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Dal Barrio cileno alle grandi d’Europa: la storia di Medel, il ‘Pitbull’ che si avvicina al Bologna

Che l'avversario si chiami Marcelo Salas o Lionel Messi non fa nessuna differenza, il "Pitbull" non fa sconti a nessuno. E' questo il filo conduttore che ha segnato tutta la carriera e più in generale la vita di Gary Medel.

Una vita basata sul concetto di non mollare mai, di lottare fino all'ultimo centimetro senza mai arrendersi. E questi principi sono stati riportati perfettamente all'interno del campo da gioco, che sia a centrocampo o in difesa, Medel non si ferma un attimo finchè non arriva il fischio finale.

E' sempre stato così e lo sarà sempre, fino al giorno in cui non deciderà di appendere gli scarpini al chiodo. Il Bologna ha avviato i contatti per riportarlo in Italia dopo due stagioni in Turchia, al Besiktas, ed ora il cileno è vicino ai rossoblù. A 32 anni, Medel si prepara ad una nuova sfida, mettendosi al servizio di un altro guerriero come Sinisa Mihajlovic.


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Gary Medel nasce a Pudahuel il 3 Agosto 1987 e trascorre l'infanzia nel barrio di Cerro San Cristobal. E' una delle zone più povere del Cile, con un altissimo tasso di mortalità infantile e con prospettive per i ragazzi non certo incoraggianti. Lo stesso Medel ha dichiarato: "Se non avessi fatto il calciatore sarei diventato un narcotrafficante o uno spacciatore".

Per fortuna però Gary instaura un rapporto speciale con il pallone da calcio e, in questo ambiente difficile, forgia il suo carattere battagliero. Si capisce subito che è uno di quei giocatori che dà l'anima per la propria squadra e per i propri compagni, ed è così che farà anche per riuscire a diventare un calciatore professionista. Gli sforzi fatti sono tanti ma arriva la chiamata dell'Universidad Catolica, una delle squadre più importanti del Cile. Qui fa tutta la trafila del settore giovanile fino all'esordio in prima squadra nel 2006. Ed è qui che nasce il soprannome di Pitbull, da subito.


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Nel suo primo derby contro l'Universidad De Chile entra in maniera scomposta su Marcelo Salas, autentica leggenda del calcio cileno. Arriva il cartellino rosso (e non sarà l'unico della sua carriera) ma questo fa subito capire come il giovane Gary non abbia paura di nessuno. Dopo tre stagioni in Cile, Carlos Bianchi lo vuole per il suo Boca Juniors, uno così è perfetto per l'ambiente della Bombonera. E Medel non è di certo spaventato: "Dovrei sentire la pressione di giocare alla Bombonera? Un giorno, mentre giocavo nel barrio, mi hanno puntato tre pistole alla tempia. Quella è pressione".

Da lì in poi la carriera di Gary Medel sarà un continuo crescendo, facendolo diventare anche un perno della nazionale cilena. L'esordio arriva nel 2007 e nel 2010 disputa il suo primo Mondiale. Riesce così ad attirare le attenzioni dei grandi club e comincia il suo viaggio in giro per l'Europa.

Nel Gennaio 2011 viene acquistato dal Siviglia, con il quale, in due stagioni e mezzo, collezionerà 94 presenze segnando anche 9 gol. Arriva così la chiamata della Premier League, il Cardiff City lo acquista per 13 milioni di euro, diventando il giocatore più costoso della storia del club. Non male per uno partito da uno stato di povertà assoluta. Ma la sua crescità non è destinata a fermarsi e dopo un solo anno in Inghilterra, arriva la grande occasione della carriera.


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E' l'Inter a volerlo portare in Italia. Non arriveranno le vittorie sperate, ma Medel entra subito nei cuori dei tifosi nerazzurri. In tre stagioni gioca indifferentemente da centrocampista o da difensore centrale, sempre con la stessa grinta e cattiveria. Nel frattempo con la maglia del Cile conquista per due volte la Copa America (2015 e 2016) entrando in tutte e due le occasioni nella top 11 della competizione.

A 32 anni il suo carattere non è cambiato, come testimonia la rissa che ha avuto con Messi nell'ultima edizione della Copa America e che è costata il rosso sia a lui che alla Pulce. Dopo due anni al Besiktas, il Bologna è pronto a riportarlo in Italia. Con la stessa voglia di mordere le caviglie dei propri avversari e di non mollare.

Una cosa normale, per uno che è nato Pitbull e lo sarà per sempre.