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“Donnarumma? Stia tranquillo, è un fenomeno”. Parola di Villiam Vecchi, il preparatore dei portieri di Ancelotti che scoprì Buffon

Forse davanti alla televisione avrà avuto un sussulto. O un flashback, lungo quasi mezzo secolo. Milan contro Juventus, finale di Coppa Italia 1973. In porta c’era proprio lui. Lo chiamavano “il cinese” per il taglio dei suoi occhi, ma da qualche settimana era diventato semplicemente “l’eroe di Salonicco”. Con le sue parate, Villiam Vecchi da Scandiano, paesino della provincia di Reggio Emilia, aveva regalato al Milan un’epica Coppa delle Coppe nella finale greca contro il Leeds.

Era il suo primo anno da titolare, dopo aver coperto le spalle di Cudicini per un lustro. Essere il dodicesimo all’epoca, più di oggi, significava soprattutto prendere freddo e togliersi rarissime soddisfazioni.

Arrivarono tutte insieme nella prima metà del ’73: prima il trionfo greco, poi quello di Roma, in Coppa Italia contro la Juve. I rigori parati a Bettega e Anastasi nella lotteria finale. Eroe del primo luglio, 45 giorni dopo Salonicco.

E invece 45 anni dopo, una nuova storia si è presentata ai suoi occhi. Come in un film western, un duello su campo lungo. Un portiere che ha visto crescere e uno chiamato a nuovi eroismi. Per il primo è stato il trofeo numero 24 della carriera, per l’altro è stata una serata da incubo. Gigi e Gigio. Chi meglio di Vecchi può capirli. “Sono legato a Buffon perché a Parma lo feci esordire io. Ero il preparatore dei portieri di Ancelotti e questo ragazzo minorenne era prodigioso. Un fenomeno. Lo è ancora oggi, a 40 anni. Oltre a quello che fa in campo, bisogna pensare a quanto lavoro c’è in settimana. È un miracolo che abbia ancora quella voglia alla sua età”. Anche Vecchi in realtà è fatto della stessa pasta. A 70 anni, ancora allena i portieri delle giovanili della Reggiana. “Da un quarto di secolo mi chiedono se c’è un nuovo Buffon. Non c’è perché uno così è troppo raro, ma Gigio è bravo. Molto bravo”. Se il “Nino” di De Gregori non si doveva giudicare da un calcio di rigore, il “Gigio” del Milan non può essere crocifisso per una serata storta. “Lo sport nazionale in Italia è saltare sul carro del vincitore. Dopo la parata col Napoli, Donnarumma era insuperabile. Oggi lo trattano come uno qualsiasi. Io l’ho sempre considerato un fenomeno assoluto. Chi le ha fatte alla sua età cento partite in serie A?”.

Nessuno, rispondono storia e statistiche. Dopo gli errori della notte romana, tutti hanno visto il numero 99 triste e a testa bassa. Vecchi, che oltre a Buffon ha allenato anche numeri uno come Dida e Casillas, lo esorta a rialzarla immediatamente. “Non devo dargli consigli particolari perché sono certo che sappia già tutto. Ha le stimmate per essere un grande portiere. Se non si perde, sarà il futuro del nostro calcio. Ma non si perderà perché ha delle qualità enormi ed evidenti. Adesso deve solo stare tranquillo ed essere forte psicologicamente. Presto tutti si saranno dimenticati di quei minuti”. Vecchi elenca topiche e prodezze di alcuni portieri. Keylor Navas è passato da pollo a eroe rapidamente. De Gea a Manchester ha fatto il percorso inverso. E presto le cose si ribalteranno di nuovo. Quello che è certo è che neanche Gigi a 19 anni aveva l’esperienza che ha già accumulato Donnarumma. E di sicuro gli tornerà utile”. Parola di uno che ha passato una vita fra i pali e un’altra a preparare chi ci si metteva in mezzo. A proposito, dopo Parma, Real, Milan e Juve, ci sarà spazio per un’altra avventura al fianco di Ancelotti?

“No, no. Sto bene qui adesso. Non è più tempo di girare il mondo. A Reggio ho tutto per essere felice”.