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Diario d’oltreoceano – Gli Stati Uniti messicani, il ‘Recreacionista’ Osorio ed el sueño Continental: l’emozione della Copa America da Monterrey

Diario d’oltreoceano è una rubrica di GianlucaDiMarzio.com! E’ la storia di un italiano in Messico. E’ la storia di un italiano pronto a guardare, dalla più statunitense delle metropoli sudamericane, come il continente vivrà la Copa America, quella storica del Centenario. La passione, l’emozione, l’ambizione. Il colore. E il calore. Tutto qui.

Monterrey, Messico. Domenica 29 maggio, ore 23 circa. In uno dei tanti bar a lato dell’Avenida Garza Sada, volti quasi disperati. Il Pachuca ha vinto il campionato. L’ha vinto al 93′ dopo una partita a senso unico guidata da Los Rayados di Monterrey. Un colpo di testa di Víctor Guzmán (centrocampista classe 1995, 21 anni) spezza il sogno dei supplementari per vecchie conoscenze italiane quali Gargano, Basanta, Pabòn e compagni.

Una partita tenuta in piedi da El Conejo Óscar Pérez, 43 anni, portiere del los Tuzos, con almeno 5 parate decisive, due al limite del credibile. El Conejo è lo stesso portiere che il 13 giugno 2002 difendeva i pali della Tricolor messicana ai mondiali contro l’Italia del Trap (1-1 Borghetti, Del Piero). Al fischio finale la città si è ammutolita. Qualche birra per terra. Molte lacrime negli occhi. Ha vinto la squadra dei giovani e del bel gioco. In 180 min di partita si è visto il lato bello, e quello triste del calcio.

Flashback. C’è stato un episodio cha ha contraddistinto la vigilia della finale della Liga MX.  Sabato 28 maggio, ore 10 circa. Aspettando la colazione, sfoglio le prime pagine dei quotidiani nazionali trovati sui tavolini del locale, che davano spazio alla finale di Champions. La televisione del bar passa la notizia del rapimento notturno di Alan Pulido, attaccante dell’Olympiacos. Pulido (classe 1991, 25 anni) era rientrato qualche giorno prima in Messico, in seguito alla vittoria del campionato del club greco (ha giocato 8 partite e segnato 5 gol). Si trovava ad una festa con la sua ragazza ed è stato vittima di uno dei tanti sequestri da parte dei narcos a Ciudad Victoria, nel nord-est del Messico, dove queste situazioni sono, purtroppo, comuni. È stato rilasciato circa 24 ore dopo. Se non fosse stato per i problemi legali con l’altra squadra di Monterrey, il Tigres (dove ora milita Gignac), che l’avevano portato a fare le valigie e ad andare in Grecia di sua spontanea volontà, sarebbe stato tra i 23 giocatori scelti dal tecnico Jjuan Carlos Osorio per la Copa America Centenario.

Osorio e Copa America sono due nomi che in questi mesi ho sentito spesso affiancati in qualche conversazione. Il Colombiano amato dai messicani. El ‘Recreacionista’ è stato inserito tra i migliori 50 allenatori del mondo dalla rivista inglese Four Four Two e ha ereditato nel 2015 la nazionale messicana da El Tuca Feretti: 7 successi su 7. Con 14 gol fatti e 0 gol subiti. Osorio è un fedele al ‘lavolpismo’, ma pronto ad optare al ‘resultadismo’. Il ‘ri-creazionista’ è un allenatore atípico per i suoi metodi di allenamento. Fa ridere qualche ‘esperto’, ma innamorare i giocatori. È ossessionato dalla tattica. Squadra ordinata e disciplinata in campo. Gli assenti saranno Giovani dos Santos e Carlos Vela, ma occhio a Hirving Lozano (classe 1995), ha appena vinto il campionato con il Pachuca. Niente male.

Mercoledì 1 giugno c’è stato l’ultimo test contro una delle favorite, il Cile di Pizzi. Primo tempo sottotono per El Tri. Dominio della Roja. Nel secondo tempo dentro il Chicharito Javier Hernández: 1-0 all’81° minuto. Festeggia così il giorno del suo 28° compleanno, davanti a quasi 60 mila sostenitori al Qualcomm Stadium.

Domenica 5 giugno, l’undici iniziale dovrebbe essere questo:
Ochoa; Aguilar, Moreno, Reyes, Layun; Guardado, Herrera, Pena; Hernandez, Peralta, Corona. Contro gli eterni sottovalutati, l’Uruguay di Óscar Tabárez, per la testa del gruppo C. La Celeste vanta ben 15 titoli.

Il fattore fondamentale saranno i 33,7 milioni di messicani in terra statunitense (in 22 milioni circa sono nati lì). Nessun’altra Selección può contare in questo numero di affiliati. E questo aspetto incide, eccome. Nell’aria si sente. Anche a Monterrey, la più statunitense delle metropoli messicane. Più di qualche messicano sogna un Messico contro Stati Uniti. Perchè sarebbe un po’ Messico contro Donald.

El Tricolor va por el sueño Continental.

A cura di Giacomo Boscolo Diaz