Ds De Poli che lo va a prendere… a casa! Sbraga è del Padova: “La trattativa, l’idolo Nesta e i tatuaggi”
“Dai su, fai la borsa e andiamo”. Destinazione: Padova.
Campanello che suona, ds del Padova De Poli alla porta. “Credimi, non me l’aspettavo”. E francamente non succede spesso, diciamolo: l’ultima volta che il direttore decise di scomodarsi di persona per un giocatore fu nel 2000 per Giovanni Stroppa: Milano-Cagliari-Milano in giornata, quel contratto fu firmato sopra il tettuccio di una Mercedes. Altri tempi, forse. O forse no. Sedici anni dopo ecco Sbraga. Portone che si apre e sistematina rapida e veloce: scintilla d’amore scoccata fulminea, spontanea. “Ci siamo conosciuti, abbiamo parlato un po’ di diverse situazioni. In un calcio dove i riconoscimenti sono sempre meno, questa visita mi ha letteralmente spiazzato, convinto: la scelta è stata facile”. Rose biancoscudate e sì dello sposo, questo matrimonio s’ha da fare. Anche se la concorrenza del Lecce sembrava potesse avere la meglio. Andrea Sbraga continua il suo racconto in esclusiva su gianlucadimarzio.com, lui un vero fiume d’entusiasmo: “I contatti con il Padova proseguivano da settimane ma il Lecce si era inserito prepotentemente e sembrava in vantaggio. Amici e tifosi pensavano avessi già firmato con il club giallorosso”. Su Facebook altri indizi inequivocabili: “Andrea Sbraga e Salento Giallorosso hanno stretto amicizia” leggevo e rileggevo, un filo preoccupato da padovano vero. Effettivamente: “I contratti erano pronti, in mano”. Ma destino a senso unico. “La visita del direttore ha cambiato tutto. Sono davvero felicissimo di aver preso questa decisione: credo che Padova sia la scelta giusta per me. Firmerò un triennale – sei mesi più due – praticamente, significa che il club punta molto su di me anche per il futuro”.
Andrea Sbraga, un romano all’ombra del Santo. “Per ora di Padova conosco solo… Giandonato! Anzi, dovrò chiedergli subito un favore: se per i primi giorni può tenermi King perché in hotel farò sicuramente fatica”. Accento abbastanza riconoscibile, sfumature di toscano qua e la: “Ho vissuto e giocato tra Pisa e Carrara per quasi tre anni, il mio ricordo resterà bellissimo, emozioni che porterò nel cuore”. Ragazzo cocciuto, ambizioso: Andrea Sbraga, sognando… Nesta! “Il mio idolo indiscusso. Nelle giovanili della Lazio giocavo centrale difensivo e indossavo il 13 come lui. Poi ho fatto anche tre mesi in prima squadra ai tempi di Reja e caso ha voluto che mi dessero… proprio il 13! ”. Un numero che si porterebbe anche a letto: lo sfoggia come foto profilo su WhatsApp ma non solo. “Ce l’ho pure tatuato!”. “Anche se di tatuaggi sono un po’ malato, ne ho tantissimi ovunque. A Pisa avevo iniziato con un braccio, poi l’altro. Le gambe, il petto. Cosa? Date di nascita, nomi di familiari, ricorrenze particolari. Ogni volta che torno in famiglia mi chiedono “allora, che c’è di nuovo” perché ormai farmi tatuaggi è diventata una prassi, l’unico vizio che ho”.
Partenza improvvisa, tutto in qualche ora: “Era primo pomeriggio e dovevo ancora prepararmi la valigia, parlare con la proprietaria di casa. E con il cane (King) non riesco mai a fare più di una cosa alla volta”. Andrea Sbraga vede Padova, per un matrimonio celebrato. Sabato notte il ragazzo era già in città, un viaggio intero con King – appena tre mesi – al suo fianco… anzi, sulle gambe a fargli ccaldo: “Si ma il trasloco non sono riuscito mica a completarlo! Dovrò tornare a Carrara settimana prossima anche per finire e sistemare alcuni dettagli con la padrona di casa che un po’ si è scocciata per questo cambio a gennaio…”. Domenica mattina subito l’allenamento, primo ad arrivare e ultimo ad andarsene; crestina gialla e tantissimo entusiasmo, sorrisi soprattutto con l’amico Giandonato: “Avevo una voglia che non puoi capire”. Poi, un attimo di silenzio, Andrea riprende fiato. E lucidità. “Dai, adesso esco e vado a vedermi un po’ di case qui in città, la vorrei con il giardino per ovvi motivi”. Neanche da chiedere: King. Fuori il direttore non c’è più ma la realtà è nitida, all’ombra del Santo.