Diego Costa, cuore e grinta: il figliol prodigo è tornato. Gol ed espulsione contro il Getafe
E’ tornato Diego Costa, l’animale. Il brasiliano naturalizzato spagnolo ha messo la sua firma nel ritorno ufficiale in Liga con la maglia dei Colchoneros. Un sogno. Come quello del suo allenatore Simeone che aveva accolto la notizia del ritorno a casa del ‘Figliol Prodigo’ esaltato: “Sogno da tempo la coppia Griezmann-Diego Costa”. Da sogno a realtà. Ritorno e gol in Coppa del Rey, ritorno e gol in Liga… con espulsione. Eh già lui non si smentisce mai. O lo ami o lo odi, probabilmente Conte lo odiava e Simeone, bè… lui lo ama. Un condottiero nel bene e nel male. Anche i compagni lo sanno, l’altro neo acquisto dell’Atletico Madrid, Vitolo, lo aveva detto: “metterebbe la gamba in un ventilatore”. Cattiveria.
Lui che lo scorso anno al Chelsea aveva ‘spaccato’ la porta ben 20 volte, aiutando i compagni a fare lo stesso ben otto volte, ma tra lui e Conte non era amore, anzi: si sopportavano. Due sanguigni, due uomini effervescenti che per forza di cose non potevano coesistere e così la rottura. Sei mesi da separato in casa e tanta voglia di tornare. Fuori dal progetto tecnico dell’allenatore ex Juve è volato dal Brasile a Madrid per potersi allenare inizialmente in un centro sportivo privato, tentando di forzare ancor di più la mano con il club di Abramovich per giungere, il prima possibile, ad un accordo definitivo con l’Atlético Madrid. Quindi il permesso del Chelsea di allenarsi con la squadra di Simeone perché per lui esisteva solo una possibilità: il ritorno in Spagna, a casa sua, dai suoi compagni, dalla sua gente. Per loro ha detto no a tutti: al Fenerbahçe e alla ricca offerta arrivata dall’Arabia Saudita e dall’Al Hilal per un’esperienza extraeuropea. Si è allenato in silenzio e da solo, ha giocato qualche partita per il Lagarto. Squadra brasiliana in cui è cresciuto e ha mosso i suoi primi passi da giocatore. Non si è fermato qui: ha finanziato il club, il Lagarto F.C., impegnato nei campionati regionali, aiutandolo nei lavori di rimodernamento dello stadio e del manto erboso. Cuore.
L’unico obiettivo però era il ritorno in campo con i colori della squadra che ama. Ha atteso, in silenzio e allenandosi con fame. Pronto a tornare e dimostrare quanto vale. Forse ha atteso troppo, troppa foga e troppe emozioni che stanno in quell’esultanza irrefrenabile tra i suoi tifosi al Wanda Metropolitano che gli sono costati la seconda ammonizione e l’espulsione contro il Getafe. Quello che era importante però era vincere. E ora? Il cielo sarà il suo limite e quello dell’Atletico che con lui e Griezmann può tornare a volare e sognare in grande.