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“Flower of Scotland” e “God Save the Queen”: Scozia-Inghilterra, le emozioni di Hampden Park

Che cosa significa Scozia – Inghilterra? Bè, una rivalità lunga 145 anni e per i tifosi inglesi e scozzesi non è di certo una partita come le altre. Il primo match fra queste due nazionali si giocò nel 1872, quando le due squadre si sfidarono a Glasgow. Negli anni seguenti la rivalità fra le due nazioni è cresciuto sempre più: tensione sempre alta. Ed è stato così anche oggi, perché non appena arrivato a Glasgow, a Buchanan Station, la stazione centrale dei bus, c’erano già le forze dell’ordine, pronte a spegnere sul nascere eventuali “bad things“.

Hooligans, ma non solo, perché lo scopo era anche evitare l’alto rischio di “bagarinaggio”, visto che poche ore prima del match su internet sono stati venduti biglietti fino a mille sterline. Controlli serratissimi, tanto che per prendere il bus in direzione stadio, sono potuto salire a bordo solamente munito di biglietto per il match. Finalmente si parte, direzione “Hampden Park”. Sottofondo musicale? L‘inno di Scozia “Flower of Scotland” e alcuni brani che hanno fatto la storia della musica britannica come “I love you baby – Gloria Gaynor“, “Twist and shout – Beatles” o “Walk of life – Dire Straits“.

Arrivato nei pressi dello stadio solito scenario britannico… Mi accorgo che la maggior parte dei tifosi arrivati a piedi ha un livello di alcool in corpo decisamente alto: ma nei pressi dello stadio e all’interno gli alcolici non sono assolutamente vietati? La maggior parte degli Scozzesi, come tradizione vuole, indossi il kilt per andare allo stadio e in giro per la città. Entro dentro a Hampden Park un’oretta prima dell’inizio della partita e il clima è già caldo: non è l’estate ormai alla porte. Dal settore ospiti inglese, parte il primo “England, England“, con i “buu” da parte dei presenti nel resto dello stadio.

A pochi minuti dall’inizio del match, sui due grandi schermi presenti all’interno di Hampden Park, scorrono le immagini delle più gloriose vittorie della Scozia, con i presenti che esultano ad ogni gol, come se fosse segnato in quel momento. Si parte… I team entrano in campo per gli inni ufficiali e una bellissima coreografia viene creata nella tribuna opposta a me dai sostenitori di casa, con dei cartoncini plastificati: una gigantesca bandiera Scozzese bianca e blu ed in mezzo il “Leone Rampante”, stendardo reale di Scozia. L’inno Inglese “God Save the Queen” è sommerso dai fischi e dai “buu” dei tifosi scozzesi e a malapena si riescono a sentire le note musicali.

Tutt’altra “musica” accoglie l’Inno scozzese, che viene suonato interamente con una cornamusa da un ragazzo in mezzo al campo, ovviamente in kilt. Minuto di silenzio prima dell’inizio della gara per ricordare le vittime dell’attentato a Londra. A Glasgow, per 60 secondi, non vola una mosca: tutti in piedi e completo silenzio e al fischio dell’arbitro un boato da parte di tutti i presenti.

E allora si parte, “Scotland, Scotland” da una parte,England, England” dall’altra. In avvio di match sono i quasi cinque mila tifosi arrivati dall’Inghilterra a farsi sentire di più, con l’inno “God Save the Queen” cantato a più riprese e i vari cori di incitamento alla regina. Gli scozzesi inizialmente preferiscono seguire la loro squadra solo con applausi e il grido “C’mon, c’mon“, anche se poco dopo è impetuoso il coro “Scotland, Scotland” e quando il pubblico di casa inizia a cantare non si ferma più: un boato assordante.

La prima vera occasione del match capita sui piedi di Harry Kane, che sbaglia sotto porta, tra i fischi di paura dei sostenitori di casa. I tifosi inglesi non si scoraggiano e si fanno sentire: sulle note di “HeyJude” dei Beatles, rispondono a quelli Scozzesi. L’Inghilterra preme, ma la difesa della Scozia non molla. Il divario tecnico fra le due squadre è evidente tant’è che in mezz’ora di gioco la squadra Inglese sfiora il vantaggio almeno quattro volte: il primo tempo finisce zero a zero con una sola squadra in campo.

Scozia in netta difficoltà anche nella ripresa. Ci pensa Scott Brown, capitano del Celtic Glasgow e della nazionale, a dare la carica, lottando come un leone in mezzo al campo. Scozia che finalmente riesce a proporsi in avanti anche se mai realmente pericolosa. Paradossalmente però sono gli inglesi a trovare il vantaggio con il neo entrato Oxlade-Chamberlain. Esplode di gioia il settore ospiti, con i circa 45 mila tifosi di casa che non si abbattono: tutto lo stadio canta a gran voce l’inno nazionale “Flower of Scotland” per incitare i loro leoni. Leigh Griffiths non si fa pregare e tra l’ottantasettesimo e il novantesimo ribalta la partita: due punizioni stupende, Joe Hart può solo osservare.

“Griffith is on fire” così cantano i tifosi di casa, anche se in realtà è l’attaccante del Celtic a mandare “on fire” tutto Hampden Park: una bolgia infernale. Ma Harry Kane non perdona, e al ’93 è 2-2. Poteva essere una partita storica per la squadra scozzese, visto che l’ultima vittoria risale a diciotto anni fa, nel lontano 1999. Ma va bene così. Finisce in parità una gara dalle mille emozioni, con due squadre che non si sono mai arrese: tutto ciò che chiede il pubblico britannico. Fuori dello stadio,per i tifosi scozzesi è comunque festa: canti e balli fra le vie di Glasgow. Un pari che vale una vittoria.

A cura di Federico Roccio.