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Cinema e pallone: dalla rovesciata di Pelè alla Bi-Zona di Canà, ecco i 10 imperdibili film sul calcio

Spettatori? Ci sono. Una trama? Sì, certo. Protagonisti? Eccoli. I tuoi preferiti? Come possono mancare… Andiamo al cinema o allo stadio? E se oggi vediamo un film che parla di calcio? Un onesto compromesso (quando non ci sono partite) che per un amante di entrambe queste arti è il massimo. Sul grande e piccolo schermo sono andate in onda diverse storie basate sul mondo del pallone; in primo piano o sullo sfondo, in più occasioni il calcio si è prestato al cinema per raccontare il bello, e non solo, di questo sport. Attraverso gli occhi di un tifoso o le imprese di un campione.

Noi ve ne proponiamo dieci, i migliori, quelli che un appassionato di calcio non può non aver visto.


Fuga per la vittoria, 1981.
Sullo sfondo la guerra, in primo piano un gioco che, anche se per poco, faceva dimenticare gli orrori e univa i popoli. Un cast di rilievo e una trama coinvolgente. Questo film insegna cosa significa essere sportivi, come il capitano Colby, e il valore della libertà, tanto cercata da Hatch interpretato da Sylvester Stallone. Lui, americano, ne sa poco di calcio e strappa anche un sorriso quando dice che “è un gioco per vecchiette” o quando sa che dovrà essere il portiere e chiede “dove devo stare per il calcio d’angolo?”. E Pelè con la sua rovesciata, un gol giusto, un gol per l’umanità dopo il quale è difficile non esultare. E poi la fuga, la vittoria. Perchè la peggior sconfitta e sempre non giocare.

“Se le nazioni potessero affrontarsi su un campo di calcio, non sarebbe una soluzione?”

L’allenatore nel pallone, 1984. Tante risate. Calcio sì, ma alla maniera della commedia all’italiana. Oronzo Canà è l’allenatore molto nel pallone, una figura ingenua, perdente e con una parlata riconoscibile e familiare: quella con la calata pugliese di Lino Banfi. Tutto torna in questo film, come la moglie di Oronzo che si chiama Mara… Canà. Equivoci, battute, situazioni pallonare e tanti cammei di calciatori famosi che forse sono i momenti più attesi.

“C’è chi ha usato la zona in un modo, la zona in un altro: il barone Liedholm ha usato la zona lenta, il famoso Erikson ha usato, buon per lui, la zona velocissima, mentre Bearzot per esempio ha usato la zona mista che scherzosamente da noi viene chiamata la zona ‘pipa’. Io invece ho cercato di fare una zona un po’ diversa […] io sto parlando della Bi-Zona!”

Best, 2000. Solo il cognome sembra una sentenza: condannato ad essere il migliore. Il film è la biografia di George Best, un calciatore forte solo nel fisico e nelle qualità tecniche. La storia, conosciuta, di un attaccante che andava troppo veloce e troppo velocemente se n’è andato. Colpa di una vita di eccessi che inevitabilmente nel film sono documentati. La sua parte migliore l’ha sempre fatta vedere in campo a suon di gol e anche con colpi di testa… ma quelli che facevano terminare la palla in rete non certo quelli che lo portavano a scontrarsi con compagni e allenatori. “So giocare a football, nessuno riuscirà mai a togliermi questo”, e nessuno toglierà mai Best dalla storia del calcio.

“E’ un vero fuoriclasse capo. Sarà pure un fuoriclasse, ma a quale prezzo?”

Sognando Beckham, 2002. Un matrimonio da preparare, delle tradizioni da rispettare, un sogno da coltivare. E’ la storia di una ragazza indiana che vive a Londra con la passione per il calcio. Poster di Beckham in camera, preferisce ai tacchi i tacchetti degli scarpini, invece di andare dietro ai ragazzi corre dietro a un pallone. Una storia a lieto fine condita con i temi dell’integrazione e quello dominante del calcio femminile.

“Se è l’unico modo di vederti sorridere al matrimonio di tua sorella, allora vai a giocare. Ma quando torni qui voglio vederti felice. E gioca bene, mi raccomando”

Maradona – La mano de dios, 2007. La vita del calciatore che ha cambiato per sempre una città. Ma anche di più. Tra pubblico e privato, il carisma di un giocatore che ha segnato un’epoca dentro al campo e negli spogliatoi. La parabola ascendente di Maradona dall’Argentinos allo scudetto con il Napoli, dagli esordi al Mondiale. E poi quella partita: Messico 1986, quarti di finale della Coppa del Mondo. Argentina contro Inghilterra, un conflitto che andava anche oltre il campo, e un gol di cui non si finirà più di parlare, più del gol del secolo segnato nella stessa partita e dallo stesso giocatore che di li a poco avrebbe portato sul tetto del mondo la sua nazionale.

