Verso il Derby – Viaggio nello “Spektrum” di Andrea, tatuatore di tanti calciatori: “Dallo scudetto di Boateng al gol di Schelotto. E avevo iniziato per gioco…”
C’è chi ha appeso la scarpe al chiodo da poco, dopo la chiusura della propria esperienza al Milan; c’è chi da calciatore ha assunto ruoli dirigenziali, tra la sede di via Aldo Rossi 8 e quella dell’UEFA, post Inter; c’è chi uno trofeo vinto, così come una frase speciale, ha deciso di portarsela nel cuore e anche sottopelle. Il mondo del calcio e quello dei tatuaggi stanno ormai viaggiando di pari passo da anni, intrecciandosi in una quotidianità che vede soprattutto in un protagonista, Andrea Costa, l’autore di tante “opere d’arte” con ago e inchiostro: nel piccolo spazio alla periferia di Milano, più precisamente a Pero, Spektrum Tattoo è diventato da tempo covo di ritrovo per tanti calciatori transitati soprattutto tra Milan e Inter, raccontandone qualche curiosità in vista di un “Derby della Madonnina” ormai incombente.
Di fede rossonera, pur non amando il calcio a dismisura, Andrea ha raccontato così a Gianlucadimarzio.com i particolari relativi al via della propria attività, ricordando anche i momenti più speciali vissuti da tatuatore: “L’idea di fare questo mestiere è nata per scherzo: ho iniziato a tatuare prendendola come un gioco, ma nella mia vita avrei voluto fare proprio questo. Ho preso la macchinetta, iniziando a “giocare” con qualche amico, e alla fine…li pasticcio tutti. La prima persona che ho tatuato ancora mi minaccia…(scherza)”. Un lavoro che lo ha portato, come anticipato, ad avvicinarsi in maniera sempre più forte al mondo del pallone: a dimostrarlo è anche la lunga serie di foto appesa alle pareti del suo studio, in cui figurano tantissimi giocatori da lui tatuati. “Tutti i tatuaggi fatti ai calciatori sono speciali: Boateng mi porta ad un ricordo speciale per il tatuaggio fatto per la vittoria dello Scudetto. Abbiati invece è stato uno dei primi, anzi: il primo. Ne ho fatti talmente tanti che ora non mi viene in mente qualcosa di particolare, ma ogni tatuaggio è un ricordo”.
Ménez, il già citato Boateng e Mexes come persone con cui mantenere anche un bel rapporto di amicizia fuori studio, in una carriera da tatuatore che lo ha visto lavorativamente impegnato allo stesso modo con la sponda nerazzurra del Naviglio: da Sneijder a Stankovic, e non solo…. “Ricordo anche Coutinho e Schelotto, che si era tatuato il gol nel derby che aveva fatto contro il Milan: sono tifoso rossonero perchè nella mia famiglia nasciamo direttamente così. Quando mio papà guardava il Milan non sentivi una mosca volare. Sono cresciuto guardando Van Basten, Gullit e Rijkaard”.
E su Gattuso, anima di questo nuovo Milan accomunata ad Abbiati per lo stesso tatuaggio sull’avambraccio, in ricordo della Champions del 2003? “Di calcio capisco il giusto…ma sono convinto di una cosa: di un allenatore si deve avere timore e rispetto. Gattuso si sta facendo valere eccome”. Tanti calciatori tatuati, senza scordare le foto con Merkel, Aquilani e Robinho nel collage sulla parete, e tanti ancora da tatuare, con un piccolo desiderio in particolare: “Ti dico la verità: per me sono persone comuni. Ma se dovessi scegliere…magari Cristiano Ronaldo, perchè no?”. Attendendo (chissà) CR7 insomma, la cui pelle resta al momento immacolata, il lavoro prosegue, tra un ghepardo sul petto e nuovi, possibili atleti in lista: tra un derby alle porte da giocare (“Vinca il migliore…”) e tanti già giocati, stavolta con una sana rivalità decisamente meno avvertita, tra ago e inchiostro. Altra, piccola sfaccettatura di una Milano calcistica che, tra tre colori, vive anche in studi di tatuaggi. A casa Spektrum…
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