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Dal paradosso de Vrij al record di Immobile: Lazio, 6 gol e 6 motivi per credere nella Champions

Se la Lazio-Benevento fosse un film il titolo sarebbe scontato: “6 motivi per crederci”. La trama poi sarebbe da oscar: un thriller a forti tinte horror, ma con il lieto fine. Perché nei 90 minuti c’è un po’ di tutto: il gol dell’ex, la prestazione così e così del primo tempo e la paura di non farcela. Cataldi spaventa la Lazio, l’assist di Lombardi (altro ex) l’affossa. A ribaltare il risultato le reti di due protagonisti inattesi e discussi. Il criticato Caicedo e il quasi ex de Vrij, autore del sorpasso biancoceleste. Loro spianano la strada, al resto ci pensano il solito Immobile e i pilastri Luis Alberto e Lucas Leiva. Alla fine è 6-2 al Benevento con vista Champions. La Lazio ora ci crede, e ha 6 buoni motivi per farlo.

Il paradosso de Vrij

Gioia e saluti. Gol e abbracci, oggi per festeggiare la rete del sorpasso sul Benevento, a giugno saranno per dirsi ‘addio’. Forse con le lacrime agli occhi, perché quella tra de Vrij e la Lazio è stata una bella storia. Niente titoli di coda però, quelli sono già scritti, ma passeranno solo al termine della stagione: “Capisco molto bene la delusione dei Laziali e mi fa male andare via in questo modo. Sarò per sempre grato alla Lazio. Ho provato a dimostrarlo ogni giorno dando il massimo e continuerò a farlo fino alla fine!”. Niente frasi di circostanza, quella di de Vrij era una promessa e l’ha mantenuta. Sesto gol in stagione (superato record personale in carriera) e secondo nel giro di poche settimane dopo quello realizzato alla Dinamo Kiev. Sempre preciso e concentrato, nemmeno una sbavatura. Legge la bibbia e ama gli gnocchi, ma soprattutto non si risparmia. Mai. Professionista esemplare, anche quando il futuro lo vestirà di colori diversi dal biancoceleste. A fine stagione farà le valigie, intanto aiuta la Lazio a puntare la Champions.

Il record di Immobile

Per lui parlano i numeri e i record infranti. L’ultimo raggiunto con la doppietta al Benevento è da guinness dei primati, di quelli che ti fanno entrare dritti dritti nella leggenda. A fargli spazio uno dei pilastri assoluti della storia biancoceleste. Da oggi alla voce “giocatore con più gol con la maglia della Lazio in una stagione”, il nome di Ciro sarà scritto a chiare lettere. 35 gol stagionali, uno in più dell’eterno Chinaglia, fermo a quota 34 e detentore del record da ormai 44 anni. In Nazionale delude, con la Lazio rinasce. Quello che spreca in azzurro lo realizza con gli interessi in biancoceleste. 25 gol solo in campionato, tutti pesanti. Ci pensa sempre Ciro. Oggi però a fargli compagnia ci ha pensato anche il suo naturale sostituto. Inizio secondo tempo: esce Bastos, entra Caicedo. Dagli spalti qualche mugugno, al primo errore subito i fischi. L’ecuadoriano non si è abbattuto, ha lottato come al suo solito. Sportellate, movimenti e sponde utili ai compagni. Non bellissimo da vedere, ma alla fine efficace. Come nella girata che regala il pareggio alla Lazio, preziosissimo. La paura si è trasformata in sospiro di sollievo. Merito anche della ‘pantera’ Caicedo, giramondo laureato in informatica che ha iniziato la carriera vincendo un talent show.

Lucas e Luis: le sicurezze biancocelesti

Un po’ agli antipodi, alla fine quasi uguali. Uno preferisce da sempre l’estro, l’altro la concretezza. In fin dei conti però sono diventati la stessa cosa. Luis Alberto e Lucas Leiva, nuova coppia del centrocampo biancoceleste, e soprattutto sempre più leader della squadra. Lo spagnolo arretrato a mezzala, il brasiliano sempre lì al suo posto, inamovibile. Lu&Lu, la strana coppia che fa grande la Lazio. Gli ultimi due gol per mettere il sigillo ad una partita iniziata male e finita nel migliore dei modi. Leiva con un tiro a giro degno delle sue origini verdeoro, Luis Alberto su un calcio di rigore, prima conteso e poi gentilmente concesso da Nani. Fino a un anno fa voleva smettere con il calcio, ora sogna il Mondiale. Misteri e bellezze di uno sport meraviglioso. Capace anche di mettere in mostra una rabona da applausi. Il protagonista in questo caso è Felipe Anderson, altro protagonista della cavalcata biancoceleste. Da sempre genio e poca continuità, oggi per la prima volta capitano. Un modo per responsabilizzarlo ulteriormente, per fargli capire quanto è importante. L’ultimo pezzo di un puzzle che potrebbe portare la Lazio dritta in Champions League.