Dalla birra media con Hodgson al tifo per Sarri. Sottil: “Ora penso a vincere il campionato col Siracusa, poi punto in alto”
Calcio e sentimento, connubio inscindibile e spesso decisivo. Scelte, valutazioni, rinunce e sacrifici. Perchè si sa, ci sono circostanze e situazioni che ti legano per sempre in maniera totale, emozioni vissute impossibili da dimenticare anche a distanza di anni. Il mondo del pallone è pieno di storie così, Andrea Sottil e il Siracusa sono l’esempio lampante di un amore che va oltre ogni categoria: poteva essere Serie B, quella conquistata sul campo nel 2012 e svanita per motivi extra-calcistici, per il momento, invece, è solo Serie D, ma il mirino è ben puntato sulla Lega Pro. E poi chissà…
Una sfida da vincere ad ogni costo, “perchè questa è la mia casa, la squadra nella quale ho iniziato da allenatore professionista e con cui ho vissuto gioie e dolori – spiega Sottil in esclusiva ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – Quel primo posto in classifica in Lega Pro è una ferita ancora aperta: avevamo ottenuto la Serie B sul campo ma quella penalizzazione ci mandò ai playoff, poi perdemmo immeritatamente. Il mio ritorno è stato dettato da un richiamo affettivo, i tifosi mi hanno sempre dimostrato stima e affetto. Sono una persona che vive di sentimenti, l’ho sempre fatto anche da giocatore, tutto questo è stato molto importante”. Una campagna acquisti importante per consolidare il primo posto in campionato e conquistare la promozione, la capacità di attirare diversi giocatori e convincerli a sposare il progetto del club azzurro. Un po’ come succede ad un collega di Serie A: “Ma non credo di essere il Mancini della Serie D (ride, ndr). Se i giocatori decidono di venire perchè ci sono io può solo farmi piacere, nella mia breve carriera di allenatore ho sempre cercato di instaurare con i miei ragazzi un rapporto di rispetto e lealtà. Mi sono tolto qualche soddisfazione lanciando qualche calciatore che aveva avuto periodi negativi, penso ad esempio a Galabinov che adesso sta facendo benissimo in Serie B. Molti dei miei ex giocatori mi chiamano ancora per avere dei consigli, questa è una cosa che mi fa molto piacere, penso che un allenatore non debba pensare solo a vincere le partite, ma debba essere molto bravo nella comunicazione e nella gestione. Un giocatore con il quale si crea un rapporto di empatia renderà sempre di più. Un mio pregio? Sono diretto e trasparente, dico sempre quel che penso, non sarò simpatico a tutti, ma credo che qualcosa di buono ho seminato“.
Tanti maestri di calcio da cui apprendere, un bagaglio ricco di esperienze, ma Sottil in panchina non ha un modello ben preciso da seguire: “Ho avuto per due anni Claudio Ranieri – racconta l’allenatore del Siracusa – ero molto giovane e mi ha insegnato tanto. Il primo posto col Leicester? Non mi meraviglio, è un allenatore molto preparato, ama il suo lavoro e cura ogni minimo dettaglio. Fa giocare bene le sue squadre e ha grande carisma, mi fa piacere vederlo in testa a un campionato difficile come la Premier. A chi mi ispiro? Ho avuto tanti buoni allenatori, a partire da Emiliano Mondonico, uomo vecchio stampo in grado di leggere alla grande le partite e che ti diceva sempre la cosa giusta al momento giusto. Uno che mi ha lasciato moltissimo è stato Gigi De Canio, che nel ’99 utilizzava metodi già parecchio innovativi. Un altro grande allenatore che ho avuto è Luciano Spalletti, davvero fantastico: era coinvolgente e allo stesso tempo molto duro, aveva un impatto pazzesco sul gruppo e invenzioni tattiche geniali. Al termine della carriera invece ho appreso molto da Pasquale Marino, che ci faceva giocare un calcio offensivo molto spregiudicato ma riusciva a dare sempre equilibrio, incutendo alla squadra un gran senso di sicurezza”. E poi un curioso aneddoto su Roy Hodgson: “Ecco, grazie a lui ho guardato alla gestione del gruppo in una maniera completamente differente. Sai una cosa? Non gliene fregava niente se bevevamo una birra media in ritiro, questa cosa ci lasciava stupiti. Pensavamo di dover mangiare sempre riso in bianco e bresaola per andare forte, con lui ho capito che esiste un altro modo di approcciarsi al calcio. Lo ricordo con piacere, un vero gentleman”.
E i profili preferiti tra gli allenatori attualmente in Serie A? “A me piacciono le squadre che giocano bene a calcio – continua Sottil – Tra i colleghi che preferisco c’è Di Francesco, grazie a lui il Sassuolo è ormai una realtà consolidata. Mi piace Montella, che anche se adesso non sta facendo benissimo, in passato ha sempre dato spettacolo, puntando a non dare punti di riferimento con il ‘casino organizzato’ come lo chiama lui. E poi c’è Sarri, l’emblema dell’allenatore che ha fatto tutta la gavetta. Mi piace come fa giocare la squadra, il suo è un gioco dinamico, che si avvicina molto al calcio spagnolo. Il campionato? Faccio il tifo per lui perchè lo merita, è maniacale ed è una persona che ha lavorato dalle categorie dilettantistiche arrivando all’apice. E poi è bravo e lo sta dimostrando, questa è la cosa più importante”.
Testa al futuro, dall’azzurro del Napoli a quello del Siracusa, la speranza è quella di riuscire a trionfare in campionato e poi arrivare il più lontano possibile. “Adesso guardo giorno per giorno, ma penso in grande e voglio continuare a migliorare e aggiornarmi per arrivare in alto. Quello dell’allenatore è un mestiere che ha diverse varianti, richiede tante idee ma anche coraggio: io non mi faccio condizionare da nulla, sono assolutamente convinto e credo in quello che faccio, quindi sono sicuro che quella intrapresa sia la strada giusta. Adesso punto a vincere il campionato con il Siracusa, era questo il nostro obiettivo quando sono arrivato e lo è ancor di più adesso che il presidente ha fatto tanti sforzi economici. Non sarà semplice – conclude Sottil – perchè questa è una categoria scorbutica dove viene promossa solo una squadra, ma noi abbiamo tutte le carte in regola per fare un ottimo girone di ritorno e mantenere il primo posto. Frattese, Cavese, Aversa Normanna e Reggina (Reggio Calabria, ndr) saranno molto agguerrite, ma ora è il momento di fare un cambio di passo decisivo per regalare un sogno a questa piazza straordinaria“.