“Dai viaggi sul pulmino assieme nel Milan alla chat di famiglia”, benvenuti a casa Fossati. Stefano racconta Marco: “Fratello, amico e calciatore”
La fortuna di un gene condiviso. La
sensazione di essere simili. Un po’ in tutto, merito di un pallone. Stessi
caratteri e valori, medesima passione: il calcio. Roba di famiglia, sì: ‘piacere,
siamo i fratelli Fossati’.
Stefano e Marco. Marco e Stefano. Intesa, ne abbiamo? Sì, “Everytime I
look for you”. Recita una canzone dei Blink 182, gruppo preferito di
Ste: il maggiore. Traduzione: ‘tutte le volte che ti cerco …’. Esatto, sempre
in contatto i due fratelli. Anche ieri, dopo Brescia-Verona. Ah, scena classica:
Marco gioca, imposta e crea. Poi vince. Triplice fischio, doccia. E Stefano, da
casa, lo guarda. Si emoziona, tifa e rivive in 90 minuti quella meravigliosa
infanzia assieme. Lo fa in compagnia di mamma e papà, lo fa tutti i sabati.
Poi? “Chiamo mio fratello. Analizziamo in due la partita. Nel bene e nel
male. La prima volta a caldo, poi a mente fredda. Sì, siamo sempre obbiettivi”.
Chat di famiglia su WhatsApp e via. Questione di … somiglianze. E passione
comune. Perché se Marco è il regista dell’Hellas Verona, Ste è uno
studioso del calcio: e non solo. “Contribuisco alla gestione di mio
fratello. Lo supporto. Vado a cena con lui, lo porto in giro e gli do consigli”.
Perché Stefano è la forza nascosta di un
calciatore in ascesa. “A Verona Marco ha abbracciato un contesto dove è
stato subito apprezzato. E la doppietta contro lo Spezia è stata l’emozione più
grande da quando lo guardo in televisione”.
Gioie vere, condivise. In campo e fuori. Ma quando Stefano racconta
il fratello, in esclusiva a GianlucaDiMarzio.com,
la sua voce suona come una melodia dolcissima. Merito di un’infanzia quasi in
simbiosi: “Marco i primi calci li tira all’oratorio San Carlo di Muggiò (provincia di Milano).
Giocavamo assieme. Io paravo e lui segnava”. Holly e Benji style,
alla lombarda. E a strisce rossonere. Colore a caso? No: “DNA
milanista. Merito di papà”. E il destino guarda subito giù, premia: “Rossonero
per tutti e due. Un sogno. Marco dal Cimiano a 11 anni passa ufficialmente al Milan. Io lì giocavo già da un
anno. E quei momenti sul pulmino assieme in direzione Vismara sono stati unici”.
Impressi nella mente. Come la promozione in Serie A conquistata col Cagliari, senza però il grande
salto: “La speranza di vederlo in A c’era. Ora invece è in prestito con
diritto di riscatto subordinato alla categoria, ovvero: se l’Hellas sale, si
ritrova in A col Verona. In caso di mancata promozione, tornerebbe a Cagliari”.
Ma uno così farebbe comodo a chiunque.
Nel destro di Marco batte l’essenza della
sua storia: “Veniva accostato a Pirlo, in virtù del ruolo da mediano. Lui,
però, non si limitava a stare fermo davanti alla difesa: amava spingersi
in avanti, anche come mezz’ala. Per questo, veniva paragonato pure a Fabregas.
Ma il suo vero idolo è il Rui
Costa del Milan”. E
quest’anno Fossati è il vertice basso dell’Hellas. Centrocampista centrale con
due mezz’ali di fianco. Il suo ruolo è quello, metronomo del centrocampo: “in
questa posizione s’identifica maggiormente”. Ah, da non dimenticare l’Inter:
parentesi nerazzurra. Poi di nuovo in scuderia, Primavera Milan. Fino a
conquistare i grandi in Lega Pro, a Latina.
Via da casa, lontano 700 chilometri. Anche ad Ascoli,
tra una magia e l’altra. Distanza che fortifica: “Marco è sempre stato
un passo avanti. La competizione tra di noi non c’è mai stata. Sono sempre
stato il suo primo tifoso. Ed era lui che mi consigliava, ero io quello da
rincuorare. Ora, invece, i ruoli si sono invertiti: io subentro da fratello
maggiore e lo sostengo nel suo percorso”.
Legame solido, eterno: “Ci sentiamo
quotidianamente, 3 o 4 volte al giorno. Anche per le stupidate. Marco è
soprattutto il mio migliore amico. Non c’è nulla della mia vita che lui non sa”.
Uno in campo, l’altro ad osservare: “Mi laureo ad aprile, ma da più di tre
anni e mezzo faccio l‘agente. Nel weekend mi guardo 4-5 partite, solo ragazzi
giovani. Abbiamo dei giocatori di buona prospettiva”. Valori assoluti,
qualità: “La generosità è il grande pregio di Marco. Nella vita e in
partita: se serve una mano in un recupero, lui c’è . Pone sempre davanti le
sorti della squadra rispetto all’esito delle azioni personali. E questo lo
contraddistingue da molti colleghi”. Forte dei suoi due grandi amori: la
palla e Arianna. Lavoro e
fidanzata, binomio perfetto. Nessuna gelosia però. “Nel cortile di
casa abbiamo un piccolo giardino, qui papà – da buon fabbro – ci
costruì delle porte. Ci passavamo pomeriggi e nottate, perché dopo gli
allenamenti si andava ‘giù’ a giocare”. Poi Leo, il cane di cui Marco è follemente innamorato: “Una parte sempre più presente nella sua
vita, come se fosse un figlio”. Vicino anche in campo, stampato sui
parastinchi assieme ad Arianna e famiglia. Già: solo, solo calcio. “Pure
alla Play Station, io Call of Duty: Marco Fifa. Anche in vacanza: in valigia io
mettevo costume e magliette, lui ci cacciava dentro la palla”. E un
pizzico di basket. Sveglia presto nel cuore della notte, colpa del
NBA: “Mio fratello è pazzo di Lebron James”. Viva il talento,
insomma. Come quello di Marco Fossati. “Amico, fratello e calciatore”.