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Dietro le Quinte del Calcio – La percezione degli arbitri per i falli di gioco: i risultati di “Scentific American”

Dietro le Quinte del Calcio – La percezione degli arbitri per i falli di gioco: i risultati di “Scentific American”

Secondo i risultati di una recente ricerca pubblicata su “Scientific American”, con il titolo “Cognitive Research: Principles and Implications“, test di laboratorio hanno evidenziato che gli arbitri professionisti che svolgono la loro attività ai massimi livelli possiedono una capacità percettivo-cognitiva elevata che permette loro non solo di cogliere i movimenti fallosi dei giocatori, ma anche di anticiparli. Secondo quest’indagine questa caratteristica si può sviluppare con l’esperienza e con la pratica continua.

Durante quest’esperienza alcuni ricercatori hanno chiesto ad arbitri di élite e sub-élite, di prendere decisioni arbitrali osservando un video di partite di calcio, mentre un sistema di tracciamento dei movimenti oculari registrava dove gli arbitri in questione guardavano sullo schermo. Gli arbitri di élite non solo sono risultati migliori dei dilettanti nel prendere le decisioni corrette, ma sono stati anche più bravi nell’anticipare dove sarebbe avvenuto un fallo prima che avvenisse. È universalmente riconosciuto che gli esseri si affidano alle proprie capacità percettivo-cognitive per orientarsi nei complessi eventi che si svolgono intorno a loro.

Ogni situazione inizia con la percezione: si osserva un evento mentre accade, utilizzando la vista per catturare ciò che si vede e lo trasmettiamo al cervello. A questo segue la fase cognitiva, in cui il cervello elabora le informazioni e aiuta a interpretarle in modo da decidere che cosa fare in seguito. Naturalmente, quanto più è complessa la situazione, tanto più diventa impegnativo elaborare le informazioni e prendere una decisione sotto pressione. Lo studio ha dimostrato che gli atleti di élite hanno capacità percettivo-cognitive di prima qualità.

Sono bravi a individuare la parte più rilevante di un evento e a usare le informazioni per reagire di conseguenza. L’esperimento è stato condotto da ricercatori dell’Università di Lovanio, in Belgio. Questi studiosi, riporta l’articolo, hanno arruolato 20 arbitri di élite delle prime due serie di calcio professionistico del paese, insieme con 19 arbitri delle serie inferiori. Gli arbitri hanno osservato alcuni video di falli di gioco filmati in soggettiva in vicinanza di un’azione, classificata come situazione di gioco aperta (in cui uno o due attaccanti affrontavano due difensori) o calcio d’angolo (dove sei o sette attaccanti affrontano sei o sette difensori davanti alla porta).

Ogni video conteneva un’interazione e agli arbitri veniva chiesto di valutare se si fosse verificato un fallo e di valutarne eventualmente la gravità, sanzionandolo con un cartellino giallo o rosso. Nel frattempo, un sistema di tracciamento dei movimenti oculari, che consisteva di una telecamera a luci a infrarossi, registrava dove gli arbitri stessero guardando sullo schermo per stabilire dove focalizzassero la loro attenzione. I ricercatori hanno scoperto che gli arbitri di élite prendevano la decisione corretta, il 61 per cento delle volte, quelli delle serie inferiori solo il 45 per cento delle volte. Inoltre, gli arbitri di élite erano più bravi nell’osservare le parti del corpo che i giocatori avrebbero usato per commettere il fallo.

Secondo gli autori della ricerca gli arbitri di élite non hanno un talento innato per prendere decisioni accurate: piuttosto, sviluppano le loro capacità con la pratica. La chiave del successo, per gli arbitri, non consiste quindi solo nel sapere dove guardare, ma anche nell’avere l’esperienza per interpretare quello che vedono e per prendere una decisione corretta.

È evidente che l’esperimento, effettuato in laboratorio, non ha potuto considerare le dinamiche di gioco, che includono le pressioni esterne di allenatori, giocatori e spettatori, e fattori fisiologici come un’elevata frequenza cardiaca o la fatica. Un altro elemento mi sento di aggiungere per esperienza diretta.Quando come arbitro mi trovavo a dovere prendere una decisione in situazione complesse era più agevole assumerla allor quando l’azione di gioco aveva uno svolgimento conseguenziale, per esempio due calciatori che si contendono il pallone correndo e l’uno insegue l’altro, perché in quel caso nella mia testa scattava immediatamente una considerazione preventiva come “se lo tocca da dietro è fallo e fischio” cosa che avveniva nel 90% delle situazioni di gioco. Werner Helsen, kinesiologo e autore senior dello studio, ha affermato che anche le attività quotidiane, come guidare un’auto, ci impongono di usare le nostre abilità percettivo-cognitive sotto pressione.

La posta in gioco è molto più alta per agenti di polizia, vigili del fuoco, piloti, soldati o chirurghi: il loro modo di focalizzare l’attenzione, interpretare le informazioni e prendere le decisioni può essere una questione di vita o di morte e tutte le attività ne sono investite. In futuro bisognerà trovare formule idonee per consentire agli operatori sotto pressione di allenare la loro capacità di affinare le capacità percettive-cognitive per mettere a disposizione degli altri per una migliore qualità della vita.