“Dobbiamo vincerla questa partita. E poi vinceremo pure il Mondiale. Però prima dobbiamo vincere questa. Dobbiamo farlo per noi, per loro, e per le Malvinas, e per l’Argentina!”

Il maledetto United, 2009. Il peggio del meglio. Non confonda il titolo: per ‘United’ si intende il Leeds, non il Manchester. Una storia breve, intensa e controversa. I 44 giorni di Brian Clough sulla panchina del Leeds United. Cosa significa vincere il titolo col Derby County e poi accettare dopo due stagioni l’offerta del Leeds, campione in carica? Un tradimento sportivo al quale è difficile rimediare. L’insostenibile paura di non avere dalla propria parte lo spogliatoio e un carattere eccessivo hanno reso comunque memorabili quei 44 giorni di Clough, una figura realmente esistita ed un allenatore che ha segnato oltre un ventennio del calcio inglese.

“Non dico di essere stato il miglior allenatore in circolazione. Ma ero uno tra i primi”

Il mio amico Eric, 2009. Manchester, 1999. Eric è un postino depresso. La moglie sono 30 anni che non lo vuole più, i figli non lo rispettano, i colleghi provano a tirarlo su di morale. Tanta malinconia e la capacità di guardarsi dentro ed eliminare i problemi che arriva solo grazie all’ “incontro” con Eric. L’idolo: Cantona. Non un caso lo stesso nome. Tanti dialoghi, problemi che iniziano a trovare una soluzione grazie ad un continuo ed immaginifico confronto con Re Eric, fino alla massima dimostrazione di amicizia culminata nell’Operazione Cantona.

“Però è incredibile come cosa, vero? Sessantamila persone che ti guardano, applaudono, gridano il tuo nome…”

“Fa paura”

“Tu avevi paura?”

“Sì”

“Ma quando mai…”

“Paura che potesse finire”

Lezioni di sogni, 2011. Ambientato nella Germania del 1874, è la storia del professor Konrad Koch, da molti considerato l’importatore del calcio in Germania. Una parentesi in Inghilterra gli ha fatto conoscere il football, ma quanto è stato faticoso convincere i tedeschi a praticare un gioco inglese… Nazionalismo e disciplina da un lato, fair play e cameratismo dall’altro, in mezzo il calcio come collante e motivo di unione anche tra ragazzi di ceto diverso.

“Vi ricordo il principio fondamentale di questo sport: giocate sempre in modo leale. Kick off!”

Will, 2011. Film on the road sulle vicissitudini di Will, un bambino del Kent, tifoso del Liverpool che deve andare a vedere la finale di Champions League contro il Milan ad Istanbul insieme al padre. Un padre che non c’è mai stato per lui e dal quale si separerà per sempre a causa di una tragica fatalità. Per onorare la sua memoria però decide di partire lo stesso e condividerà il viaggio con l’ex calciatore Alek Zukic, perchè davvero ‘You Will never walk alone’. Una storia incredibile un po’ come quella finale di Champions.

“Non andarci è una sconfitta per te e per tutti i tifosi di calcio del mondo!”

Febbre a 90, 1997.“Il calcio ha significato troppo per me e continua a significare troppe cose. Dopo un po’ ti si mescola tutto in testa e non riesci più a capire se la vita è una merda perchè l’Arsenal fa schifo o viceversa. Sono andato a vedere troppe partite, ho speso troppi soldi, mi sono incazzato per l’Arsenal quando avrei dovuto incazzarmi per altre cose, ho preteso troppo dalla gente che amo. Ok va bene tutto, ma è qualcosa che non puoi capire se non ci sei dentro. Come fai a capire quando mancano 3 minuti alla fine e stai 2-1 in una semifinale e ti guardi intorno e vedi tutte quelle facce, migliaia di facce, stravolte, tirate per la paura, la speranza, la tensione, tutti completamente persi, senza nient’altro nella testa. E poi il fischio dell’arbitro e tutti che impazziscono e in quei minuti che seguono tu sei al centro del mondo. E il fatto che per te è cosi importante, che il casino che hai fatto è stato un elemento cruciale in tutto questo, rende la cosa speciale perchè sei stato decisivo come e quanto i calciatori e se tu non ci fossi stato a chi fregherebbe niente del calcio? E la cosa stupenda è che tutto questo si ripete continuamente”. Cosa aggiungere?