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Genoa, il ritorno di Taarabt: “Per il Grifo ho perso 11 chili”

Parla Adel Taarabt, tornato a vestire (e giocare) i colori del Genoa, grazie ad una promessa fatta proprio a Ivan Juric: Mi sono trovato ad allenarmi da solo. Ho trovato la forza per parlare con il mister e gli ho spiegato che stavo bene. Lui ha capito e quando gli ho chiesto una seconda chance mi ha detto che non aveva nulla contro di me. Ma che se volevo questa occasione dovevo dare subito delle risposte. Mi ha dato una settimana per dimostrargli come stavo”. Quando tutta la squadra era in ritiro a Neustift lui è rimasto a Pegli: “Ho pensato che era tutto finito. Ho passato un momento pesante, non giocavo da 18 mesi ed ero in difficoltà. Per fortuna mi ero messo da qualche tempo a lavorare duro e ora sono qui”. Tanta fatica, tanto lavoro. “Sì, ho lavorato tantissimo. Una grande fatica. Grandissima. Posso dire che non ho mai lavorato tanto come qui a Genova. Tanta corsa, tanto pallone, tanto pressing…”. E tanti sacrifici in privato. “Si, certo. Non si può vivere di calcio e di divertimento. È un lavoro, l’ho capito bene. Dovevo cambiare. Serviva una vita da vero professionista”.

A Udine è stato tra i migliori in campo. “È stata la mia prima partita vera da quasi due anni: ho giocato per 90 minuti e mi sono sentito bene. Per questo devo ringraziare la società, il mister, i compagni di squadra. Penso che non siamo lontani. Nelle prime due partite abbiamo fatto vedere qualcosa di buono. Abbiamo bisogno di ritrovare la via del gol. Dobbiamo credere in noi stessi. Essere più cattivi. Juric riuscirà di certo a farci crescere». Un segreto però c’è nella sua rinascita: “Io avevo perso l’amore per il calcio. Succedeva che se anche perdevo tornavo a casa e non mi importava. Ora se perdo sono arrabbiato, non mi do pace. Juric mi ha fatto ritrovare l’amore per il calcio. Per un paio d’anni lo vivevo come un lavoro qualsiasi, tornavo a casa e spegnevo tutto. Ora sono tornato a vivere per il calcio. Aiuti? La famiglia. Quando sei in difficoltà contano le persone che ti stanno attorno perché sei te, non perché giochi al Milan. Però penso che tutto quello che mi è successo mi è servito. Se sono arrivato qui e ora e a Udine ho giocato bene è anche per le esperienze negative. La vita mi ha portato qui e se ora sono in grado di dare qualcosa in più è per tutto quello che ho vissuto”: Un cambiamento iniziato con una dieta ferrea: Ho cambiato tutto. Mangio bene, bevo bene, vivo bene. Dormo presto, alle 23 sono a letto. Non si esce più come prima. In A ogni sconfitta qui è un dramma, in Inghilterra no”. Quanti chili ha perso lo dice lui stesso: “La dieta è stata tostissima. In tre mesi e mezzo ho perso 11 chili senza intaccare la forma fisica. Mamma mia se ci penso. E ora questo sacrificio non lo voglio sprecare. Ho fatto tutto questo per il Grifone. tornare era un salto nel buio. Ma con tanta determinazione. E adesso comincio a vedere che tutto il lavoro che ha fatto mi ha ripagato. Eppure velo dico, non sono ancora al 100%”. Dopo il Sassuolo a casa la notte mi sono fatto delle domande: la porta è lontana, non la vedo… Ma ora mi sento meglio: ho visto la porta, ho visto delle buone giocate, mi sono ritrovato nell’uno contro l’uno…”. Infine un pensiero su Pellegri e Salcedo? “Sono dei campioni, grande talento. Non hanno una grande differenza rispetto a noi. Non potevano trovare un allenatore migliore. Diamine, se avessi trovato io Juric a 16 anni non so dove sarei arrivato”.