Chapecoense, il vicepresidente Tozzo: “Le compagne dei calciatori sono disperate: avevano bambini piccoli, è una tristezza troppo grande”
Difficile trovare parole, fin troppo facile sentire il dolore di uno stato d’animo ferito indelebilmente da un’immensa tragedia. Quasi totalmente cancellata dallo schianto aereo che ha portato alla morte di 75 persone, la Chapecoense, attorno a cui tutto il mondo del calcio (e non solo) si è stretto in uno stato di tristezza infinita: l’Atlético Nacional, squadra che avrebbe dovuto affrontare proprio il club brasiliano domani nella finale di Copa Sudamericana, ha organizzato una manifestazione di solidarietà, invitando tutti i tifosi a vestirsi di bianco e a presentarsi davanti allo stadio alle 6.45 locali con una candela per ricordare tutto il gruppo della “Chape” scomparso nell’incidente di stamani.
In attesa della futura decisione sull’assegnazione della coppa, che il presidente della società colombiana vorrebbe vedere assegnata alla Chapecoense in memoria dei calciatori scomparsi, a parlare è stato Ivan Tozzo, vicepresidente del club di Santa Catarina, salvatosi dalla tragedia e mai salito su quel volo che non avrebbe più riportato a destinazione i suoi ragazzi: “I giocatori erano così tanto felici, non possiamo credere a ciò che è successo: oggi è un giorno di enorme tristezza – ha dichiarato a “Globo” – e la Chapecoense è una famiglia. In Brasile, per come stavano andando le cose, eravamo la seconda squadra: i calciatori erano la più grande gioia di Chapecò”.
Tozzo ha poi toccato uno dei tasti più dolorosi della vicenda: “Qui, le mogli e le fidanzate dei giocatori erano disperate, piangevano. Quasi tutti i calciatori avevano bambini piccoli, è qualcosa di troppo triste. Non sappiamo cosa faremo ora, la Chapecoense deve andare avanti. E dovremo identificare i corpi. Non ci saremmo mai aspettati qualcosa di simile”.