Dante, i fischietti e l’abbraccio a Venuti: la partita di Vlahovic
Tutto il Franchi contro, poi i muscoli di Igor e infine l’abbraccio all’ex compagno, autore dell’autogol decisivo: i 90′ del serbo
Lo hanno accolto con i versi di Dante: “Malvagio traditor“, canto 32 dell’Inferno. Ingresso nella prima zona di Cocito, la Caina dove sono puniti i traditori dei parenti e, più avanti, quelli della patria. Ironia fiorentina, quella che si abbatte su Dusan Vlahovic e tutta la Juventus all’ingresso in campo. Coreografia della Fiesole, il volto del Sommo Poeta e un altro verso: “Fiorenza, per lo ‘nferno tuo nome si spande”. Canto XXVI, ottava bolgia, quella dedicata agli autori di frode. In realtà la partita di Vlahovic era iniziata prima, durante il riscaldamento e sotto l’altra curva, la Ferrovia. Un ohhhhh canzonatorio ad ogni rincorsa prima di un tiro, poi gli applausi sarcastici misti a fischi se la palla finiva o troppo alta o troppo larga.
Vlahovic e i fischietti, come Ronaldo
Trentamila persone con 10mila fischietti portati allo stadio per fischiarlo ancora più forte. Come quelli che usarono nel marzo 2007 i tifosi dell‘Inter per farsi sentire da Ronaldo, il loro ex eroe passato al Milan. Vlahovic li ha sfidati tutti, in modo quasi sfacciato. Il riscaldamento che sta finendo, tutti i suoi compagni che corrono negli spogliatoi per indossare la maglia, quella con cui si fa sul serio. Lui che invece resta a calciare in porta sotto 60mila occhi per niente amici. La prima punizione è altissima, va quasi in curva. Fischi assordanti. La seconda è devastante, tocca l’incrocio e si infila sotto il set. Ok, ora va bene, il piede è stato calibrato nel modo giusto. Via verso il tunnel, di corsa da Allegri per gli ultimi consigli. Cento metri di scatto, viene giù lo stadio. Prevedibile. Una cosa simile la fece Bernardeschi quattro anni fa, alla sua prima al Franchi da avversario. Dopo 56′ segnò su punizione.
I muscoli di Igor, gli occhi di Batistuta
Paura poca in Dusan, che a 15 anni firmava il primo contratto col Partizan, a 16 esordiva e, neanche maggiorenne, giocava i derby contro la Stella Rossa. Quindi di cose, insomma, ne aveva già viste un po’. Poi certo, mica facile come serata. Tornare lì, dove sei arrivato come un 18enne qualunque con tanti gol nei piedi e un tocco di acne tipico dell’età. Dove palleggiavi con Commisso prima che tutto si sfaldasse. Poi l’amico Milenkovic, quello che lo andava sempre a tifare anche ai tempi della Primavera, che ti conosce meglio di tutti. I muscoli di Igor sempre addosso. E gli occhi pesanti di Batistuta – ospite d’onore in tribuna – di cui ha sempre guardato i video e ammirato la smitragliata sotto la Fiesole.
E alla fine consola Venuti
Nel giorno in cui la Juventus schiera un undici iniziale con un’età media di 25 anni e 56 giorni (il più giovane per lei dall’inizio dello scorso decennio) è mancato il colpo di Vlahovic, alla settima partita di fila in neanche un mese. La prima contro il Verona, con il suo pallonetto a Montipò che ha fatto esplodere lo Stadium. Ci ha provato nello stesso modo anche nel suo vecchio Franchi ma Terracciano, che lo conosce abbastanza, si è risparmiato quel mezzo passo in avanti in più che gli sarebbe stato fatale e ha smanacciato in angolo. Niente da fare Dusan, nè con Kean accanto né con Morata nella ripresa.
Per lui all’ultimo secondo ci ha pensato Venuti, il più fiorentino di tutti. Il serbo ci ha messo un po’ ad esultare, stava protestando per un presunto tocco di mano dell’esterno mentre la palla stava rotolando inesorabilmente oltre la linea. Poi la gioia, l’esultanza e… l’abbraccio all’ex compagno al fischio finale. L’ha consolato, da uomo a uomo ed è stata la sua giocata più bella. Paradiso per la Juve, limbo per Vlahovic. Il 21 aprile il prossimo capitolo.