De Rossi e Manolas, leoni feriti all’andata, gladiatori indomabili al ritorno: il riscatto di chi ha la Roma nel cuore
Ligabue cantava che certe notti somigliano ad un vizio che non vuoi smettere mai. Il vizio di vincere, di compiere un’impresa straordinaria o di riscattarsi. Nella Roma che ieri sera ha stupito il mondo ci sono due protagonisti che hanno impressionato per grinta cattiveria e abnegazione, ma soprattutto per voglia di vincere e riscattarsi. Manolas e De Rossi. Protagonisti in negativo all’andata con un autogol a testa, eroi all’Olimpico ieri sera.
Il capitano in primis ha preso in mano la squadra da vero gladiatore ha combattuto con le unghie e con i denti ribaltando un pronostico che sembrava una sentenza per tutti, la sua grinta la sua voglia di compiere un’impresa con la sua Roma da capitano ha prevalso sui titani del Barcellona e ha contagiato uno spogliatoio. Lo ha detto anche a fine partita: tutti ci credevano all’impresa, avevano l’obbligo morale di crederci anche loro. E lui che all’andata aveva fatto un clamoroso autogol oggi non voleva saperne di avere paura dei marziani del Barça: “Preferisco farmi gol da solo ma giocare una partita coraggiosa piuttosto che farmela sotto”. Capitano! I 60.000 dell’Olimpico che hanno cantato e incitato la squadra a dare tutto per 90′ meritavano e si sono meritati un’impresa epica che resterà per sempre marchiata a fuoco nei cuori dei tifosi e indelebile sulle pagine dell’Enciclopedia del calcio. Ha pianto in campo coi compagni, ha esultato, ha festeggiato abbracciandosi con gli altri due capitani di questa squadra, Nainggolan e Florenzi, ma dentro di lui, sicuramente, c’era la gioia di un uomo che a 34 anni è finalmente l’unico capitano di questa squadra. Per lui il rigore segnato ieri sera è stato un riscatto. Si è preso la responsabilità da vero leader, ma è stato anche un viaggio nel tempo a quella notte di Manchester quando dopo lo 0-2 dello United all’Olimpico, all’Old Trafford sullo 0-0 sbaglia il rigore del possibile vantaggio.
Ricordi, pensieri e brividi di una carriera vissuta da ‘Capitan Futuro’ ad apprendere dal più grande di tutti come si guida una squadra. Ora a 34 anni ha la possibilità di mettere in mostra le sue qualità eccezionali guidando i suoi milites nei Campi Elisi. Kostats Manolas, invece, si è preso Roma. Lui, a differenza di De Rossi non è nato lì, non ha respirato fin da bambino la storia e la tradizione di questo club, di questa città. Dopo il Camp Nou probabilmente è scattato qualcosa dentro di lui. Probabilmente è venuta fuori quella parte di sangue spartano che gli appartiene: non ha mollato di un centimetro, difendendo e attaccando per e con i suoi compagni. Il suo anticipo di testa è dolce, morbido, vellutato sembra quasi innocuo invece è benedetto dalla Dea della guerra, Atena, che fa entrare il pallone in porta alle spalle di un incredulo Ter Stegen. Un colpo da biliardo, una palla velenosa che poteva anche uscire, ma ieri sera doveva andare tutto bene. C’era bisogno di una grande gioia per un gruppo, per una città e per due ragazzi, uno romano e uno greco, che hanno combattuto dalla stessa parte per difendere Roma dagli invasori barbari al grido di: “Roma Caput Mundi“.