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Dal selfie alla dab dance…Ardemagni, che esultanze! “Sono come un tifoso che gioca, festeggio sempre con la mia gente”

L’unico modo per poter giudicare una persona è conoscerla. Tautologia inconfutabile, senz’altro ormai desueta. Poco importa, non è detto che l’eccezione – in quanto tale – non sia più affascinante della regola. Affascinante sì, anzi affascinati: i tifosi dell’Avellino di Matteo Ardemagni. Cosa tutt’altro che desueta per il bomber di Milano, che sa sempre come farsi apprezzare. A Perugia, ad esempio, lo amano ancora fino a ricordarlo con un sorriso e un pizzico di sana malinconia ad ogni derby con la Ternana. Malinconia d’o… di selfie!

Il segreto? Essere se stessi, sempre. Lo strumento più potente – forse unico – per essere apprezzati davvero. E a Cittadella una corsa da una parte al campo dell’altra, l’ennesima, per festeggiare coi suoi tifosi: mani e sorriso verso di loro, in un simposio di emozioni unico, forse d’altri tempi… “Io mi sento uno di loro, sono una sorta di tifoso che gioca. Sento la maglia, sento ogni gol che faccio, sento emozioni…sono un essere umano! Vado sempre a festeggiare con la mia gente – rivela Ardemagni a margine della partita – perché la cosa bella di segnare è proprio quella di poter condividere la gioia. Nello specifico il secondo gol l’ho festeggiato in quel modo anche per una parte di tifosi che hanno preso la squalifica e non sono potuti venire. E’ stato un gesto di vicinanza soprattutto a loro”.

Condivisioni e gioie. Tutto in prima persona, senza maschere Arde. Soffre quando le cose vanno male, gioisce quando le cose vanno bene. Scontato? Nel mondo di oggi nulla è scontato. E, soprattutto, si diverte. Meglio ancora, fa anche divertire. Ad Avellino tutti pazzi per la ‘sua’ dab dance: uomini e donne, anziani e bambini. No, non è il copione di uno spot pubblicitario… ma delle centinaia di messaggi con le foto che mi arrivano ogni giorno! Sinceramente è una cosa nata un po’ per caso, non pensavo che mi imitassero tutti. Prima della partita con il Brescia sono andato da Verde e gli ho fatto…’Dani dobbiamo fare un’esultanza nostra, che dici?’ E lì è nato tutto”. Un pioniere delle esultanze, come il selfie nel derby vinto l’anno scorso contro la Ternana. Oggetto, anch’esso, di emulazioni più che ogni, altro, qualsiasi, banale personaggio dei cartoni animati… “Eh il selfie è il selfie. Che bei ricordi”.

Momento serietà… capelli verdi per un piazzamento nei playoff? “Si può fare sì, magari con la folta chioma del mio grande amico Moretti. Ma comunque dai, io vivo alla giornata. Intelligente sì e con un po’ di sana ignoranza, che fa anche ridere”. Assist tangibile per tutte le pagine varie, di cui Ardegol è già grande protagonista.

E’ felice, sorride. La magia dei gol… E di uno spogliatoio nel quale c’è un affiatamento incredibile. Ridiamo, scherziamo, ci divertiamo (Instagram, Moretti, story…che puzzle!) e soprattutto stiamo bene insieme. Ora è cambiato tutto rispetto ad inizio anno”. Anche in termini di gol… “Nel girone d’andata ne ho fatti tre, adesso sono già a sette. Voglio arrivare in doppia cifra, quindici sarebbe il top”.

Solita chiarezza, fin troppo trasparente. In un mondo in cui, a volte, contano le maschere. Con un sorriso (e sette gol) ad Avellino se ne sono già innamorati. Basta traslare una semplice locuzione, allora: fai ridere una donna e sei già a metà dell’opera. E che opera! Un bel quadro futurista, ma l’incanto del point break deve ancora arrivare. Parola, alias dab, firmata Matteo Ardemagni