Gattuso, l’uomo della rin(o)scita? Da Verona alla Lazio, i meriti nella rivitalizzazione del Milan
Definizione completa del termine, per chiarire l’associazione rossonera a 360º. “Demiurgo” (s. m.) – 2.a – Nella filosofia platonica, il dio artefice dell’universo, principio dell’ordine cosmico. b. fig. Personaggio di grande importanza storica, dotato di forti capacità creative e organizzative che gli consentono di dominare il suo tempo e dare vita a nuove realtà.
Spostate ora il concetto dall’antichità filosofica, una volta carpito in ogni sua qualità, verso un altro universo: quello calcistico e dalle tinte rossonere, nel nostro caso, con una chiara figura di riferimento a capo di tutto. Momento onestà: in quanti, a maggior ragione dopo il tracollo di Verona, avrebbero pensato ad un Milan così, con in panchina Rino Gattuso? La risposta non può che essere “pochi, probabilmente nessuno”: sensazione di una stagione totalmente persa, di fronte ad un K.O. tanto inspiegabile quanto ampio nella forma, in un mondo milanista totalmente capovolto. Stravolto da un coro su tutti, precedentemente dedicato a Gattuso contro gli avversari, rivolto all’allenatore rossonero a mo’ di punizione verso i propri giocatori, senza necessità di specificarne un contenuto dal carattere “distruttivo” ormai noto.
Proprio da lì, e da un senso di scollamento apparentemente forte post Atalanta, sembra essere invece ripartita la stagione rossonera. “RinOscita”, in un gioco di parola, all’interno di un universo milanista che proprio grazie al suo personaggio di importanza storica, nell’immediato collegamento con una carriera in cui a San Siro è diventato “Ringhio”, ha ritrovato una forma ed unione ben definita. Al di là dei risultati, ora certamente positivi, Gattuso ha saputo plasmare il Milan a squadra, vera e propria, capace di rispecchiare la sua essenza: una Lazio in grande forma come prima “big” finalmente battuta in campionato e lembi di materia, prima sparsi, ora davvero collaudati.
Il famoso “orticello personale” cui ognuno sembrava guardare, ora, non esiste più. Çalhanoglu come primo esempio, da oggetto misterioso e indolente a elemento di qualità e anche quantità sulla sinistra: l’istantanea migliore dell’upgrade rossonero, per un giocatore totalmente rigenerato da chi del suo modo di calciare, sin dall’inizio, è rimasto folgorato. La via del gol ritrovata da Bonaventura, al 4º centro con Gattuso allenatore, tornato incisivo e decisivo, per un tabù-gol contro le squadre romane infranto. Il 4-3-3 restituito alla sua squadra come veste più logica per affrontare il resto dell’annata, riportando alle origini un gruppo perso, test dopo test sul modulo proposto, trovando finalmente solidità nell’intesa difensiva tra Bonucci e Romagnoli ed un Calabria mai così positivo.
Questione di testa, sin da subito: “dare vita a nuove realtà” perseguendo l’idea, corretta, di puntare da subito sul lavoro fisico, utile a rigenerare nella corsa e nella resistenza il suo gruppo. E anche dal punto di vista della creatività, riprendendo la definizione primaria: perché l’anno nuovo, tra Crotone, Cagliari e Lazio, ha restituito un Milan completamente differente dal punto di vista delle idee e della mentalità. Più propositivo da un lato, nella miglior versione stagionale mai vista, e finalmente capace di rispondere colpo su colpo ai fendenti avversari dall’altro, con una solidità mentale che appare di tutt’altra pasta di fronte alla debolezza della prima parte di stagione: lavoro quotidiano capace di pagare, per chi sinora dai suoi calciatori ha saputo ricevere solo elogi, giorno dopo giorno.
Conclusione inevitabile? La realtà, ora, è completamente diversa. Per capirlo, basterebbe volgere lo sguardo (e l’orecchio) ai 50mila di San Siro: mai così pronti, dopo la vecchia contestazione alla squadra, a seguire chi del Milan era prima idolo e che veste, ora, i panni del condottiero. In una parola: demiurgo. Controllare saldamente il tempo attuale per (ri)dare vita a una creatura spenta, improvvisamente capace di riaccendersi, vincere e anche convincere. Riguardando finalmente con fiducia anche al futuro: aspetto che solo fino al derby di Coppa Italia, probabile “rinOscita” dell’annata rossonera, sembrava figura marmorea impossibile da plasmare.