Chievo, Gamberini: “Una volta un avversario mi ha sputato in faccia, uno dei più forti della serie A”
“Una volta un avversario mi ha sputato in faccia, ma niente nomi”: Alessandro Gamberini si racconta. Il difensore del Chievo ha giocato tutte le competizioni per club e si è pure levato la soddisfazione di vestire otto volte l’azzurro, ma il suo destino poteva essere diverso.
“Ho avuto la fortuna di avere una famiglia solida alle spalle e sapevo che se non avessi sfondato avrei fatto altro, come mio fratello Alberto, diventato ingegnere meccanico e ora al reparto corse della Ducati” – si legge nelle pagine de La Gazzetta dello Sport – “Ho giocato solo per passione. Pensi che, da bambino, vedevo i due mesi estivi senza calcio come una sofferenza“. Giocatori violenti? C’è un perché: “Tutti sono bravi a giudicare, a puntare il dito, a fare i professori. Invece voglio provare a capire anche le persone eticamente discutibili. Ci sono giocatori violenti, ma non faccio nomi . Quando li ho avuti come compagni ho provato a scavare per sapere con chi avevo a che fare e ho scoperto storie alla Tyson: nati poveri, abbandonati dai familiari, cresciuti in mezzo alla strada. Da avversari invece ho cercato di evitarli. Solo una volta, in campo, sono arrivato quasi allo scontro, ma poi ho fatto un passo indietro. E non per paura, solo perché basta perdere la testa un attimo per rovinarsi la vita“.
Gesti poco carini? Gamberini ne sa qualcosa: “Sì, una volta un avversario mi ha sputato in faccia. Niente nomi, ma è anche un grandissimo calciatore, forse tra i più forti del campionato. Non me l’aspettavo. Ci sono rimasto così male che non ho detto niente, anche perché parlavamo lingue diverse. Comunque ancora oggi ci penso. Insulti? Meno di quello che si pensi. Anzi, fra noi spesso c’è molta solidarietà. Le racconto questo. Avete presente Ibrahimovic, vero? Alto, forte, veloce: con lui scontrarsi è inevitabile. Ebbene, una volta giocavo con una fasciatura al ginocchio perché avevo una piccola lesione al collaterale e un suo compagno mi fece una brutta entrata. Ibra arrivò e lo rimproverò, dicendogli di chiedermi subito scusa, e poi venne da me per sapere come stessi. Un bel gesto, no?“.
L’allenatore speciale: “Dico Carlo Mazzone, a cui ho dedicato un pensiero per i suoi 80 anni. Quando ero più giovane apparivo timido, introverso e la gente mi scambiava per cupo, solitario, distaccato. Per me era un problema, sembravo caratterialmente debole. Nello spogliatoio si scherza, si fa branco e se sei diverso puoi essere giudicato male. Io credo di essere rimasto vittima di qualche pregiudizio in questo senso, però Mazzone mi ha dato fiducia in campo e mi ha capito. Lo ringrazierò sempre“. Nessuna ostentazione da parte di Gamberini: “No, mai. Tra i calciatori invece c’è il gusto del lusso sfrenato. Capisco che ti piacciano orologi o gioielli, ma perché ostentare? Non lo sopporto, è una mancanza di rispetto. Come se non si rendessero conto del mondo in cui stiamo vivendo“.
Donne e calciatori: “Siamo una categoria che piace e può togliersi tanti sfizi. È un argomento che affronto con fatica. Non mi sono mai sposato, ma ho avuto due figlie da due donne diverse e, se nel primo caso il tempo ha smussato gli angoli, nel secondo il rapporto è difficile. Per fortuna adesso ho una compagna straordinaria, Claudia, grazie a cui mi sono riavvicinato anche alla fede. E poi ho le mie due bambine, Matilde e Ginevra: non saprei come vivere senza di loro“. Verità sul calcio? Solo nella biografia: “Nelle interviste ne dico solo una parte, perché nel calcio bisogna usare anche diplomazia. Ma sto pensando da tempo di scrivere un libro per raccontare la mia storia. Credo che rimarrebbero sorpresi in tanti. E mi piacerebbe davvero lasciarli a bocca aperta“.
In chiusura d’intervista pronostico sulla serie A: “Al 1° posto, a fine stagione, vedo la Juventus, davanti a Napoli e Roma. Giocando contro queste tre, se potessi, toglierei a ciascuna Higuain, Hamsik e Salah“.