Davide, storia di un Capitano. Da Badelj a Pioli, i ricordi viola: “Ogni giorno è con noi”
Il mondo-Fiorentina ricorda il suo Capitano, ad un anno di distanza dalla sua scomparsa: anche Della Valle e Pezzella tra i protagonisti dei pensieri dedicati ad un ragazzo che ci ha lasciati troppo presto
Storia di un Capitano. Che piaceva a tutti, amato da tutti: che chiunque l’abbia vissuto, da avversario o da compagno, ha finito per apprezzare. Umanamente, prima di ogni cosa.
Attraverso uno speciale realizzato da Gianluigi Bagnulo e Veronica Baldaccini per Sky Sport, tanti ex compagni, allenatori e presidenti che hanno vissuto il Davide Astori calciatore e uomo hanno voluto lasciare un ricordo del difensore della Fiorentina, a un anno di distanza dalla sua improvvisa scomparsa. Dagli inizi a Cagliari, debuttando al posto di Canini e con Allegri e Conti, al passaggio alla Roma, portato in giallorosso da Sabatini e fortemente voluto da De Rossi, passando per l’esordio in Nazionale al posto di Chiellini e finendo con la fascia al braccio negli anni vissuti a Firenze.
E proprio dal mondo viola, attraverso le parole di più di un protagonista, sono arrivati i pensieri più toccanti nel ricordare Astori. A partire dal proprietario del club, Andrea Della Valle: “Usciva con i giovani, ragazzi come Chiesa che sarebbero diventate realtà importanti, e tirava loro le orecchie al momento la parola giusta, dicendo la parola giusta quando serviva e tenendoli coi piedi per terra. La mattina ti cambia la vita, e quel 4 marzo anche a tutti noi l’ha cambiata: niente sarà più come prima e niente non è più come prima, e questo lo pensiamo anche adesso. Nel centro sportivo tante cose sono legate anche a lui, il non toccare ancora il suo armadietto: sono cose che fanno diventare i ragazzi ancor più forti e orgogliosi di essere stati con lui, anche se il Capitano se n’è andato”.
Poi, Stefano Pioli, che ha anche pensato di lasciare la panchina viola dopo la tragedia vissuta: “Davide era un giocatore molto intelligente, adattissimo al mio modo di fare calcio, interpretava tutte le situazioni in anticipo. Nella mia fase di costruzione ho avuto solo de Vrij come giocatore capace di impostare così bene da dietro, aveva personalità. Ciò che dall’esterno non si può percepire è che noi e i ragazzi non abbiamo superato questa situazione, perchè non si può farlo: la viviamo con il dolore di non avere Davide fisicamente presente con noi, ma anche con la consapevolezza che nei nostri pensieri, nel nostro lavoro Davide c’è, tutti i giorni che entriamo nel centro sportivo. Non è facile, è una cosa che per me pesa e avevo anche pensato di lasciare la Fiorentina. Sono diventato un allenatore e una persona migliore dopo ciò che è successo”.
Particolarmente sentito anche il ricordo di Milan Badelj, ora alla Lazio, finito per ereditare la fascia di Astori nel giorno del difficile ritorno in campo viola dopo la morte di Astori ad Udine: “Pensavo che avevo segnato l’ultimo gol nella città dove era nato (contro l’Atalanta, ndr), e questo mi faceva male: fu l’ultima partita insieme a lui, perchè contro il Chievo ero squalificato. A sua figlia Vittoria piaceva l’uva, quando andavo da loro gliela portavo, e quando non l’avevo mi chiedeva dove fosse: è rimasto un simbolo per me. Ho provato a mettere tutto ciò che abbiamo vissuto insieme al funerale, la lettera che gli ho scritto e che ho letto resta in una bacheca nella mia libreria nell’appartamento di Zagabria, insieme alla sua fascia, alla sua maglia e a delle cose che avevo di lui. Il giorno in cui siamo tornati in campo era surreale, c’era un’aria pesantissima, un’aria dove sembrava impossibile respirare. Ti faceva capire che c’era qualcos’altro oltre a cuore e cervello, c’era lo spirito, lo stadio era surreale. I primi mesi sono stati uno shock, poi piano piano mi son ripreso: ora, pensando a lui, è un mio idolo. Lo abbraccerei e non lo lascerei mai”.
Per parlare di Davide, infine, è intervenuto anche German Pezzella, attuale capitano viola: “Questa fascia non sarà mai la stessa di prima, significa portare avanti tutto quello che abbiamo imparato da Davide, che faceva capire cosa lui desse in campo. Teneva la squadra compatta, pronta, unita: tutto questo è una responsabilità grande per me. Tutto ciò che è la Fiorentina è dentro questa fascia, 5 minuti prima della partita quando la indosso mi viene in mente tutto. La prima cosa che vedo di lui quando chiudo gli occhi: è difficile dire una sola cosa. Dico: Capitano”.