#EuroStorie, -7: 1972-1980, Deutschland über Alles
Dal 1952 al 1990, non esiste un unico inno cantato da tutta la Germania. Due paesi, due bandiere, dunque anche due inni. Presto, purtroppo, anche un muro. Torniamo però alla musica. Se a est di Berlino si suona “Auferstanden aus Ruinen”, con il quale la Germania Orientale prova a risorgere dalle rovine della guerra, ad ovest le note sono quelle di sempre. Non le parole, perché le ferite del Nazismo sono ancora aperte e non è il caso di aspirare ad una Germania dominatrice. Ma l’inno è proprio quello, “Das Lied der Deutschen”, il canto dei tedeschi. La strofa utilizzata non è più la più nota, ma la terza, dove si invocano unità, giustizia e libertà. Nel calcio, però, sarà “Deutschland über alles in der Welt”, al di sopra di tutto nel mondo, per un lungo periodo. Che inizia con gli Europei 1972.
La squadra è forte, come sempre. È reduce da due mondiali da protagonista, con una coppa sfiorata (1966) e una semifinale “del secolo” persa (1970, contro l’Italia). La Germania Ovest che si presenta in Belgio a Euro 72, però, è ormai matura per vincere. Maier, Breitner, Netzer: tutti grandi giocatori. I fenomeni veri però, sono due. Il primo è un signore che in carriera ha realizzato 398 gol in 453 sfide con il Bayern e 68 reti in 62 partite con la Nazionale. Si chiama Gerhard, ma per tutti è solo Gerd, Gerd Müller. Per l’altro non servono presentazioni. Il suo nome è leggenda, il “Kaiser” tedesco è Franz Beckenbauer.
Se quest’ultimo è il leader tecnico della squadra, è Müller a trascinare la Germania Ovest al trionfo in Belgio. Il primo ostacolo, in semifinale, sono i padroni di casa, che hanno eliminato l’Italia. Ad Anversa, il numero 13 timbra il cartellino due volte. 2-1 per i tedeschi e biglietto per la finale staccato. L’ultimo atto del torneo si gioca al tristemente noto stadio “Heysel”. Davanti alla squadra allenata da Helmut Schön c’è l’Unione Sovietica, finora sempre presente alla fase finale. Müller è ancora incontenibile, apre e chiude le marcature di un successo reso più netto dal gol di Wimmer. 3-0 per la Germania Ovest, Beckenbauer alza la coppa. Il ciclo è appena iniziato. Già, perché nel 1974 i tedeschi occidentali vincono anche il Mondiale casalingo. La finale persa a Euro 76 contro la Cecoslovacchia è solo un incidente di percorso.
Quattro anni dopo, i tedeschi sono ancora tra i favoriti. Due gironi da quattro, le vincenti vanno in finale. L’Italia c’è, ed è padrona di casa come nel 1968. Lo scandalo delle scommesse, però, distrugge il clima della vigilia. Bearzot perde Rossi e Giordano. I tifosi sono amareggiati, in gran parte gli spalti dell’Europeo rimangono vuoti. Lo 0-0 contro il Belgio è fatale. All’ultimo atto ci sarà la squadra allenata da Guy Thys, che per idee calcistiche è un Simeone degli anni ’80. Nell’altro girone, la Germania Ovest vola grazie al suo trio d’attacco. Allofs è un’ala che segna tanto. Hrubesch è il papà, per caratteristiche tecniche, di Bierhoff. Il più forte è Karl-Heinz Rummenigge, un mix straordinario di eleganza, potenza e tecnica. E’ lui il vero erede di Gerd Müller. Ed è proprio “Kalle”, frenato solo dagli infortuni a metà anni ’80 nell’Inter, a firmare l’1-0 che sa di rivincita con i cechi. Allofs affonda l’Olanda con una tripletta, nell’ultima partita del girone arriva il punto che serve nello 0-0 contro la Grecia. È finale.
Il Belgio spaventa i favoriti, ma è la serata più bella della carriera di Horst Hrubesch. Schuster innesca il numero 9 al limite. Destro potente, nulla da fare per Pfaff, un gran portiere. Vandereycken pareggia i conti dal dischetto al 75’. I supplementari sembrano certi. Ma è ancora Hrubesch, con un perfetto colpo di testa, a regalare all’89’ il trionfo alla Germania Ovest. I tedeschi continueranno ad essere protagonisti per tutto il decennio, con due Mondiali persi solo all’atto conclusivo. Torneranno a festeggiare nel 1990, ancora in Italia. Quando ad esultare per una Coppa del Mondo vinta sarà ormai una sola Germania. Con un solo inno.