Dalla favola Alessandria a vice allenatore di Mancini: riecco Gregucci a San Siro, 5 mesi dopo
Ah, San Siro… Intravedere il terreno di gioco della “Scala del calcio” provoca certamente quella strana sensazione unica ed irripetibile: un mix tra estasi e stupore, come se ogni volta fosse sempre e comunque la prima. Salendo gli scalini uno ad uno o, per i più fortunati, passando dal tunnel, la sostanza non cambia. Affascinante, suggestivo, ammaliante. Angelo Gregucci nella sua lunga carriera da giocatore San Siro l’ha conosciuto e vissuto più e più volte, tra mille battaglie. Da allenatore invece l’ha solamente assaggiato, ma con una dolcezza tale da rimanerne folgorato. Bramoso di vivere nuovamente quell’ebbrezza. Sì, perché in quell’occasione anche il contesto stesso era, per così dire, speciale: era riuscito con la sua ‘Cenerentola’ Alessandria ad arrivare passo dopo passo fino alla semifinale di Tim Cup, direttamente dalla Lega Pro.
Una favola passata alla storia e terminata tra gli applausi scroscianti dei 15mila tifosi grigi presenti quel giorno di inizio marzo a Milano contro il Milan, e conclusasi poi incredibilmente con una stagione deludente priva del raggiungimento degli obiettivi prefissati. Una storia d’amore sbocciata forse troppo in fretta e sfociata altrettanto velocemente nell’indifferenza generale, quella tra l’Alessandria e l’allenatore di San Giorgio Ionico: una disaffezione di quelle che lasciano davvero il segno. Delusione mista ad amarezza per un uomo come lui, rigido all’apparenza ma dall’animo gentile. Ma ecco così, quasi dal nulla, il rimedio per lasciarsi il recente passato alle spalle: una nuova grande occasione, quella offertagli dall’amico Roberto Mancini come vice allenatore dell’Inter per sostituire Sylvinho. Dire di no sarebbe stato davvero impossibile. D’altronde tra i due la scintilla era già scattata ai tempi in cui collaborarono alla Fiorentina (anche lì fece da vice) e, successivamente, al Manchester City (dove curava la fase difensiva della squadra oltre ad occuparsi dello studio delle avversarie). Al Mancio l’ambizione e la voglia di non accontentarsi mai di Gregucci hanno sempre suscitato un certo effetto. Senza dimenticare l’amicizia, le vacanze insieme in Sardegna e l’amore di entrambi per i colori della Lazio.
E chi l’avrebbe mai detto: quel primo marzo nessuno si sarebbe mai aspettato che San Siro sarebbe diventata la sua nuova casa a poco più di 5 mesi da quel Milan-Alessandria. Forse no, nemmeno lui aveva osato sognare così in grande.
Invece eccolo là sulla “sua” nuova panchina, che poi sarà la stessa dove era seduto in quella serata di marzo, nessun pericolo di sbagliare. Probabilmente sarà orgoglioso e fiero, come ha sempre fatto in campo, da giocatore prima e da allenatore poi. Il calcio gioca anche questi scherzi: cinque mesi fa era passato di lì con l’obiettivo di battere il Milan, adesso la missione sarà la stessa. Non si tratterà più di una semifinale di Coppa Italia, ma di uno dei derby più sentiti del mondo: ma possiamo scommetterci che per Angelo Gregucci non farà alcuna differenza, per lui ogni sfida è sempre la più importante… ecco perché Mancini ha voluto puntare ancora su di lui.
Alberto Trovamala