Da centrale, con la benedizione di Thiago Silva, a esterno. Samir, ‘o gordinho’ ingegnere mancato che ha stregato l’Inter
Classe
1994, 22 anni compiuti a dicembre. Quando è arrivato
in Italia (girato dall’Udinese al Verona, direttamente dal
Brasile), nel gennaio 2016, forse qualcuno l’avrà pensato: “Sì,
dai, il solito brasiliano sopravvalutato”. Invece in patria
lo esaltavano. Uno su tutti: Thiago Silva in
persona. Come un’incoronazione da principe per un talento
che iniziava a brillare. “I miei eredi? Ce ne sono due/tre ed
uno di questi è Samir: sa leggere la partita, è mancino e questo
non è facile per un difensore”. Un passo indietro: allora Samir
giocava nel cuore della difesa. Ecco il perché di quei complimenti
del ‘collega’ Thiago. Poi l’attuale esterno dell’Udinese si è
spostato proprio sulla fascia. Ma anche qui non ha sfigurato finora,
anzi.
Inevitabile
parlare anche del ragazzo per raccontare e spiegare il giocatore: una
vita, la sua, con una strada mai in discesa… Riflettori
da guadagnare, con più fatica degli altri. Colpa di quel maledetto
fisico che lo rendeva meno appetibile dei compagni di squadra. A 13
anni tutti iniziavano a crescere, Samir restava basso e con qualche
chilo di troppo. Normale, per un adolescente. Non per chi deve
diventare campione, però. La fame è tanta in tutti i sensi, quella
a tavola e quella calcistica. Quanta fatica, tanto sudore e molta
corsa per smaltire il peso in eccesso e scrivere il proprio futuro.
Il “gordinho”, lo chiamavano. Non proprio il più piacevole dei
soprannomi. La Fluminense per il suo peso lo scartò pure, lui
addirittura pensava di mollare il calcio, iscriversi ad ingegneria ed
imparare l’inglese. Come andare avanti? Merito di mamma, Dona Mara,
sua prima tifosa che lo ha spronato a continuare. Qualche anno
all’Audax di passaggio, poi il Flamengo. Rivale storico della Flu:
rivincita, firmata Samir. Denti stretti, gli occhi fissi
sull’obiettivo. Una lunga e lenta scalata. A 17 anni assapora la
prima squadra, ci mette poco per conquistarne una maglia. Jaime de
Almeida lo lancia, Mano Manezes, ex ct del Brasile, lo consacra.
Titolare, punto fermo al centro della difesa (con un futuro da
esterno ma a quei tempi ancora non poteva saperlo). Mancino,
elegante, stratego attento e deciso. Prestazioni convincenti, una
dopo l’altra. Fino a far accendere i riflettori dell’Europa.
Fino
alla Serie A. Il primo gol, all’esordio nel campionato
italiano, è arrivato il 4 aprile 2016 quando indossava la maglia del
Verona. E pensare che non era nemmeno la sua specialità (solo 2
in poco più di 50 partite), pensare che allora non doveva
neppure giocare, non fosse stato per la gastroenterite di Helander. O gordinho si preparava a diventare grande,
senza più chili sui fianchi. Questa stagione, con l’Udinese, ha
collezionato 18 presenze in A finora. Il gol ancora non è arrivato.
Un assist sì, per la rete di Jankto contro l’Inter. Ed ecco che si
torna al presente – ma anche con un occhio al futuro – e al forte interesse proprio dei nerazzurri nei suoi confronti. Piace molto al
ds Ausilio ed il club è rimasto stregato da questo talento
brasiliano che potrebbe battere la concorrenza di Rodriguez del
Wolfsburg e di Barreca e magari diventare proprio
lui il futuro esterno mancino dell’Inter. L’Udinese chiede
16 milioni per lui, l’Inter è disposta ad offrirne un po’ di meno.
Quello che è sicuro però – nonostante non ci siano stati ancora
contatti tra club – è che l’interesse c’è, ed è anche forte.
Forte come la volontà di Samir di superare le difficoltà
incontrate. Di salutare quel suo fisico da ‘gordito’. Perché adesso,
complici delle prestazioni sempre più convincenti, ha stregato
davvero l’Inter.