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Derby della MadonCina, primo atto: atmosfera, sensazioni e colori di una nuova, vecchia sfida al via

Primo step giornaliero, quello appena scesi dal letto: disabituarsi subito all’abitudine. Svegliarsi e raggiungere il piazzale Angelo Moratti, oggi, non può che essere un po’ più strano rispetto alla consuetudine. Questioni di fuso orario o sveglie, di settimane incandescenti tra sudati, storici passaggi di proprietà ed un clima da rasserenare dopo prestazioni ben lontane dall’eccellenza: la C come lettera comune tra closing, Crotone e certezze. Da mantenere e ritrovare, rispettivamente dalla parte nerazzurra e quella rossonera del Naviglio: di fronte ad una stracittadina che, mai come oggi, non poteva che essere attesa in maniera particolare.

Inter-Milan: derby della MadonCina? Giocare con la Chinese way nel parlare risulta ai più particolarmente facile. Ma al di là degli scherzi, dell’ironia e dei giochi di parole, l’aria attorno a San Siro oggi sembra davvero diversa. Qualche straniero in più, proveniente dal vecchio continente e non solo, e soprattutto loro: colorati, con tante bandiere cinesi o di Suning, e divertenti, sempre con il sorriso stampato sulle labbra. Per tanti gruppi cinesi, il modo di porsi è sempre lo stesso: attesi dalle fotocamere degli smartphone per farsi immortalare, pronti a sommergere di fischi (ma mai con intenti negativi) chi passi loro davanti al momento degli scatti. E con altre maglie addosso…

Già, non pare vero: il Milan non è più di Berlusconi. Ed il derby, per la prima volta in più di 100 anni di storia, porta sullo sfondo la bandiera cinese da ambo le parti: guai, però, a rompere con il passato. Lo dimostra chi si presenta con la maglia di Ronaldo, Ambrosini o Giacinto Facchetti addosso, raggiungendo Milano dall’Est dell’Europa, o chi addirittura ha optato per farsi cucire sulla manica di una vecchia maglia numero 6 quella fascia da capitano portata per ben 15 anni, riportando quantomai al presente la figura di Franco Baresi. Questione di storia, di quel che è stato e resterà, pur cambiando proprietà, presidenti o calciatori: oggi, i nomi più gettonati sulle schiene dei tifosi sono quelli di Gagliardini, Suso, Icardi o Romagnoli. La preferenza di Emanuele, invece, va per i tatuaggi: il “Triplete” come ricordo indelebile, un Inter club ed uno stemma nerazzurro come inchiostro da iniettare sottopelle. Mentre nostalgici rossoneri di Donadoni, e di una “7” che appartiene ora a Deulofeu, raggiungono Milano da Foggia solo per seguire un amore che dura ormai da anni…

Tradizione e innovazione. Da ogni gara di campionato giocata alle 15, ed in contemporanea a tutte le altre, al lunch match delle 12.30. E di carne al fuoco, nemmeno a farlo appositamente soprattutto in tempo di Pasqua, ce n’è eccome: primo derby nella storia, oltre all’ormai totale matrice cinese, giocato ad ora di pranzo. Roba nuova, insomma: e mentre pian piano la gente fa il suo ingresso in uno stadio totalmente esaurito, c’è chi si domanda se la nuova dirigenza rossonera potrà riportare il Milan in alto, o se Mauro Icardi riuscirà finalmente a sbloccarsi nella stracittadina milanese. Risposta scontata? Sarà così: tra tutte le novità odierne, non poteva che essercene un’altra…

Lo show coreografico non è certo una new entry, tanto quanto un Candreva che, come all’andata, non ha perso il vizio del gol. Quello che proprio Icardi ha sempre avuto con chiunque e che ritrova, per la prima volta, contro la squadra di Montella, ultima vittima tra le squadre di A incontrate: piattone facile facile e doppio, illusorio vantaggio nerazzurro. Game over? Per un Milan che era addirittura partito meglio, andando vicino al gol più volte e bloccandosi dopo l’1-0, pare proprio così. Eppure, nell’inconsuetudine di una squadra rossonera oggi in campo con la seconda divisa, totalmente bianca, proprio la partita d’andata aveva insegnato qualcosa cui doversi attenere: l’abitudine a tenere d’occhio l’orgoglio avversario, fino alla fine. E da Perisic a Zapata, con Romagnoli in mezzo e l’ausilio della Goal Line Technology, il passo è decisamente breve.

2-2 all’andata, ultimo derby per Berlusconi presidente e prima panchina nerazzurra per Pioli, 2-2 al ritorno, da esordio pirotecnico per Li Yonghong da numero 1 rossonero: ancora in rimonta e ancora nei minuti di recupero, stavolta per la gioia del nuovo presidente del Milan. Che sorride, divertito dallo splendido ambiente vissuto oggi a San Siro e per un pari ormai insperato, facendo visita alla squadra negli spogliatoi prima di lasciare una nuova casa che più volte, di ritorno a Milano, potrà riospitarlo. Sugli spalti, invece, il clima va di pari passo al meteo, almeno per quanto concerne 3/4 dello stadio: sole e partita in salde mani nerazzurre prima, qualche nube di troppo e clamorosa rimonta milanista poi, con il solo settore occupato dal tifo rossonero rimasto a festeggiare un +2 in classifica quantomai prezioso per proseguire nella corsa all’Europa.

E alla fine di una giornata così, di un derby così, di una settimana così, carica di adrenalina e storia, cosa rimane? Il volto sorridente di Zapata, da colpevole ad eroe di un risultato insperato; la delusione di Icardi, finalmente in grado di far male al Milan senza metterlo però K.O., rimanendo inginocchiato al centro del campo; la maturità di Joao Mario nel non cercare alibi davanti a qualsiasi microfono, lo sguardo attento di Han Li, Marco Fassone e Massimiliano Mirabelli nel seguire il loro nuovo Milan in fase di riscaldamento a bordo campo, dopo essere rimasti per giorni al lavoro tra carte e studi legali per compiere un passo enorme. Ma più di ogni altra cosa, mentre San Siro si svuota lentamente, la consapevolezza di aver vissuto il primo capitolo di una nuova Milano calcistica tutta cinese, alla ricerca di grandi colpi e ritorni al successo. Secondo step all’interno di un cambiamento epocale, ben al di là di piccolezze come orari e divise. Per un capitolo derby della MadonCina appena iniziato: al primo atto di un’era che, tra la malinconia del passato e l’ottimismo per il futuro, punta proprio a ricondurre Inter e Milan verso una grandezza già vissuta e goduta.