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Fonseca: “È stato un piacere essere al Milan ma in Italia non si dà tempo agli allenatori”

Paulo Fonseca, allenatore del Lione (Imago) interna
Paulo Fonseca, allenatore del Lione (Imago)

Tra passato, presente e futuro: le dichiarazioni di Paulo Fonseca ai microfoni di The Guardian.

Paulo Fonseca torna a parlare del suo passato al Milan e del suo presente a Lione ai microfoni di The Guardian. Spazio anche al ricorso per la sua squalifica.

Possiamo vedere l’ultimo decennio del Milan, hanno vinto una volta la Serie A. È un momento difficile per loro. È stato un piacere essere lì e mi dispiace davvero di non aver avuto tempo per continuare a lavorare. Penso che la mentalità in Italia sia completamente diversa da quella in Inghilterra, dove si dà tempo all’allenatore. Ma è il modo in cui vivono il calcio lì“, ha esordito l’ex allenatore rossonero.

Continua poi parlando della situazione nel campionato francese: “Sappiamo che c’è un grande divario tra loro (PSG, ndr) e tutti gli altri perché l’investimento è così diverso. Ma adoro la Ligue 1. Quest’anno abbiamo sette squadre che lottano per un posto in Champions League“.

Prosegue commentando questo divario: “Abbiamo lo spettacolo migliore, ma per favore non creiamo un divario eccessivo tra le squadre. Forse quello che viviamo qui, con il PSG, si ripeterà in altri Paesi e in Champions League. Se vuoi essere competitivo, non puoi rendere i club ricchi più ricchi e quelli poveri più poveri“.

Paulo Fonseca, allenatore del Lione (Imago) interna
Paulo Fonseca, allenatore del Lione (Imago)

Le dichiarazioni di Fonseca sulla squalifica

Fonseca parla poi della sua squalifica di 9 mesi dopo il faccia a faccia con l’arbitro Millot: “Certo, quello che ho fatto non è stato corretto e dovrei pagarne le conseguenze. Ma ho urlato contro l’arbitro, non ho avuto alcun contatto con lui né ho commesso alcuna (violenza). Vogliono farmi diventare un esempio per il calcio francese, credo di pagare non per quello che ho fatto, ma per il momento in cui ci troviamo. Ma non dovrei essere un esempio, dovrei semplicemente pagare per quello che ho fatto“.

Conclude: “È ingiusto, ma stiamo lottando contro questa decisione e credo che le cose possano cambiare. È difficile da capire, quando vediamo così tante situazioni simili in tutti i paesi e nessuno ha ricevuto un rigore come me“.