Il paragone con Van Basten e il mito Ibra: ecco Schick, nuova stella della Sampdoria
Il ciuffo biondo sempre perfetto, la faccia da tipico bravo ragazzo. L’aria, quella sì, forse un po’ snob. Professione? Attaccante, anche se visto il fisico avrebbe tranquillamente potuto fare il modello. Fortunatamente per la Sampdoria, invece, il talentino ceco Patrik Schick ha deciso di giocare a pallone. “E ha tutti i numeri per sfondare, ne sono convinto. – le parole a caldo di Giampaolo, dopo la prima doppietta italiana del ‘Cigno di Praga’ in coppa col Cagliari – Ha numeri e qualità, deve ancora capire alcuni movimenti, ma noi lo aspettiamo con pazienza”. Lui, però, a soli vent’anni ha deciso di bruciare le tappe e ritagliarsi da subito un ruolo da protagonista. Da ripagare sul campo, un investimento importante di quattro milioni. Quelli finiti in estate nelle casse dell’Athletic Club Sparta Praha fotbal, dove Patrik bambino dà i primi calci ad un pallone.
Maglia verde-bianca dei Canguri del Bohemians 1905 sulle spalle, invece, le otto presenze (e un gol) che convincono Riccardo Pecini, uomo mercato del club di Ferrero, a battere la concorrenza (fortissima) della Roma e i sondaggi di Napoli e Lazio, mettendo a segno l’ennesimo colpo di mercato. Il debutto? In Tim Cup già in estate, ad un mese esatto dal suo arrivo in Italia di metà luglio. Una settimana dopo, quello in Serie A alla prima di campionato ad Empoli. Assist di Praet, sinistro a incrociare alle spalle di Neto e all’esordio da titolare allo Juventus Stadium – mica ha scelto un palcoscenico qualunque – il biglietto da visita al nuovo campionato. La Sampdoria cade a Torino, ma c’è comunque un motivo per sorridere: è la stellina Patrik Schick che inizia a brillare. “Le partite? – ancora Giampaolo – per come vedo io il calcio si giocano in quattordici, per questo chi subentra è importante quanto chi gioca dall’inizio”.
E lui, l’attaccante che a qualcuno nelle movenze ricorda Van Basten – “Non me l’hanno mai detto, lui è un grande campione e mi fa piacere un paragone così ma non credo di ricordarlo così tanto” – e che insegue il mito di Ibrahimovic, in campo ci scende quasi sempre. Per Fernandes col Sassuolo, giusto il tempo di costringere Antei al fallo da rigore per l’incredibile rimonta del Ferraris, al posto di Muriel a Crotone. Si arriva a mercoledì scorso, quarto turno di Tim cup: a Marassi c’è il Cagliari. “Patrik domani tocca a te”, e ad Ante Budimir. Muriel in panchina, Quagliarella addirittura in tribuna. Peso dell’attacco quasi tutto sulle spalle larghe del biondo di Praga con la maglia numero quattordici. Lui che fa? Movimento a venire incontro al pallone e velo per il primo gol di Alvarez, assist col contagiri per il tiro sul fondo di Budimir. Controllo in corsa e botta di sinistro alle spalle di Rafael prima, piattone all’angolino poi: prima doppietta italiana, braccia al cielo e Ferraris che esplode, per le prime magie a Marassi del talentino ceco. Che ci prende gusto.
Si arriva al novantesimo di domenica, Toro già stordito dalla girata di Barreto. A stenderlo, a soli cinque minuti dall’ingresso in campo ci pensa ancora lui: giocata di Linetty sull’out di sinistra, tunnel ad Hart di Patrik e Magic Moment che continua. Terzo gol in una settimana, quarto dall’arrivo in blucerchiato, per una Sampdoria che è sempre più (S)chic(k). “Sono contento di aver contribuito alla vittoria, quelli col Torino sono tre punti importanti – le parole da grande dell’appena ventenne, arrivato da Praga con una valigia piena di sogni e di talento. E che a pallone appena spedito in rete guarda già oltre – La Lazio è un’altra squadra forte, sarà una partita simile a questa”. Da giocare in quattordici, tutti importanti allo stesso modo. Compreso Schick, modello (per fortuna) mancato. Faccia pulita, da bravo ragazzo. Dall’aria un po’ snob, e un futuro da predestinato.