Dragowski e Farias, da esuberi a trascinatori: l’Empoli non molla
Il portiere polacco, in due anni e mezzo alla Fiorentina, ha giocato solo sette volte. Il brasiliano a Cagliari era chiuso da Joao Pedro e Pavoletti: ci sono le loro firme sulla vittoria contro la Fiorentina
Sognare con la forza di chi ha ritrovato il sorriso. L’Empoli vince il derby con la Fiorentina e vola a due punti dalla salvezza. Sarà battaglia fino all’ultimo minuto, anche se il calendario non aiuta. La trasferta di San Siro con l’Inter all’ultima giornata, quella di Marassi alla prossima. Nel mezzo la sfida ad un Torino che sogna la Champions. Non il massimo, ma gli azzurri ci proveranno: “Perché, se dobbiamo morire, lo vogliamo fare da vivi”. Cit Andreazzoli.
Con i gol di Farias e le parate di Dragowski. Loro, che a gennaio avevano il morale sotto i piedi e che adesso si sono caricati i compagni sulle spalle. A fine partita gli abbracci più calorosi sono per il brasiliano e per il polacco. Due caratteri opposti, un destino in comune. Arrivati in prestito a gennaio in un contesto difficile, i due sentono di avere un debito da saldare.
Già, Dragowski in due anni e mezzo alla Fiorentina aveva toccato il campo sette volte. Troppo poco per chi in Polonia ha esordito a 16 anni, vincendo il premio di migliore portiere a 17: “Prima di me vengono anche i medici e i fisioterapisti” Sbotta all’ennesima panchina. Quel che è certo è che prima di lui vengono Tatarusanu, Sportiello e il giovanissimo Lafont.
Le offerte non gli mancano, lui però le rifiuta tutte. Vuole dimostrare di valere la Fiorentina. La testardaggine lo frena, non riesce a parare l’ambizione. Boruc, il suo idolo, a Firenze ha giocato due stagioni da titolare: “Perché non posso farcela anche io?” Si ripete, probabilmente. La Fiorentina, però, investe su Lafont. Lui incassa un altro colpo, riceve la chiamata dell’Empoli e nel giro di poche ore è già al Castellani: “Una scelta che avrei dovuto fare prima? Beh, forse. La certezza è che il tempo non torna indietro” Spiega con il sorriso.
Salta le prime tre partite, poi gioca tutte le successive 12 ad eccezione del Napoli, dove è infortunato. Con l’Atalanta il suo capolavoro: Gomez e compagni non sfondano, lui fa 17 parate. Mai nessuno in A c’è riuscito negli ultimi (almeno) 15 anni. Il bis lo concede proprio contro la Fiorentina in quella che diventa una piccola vendetta personale. Miracoloso su Chiesa e Vlahovic, bravissimo su Muriel, Biraghi e Simeone.
Ma se le sue parate valgono doppio, il merito è anche di Farias. Al terzo gol in azzurro, quando segna lui l’Empoli vince sempre (era già successo con Sassuolo e Napoli). Un sorriso – da buon brasiliano – sempre stampato sul volto. Che però viene meno durante la prima parte di stagione al Cagliari. Pavoletti e l’amico Joao Pedro sono due concorrenti tosti, Maran lo fa partire spesso dalla panchina (9 volte su 14). Lui si deprime e decide di cambiare aria, nonostante la società non lo lasci partire molto volentieri.
Alla Fiorentina, prima di questo colpo di testa (23 i cm di differenza fra lui e Milenkovic), aveva già fatto male. Era il 2015, fine aprile. Il Cagliari vince al Franchi grazie al gol e ai due assist di chi fin da bambino ha studiato Robinho. I sardi sono in lotta per la salvezza, proprio come questo Empoli. Chiuderanno terzultimi, a 34 punti. Gli azzurri, probabilmente, ne faranno di più, ma non è detto che possa bastare.
Sempre titolare, fuori solo con la Spal per un problema agli adduttori: “Proprio nel momento in cui ci sarebbe servito di più” Sorride amaro Andreazzoli nel post gara. 270’ ancora da giocare, poi sarà gioia o dolore. Chissà, forse il gol più importante deve ancora arrivare.