato, arrivò Giovanni Garofani. Da lì, avevo capito che il portiere su cui volevano puntare era lui. Ho giocato molto di meno…”

 

giulio-girelli-juventus-screen.jpg

 

Per Giulio, poi, arrivò l’Under 16. “In qualche partita sono sceso in campo, non in molte. Ho però un bel ricordo…”. Qui, il leggero scoraggiamento che lo aveva preso qualche minuto prima lascia spazio a un commovente sorriso. “Una volta, mi sono allenato con la prima squadra. Mancava Buffon, avevano chiamato me…”.
“Poco dopo, con la mia famiglia, ci dovemmo trasferire in Germania”. Iniziò per Giulio il Capitolo Eintracht.

Germania, “ragazzate” e qualche problemino… di troppo

“Quando sono arrivato in Germania a luglio del 2018 non sapevo una parola di tedesco. Ho vissuto in un convitto, e nel frattempo avevo firmato per il Francoforte”. “Non sapevo una parola di tedesco”, aveva appena detto: “Sapevo che lì in Germania volevano puntare su di me, ma mi sentivo fuori luogo… ero continuamente preso in giro dai compagni solo perché ero italiano. Erano “ragazzate”, ma per un periodo non mi sono sentito pienamente a mio agio”.

 

giulio-girelli-francoforte-imago.jpg

“In una partita di Under 17 mi sono poi strappato il tendine della coscia destra, ho perso gran parte della stagione. In U19 arrivò poi un dirigente italiano con cui avevo un certo feeling, mi disse che se fossi tornato in forma sarei potuto tornare a giocare presto titolare”. Attesa, lunga attesa.

La difficile vita del portiere: “Volevo tornare in campo e mostrare il mio potenziale, ma appena dopo il mio rientro mi lussai un dito in campionato contro l’Hoffenheim. Poi arrivò il Covid e si fermò il campionato… Mi era passata la voglia di giocare, volevo riavvicinarmi a casa. Tornare a Torino”.

Trapp e “Harapan Project

Non tutto dell’avventura in Germania, però, è da gettare nel dimenticatoio di Giulio. “Uno dei ricordi più belli è legato ad alcuni allenamenti che ho fatto con Kevin Trapp poco prima di andare via. Per me, è stato un esempio e un vero e proprio professionista da seguire.

 “Un’altra cosa che mi porterò sempre dietro è l’”Harapan Project“. Ho deciso di appoggiare questa ONG, consisteva nel supportare una comunità indonesiana molto povera dell’Isola di Sumbawa. Non c’erano scuole lì, e i bambini cominciavano a lavorare nei campi già da giovanissimi”.

[instagram id=”Cm6ph0_yKfD”]

“Con alcune persone che lavoravano nell’Eintracht abbiamo deciso di sostenere questo progetto, organizzando diverse raccolte fondi da dare al Progetto Harapan. Abbiamo messo all’asta alcune magliette del Francoforte, e poi questi soldi sono stati utilizzati per costruire una scuola sull’isola”.

 

sumbawa-island-wikicommons.jpg

 Torino²: Politecnico granata 

Dopo l’avventura al Francoforte, la nostalgia di casa aveva (ri)portato Giulio nella sua città natale: Torino. “Sono tornato qui per studiare ingegneria al Politecnico. Inizia così Girelli parlando del secondo capitolo all’ombra della Mole. “Sono entrato nelle giovanili del Torino, volevo giocarmi tutte le carte possibili qui. Era un ambiente competitivo. Arrivò la pre-season, ma mi feci male a un dito, e nello stesso periodo arrivò in squadra Razvan Sava. Giocò sempre lui…”.

 

giulio-girelli-torino-screen.jpg

 

 Ancora una volta, la difficile vita del portiere.Mi sentivo estraniato, non giocavo mai. Avevo perso fiducia in me stesso, ero devastato mentalmente”. Qui, lo scatto di Girelli verso una maggiore consapevolezza: “Stavo maturando la scelta di andarmene dall’Italia. Volevo mettermi in gioco nel calcio, ma senza tralasciare l’università. Da qui, un nuovo capitolo per la vita di Giulio. “Avevo deciso: dovevo andare in Inghilterra”.

Believe in yourself

“Prima la scuola, poi il calcio”. Suona un po’ come “prima il dovere, poi il piacere”. “Questa volta, dovevo scegliere prima l’università, per il calcio ci sarà tempo, ho pensato. Mi si presentò la grande occasione di fare qualche provino per il Bournemouth e per il Southampton, e nel frattempo avevo iniziato a studiare Ingegneria elettrica ed elettronica, sempre a Southampton”. Poi, però, qualche altro “piccolo” inconveniente: “Quando arrivai in Inghilterra ci fu la Brexit e avevo un visto da studente all’estero che non mi permetteva di giocare e guadagnare nel calcio professionistico. Dissi addio ai grandi sogni, fino a quando non ho conosciuto il Totton”.

 

giulio-girelli-totton.jpg

 

“Decisi di giocare per questa squadra, in settima divisione inglese. Era a due passi da Southampton, stavo conciliando bene calcio e università. Per un periodo poi sono stato anche in prestito allo Sholing, altra squadra di Southampton. Proprio qui ero indeciso se continuare o meno in Inghilterra… ma nel frattempo mi ero laureato e volevo cambiare aria. Ora sono in Svizzera, sto bene. Sto facendo un Master in Nanotecnologie all’Università di Zurigo. Calcio? Sto ancora cercando qualcosa, ma per adesso il pallone l’ho messo in standby”. Calcio e scuola: nel mondo di Giulio.