Champions League | Le avversarie del Napoli: Manchester City, Feyenoord, Shakhtar Donetsk
Due maestri di calcio contro. Possesso palla come unico credo, leit motiv degli allenamenti e, poi, delle partite di Manchester City e Napoli. Pep Guardiola e Maurizio Sarri, l’attesa è già iniziata. Perchè l’urna di Montecarlo ha dato il suo verdetto, ha deciso di mettere a confronto un Manchester City rinnovato e un Napoli molto più conservativo. Girone da quattro, però, non ci sarà solo il City: anche Shakhtar Donetsk e Feyenoord nel Gruppo F. Di sicuro, si vedrà bel calcio.
MANCHESTER CITY
Partire dal signore in foto sopra è quasi un obbligo. Per come giocano le sue squadre, per quello che ha vinto, per quello che ha dato al calcio. Perchè Pep è indiscutibile, a prescindere dal modo in cui si può percepire ed immaginare il calcio. E perchè, in ogni caso, i trofei parlano per lui: 3 Liga, 3 Supercoppe di Spagna, 2 Coppe di Spagna, 3 Bundesliga, 2 Coppe di Germania, 2 Champions League, 3 Mondiali per Club, 3 Supercoppe UEFA. Un mostro, che in Europa non vince dal 2013 con la Supercoppa UEFA vinta col Bayern Monaco. E la Champions non la alza dal 2011, un’eternità per un vincente come Pep. Non solo in termini di vittorie effettive, ma anche per la mentalità che ha e che cerca di trasmettere ai suoi giocatori. E al Manchester City deve ancora convincere i tanti pronti a dire che non è all’altezza di allenare una squadra inglese. Quindi dopo un anno piuttosto buio ma che lo ha visto comunque arrivare terzo, Guardiola ha stravolto la rosa: oltre 228 milioni di euro spesi per un portiere, tre terzini e un fantasista. Ederson, Walker, Danilo, Mendy, Bernardo Silva. Cinque innesti per allungare la rosa di titolari a disposizione, sacrificando una zona di campo come il centrocampo dove non sono stati acquistati nuovi giocatori. Con Guardiola, comunque, parlare di moduli non è mai una buona cosa, ma le prime due gare di Premier League sembrerebbero condurre verso un 3-5-2 con De Bruyne e David Silva mezz’ali, anche se il ”vecchio” 4-3-3 potrebbe essere una soluzione. Specialmente contro il Napoli, quando due stili di gioco simili, basati sul possesso palla e sul diktat del recupero palla immediato. Un “grande ritorno” della sfida Napoli-City, prima storica avversaria degli azzurri nella Champions League 2011-2012. E dopo quella doppia sfida, con vittoria del Napoli al San Paolo, Yaya Tourè disse: “Mi tremavano le gambe, dopo l’inno capii in che guaio ci eravamo messi”. Una grande partita ci attende, le favorite d’obbligo del Gruppo F sono Manchester City e Napoli,-
FEYENOORD
Da un ex Barça…ad un ex Barça. Stessa scuola, periodi diversi: Guardiola dal 1990 al 2001, Giovanni van Bronckhorst dal 2003 al 2007. Ma l’idea di calcio, è la medesima. E il Feyenoord vince, titoli (campionato la scorsa stagione, Supercoppa all’inizio di quella in corso) e partite. Due su due in Eredivisie quest’anno, il primo dopo l’addio di Karsdorp (direzione Roma), Kongolo, volato al Monaco, ma soprattutto Dirk Kuyt, cervello della squadra ed in pratica vice allenatore di van Bronckhorst in campo, fiero condottiero e capitano di un gruppo che ha fatto della mentalità vincente la sua arma principale. Assieme ai gol di Nicolai Jorgensen, 21 la scorsa stagione, forse la stella più luminosa di un Feyenoord in cui comunque brilla (a sprazzi) il talento di Tonny Vilhena, numero 10 e vecchio pallino dell’Inter, vicina a prenderlo a parametro zero un anno e mezzo fa. Una squadra nel complesso esperta, il Feyenoord, con un’età media in campo (nell’ultima partita contro il SBV Excelsior) di 27,2 anni. Tantissimi giovani, ma diversi uomini di esperienza, con il nuovo capitano, El Ahmadi, che di anni ne ha 32. Dieci in meno dell’allenatore, giovane sì, ma che in carriera ha assaporato il calcio migliore possibile, tra Liga e Nazionale. Ed è pronto a trasmetterlo ai suoi, contro il Napoli di Sarri.
SHAKTAR DONETSK
Quattro squadre nel Gruppo F, le due sulla carta più deboli sono quelle che l’anno scorso hanno vinto il campionato. Che strano girone, che bello il calcio. E forse la formazione più alla portata è quella che, nell’urna di Montecarlo, era in prima fascia: lo Shakhtar Donetsk di Paulo Fonseca. Dopo il regno di Mircea Lucescu, infatti, gli ucraini hanno affidato ad un portoghese la rifondazione. Che ha però un forte influsso dal passato: la corrente brasiliana. Colonia vera e propria, lo Shakhtar, per tanti brasiliani, ben otto in rosa. Tantissimi, con il nome di Marlos in primo piano: mancino, numero 10 sulle spalle e voglia di spaccare il mondo. Insieme ad un argentino, Facundo Ferreyra (che ha passaporto italiano), è il miglior talento dello Shakhtar. Loro due sono i giocatori da temere di più, un esterno destro e un centravanti, pane per i denti di Ghoulam, Koulibaly e Albiol. Cambiato l’allenatore, a Donetsk non è cambiato il capitano: Dario Srna, infatti, è la colonna portante. Lui e il Brasile che si mischia all’Ucraina, il filo conduttore da Lucescu a Fonseca. Uno Shakhtar di Donetsk, sì, ma anche di Charkiv, visto che dalla seconda metà della scorsa stagione i “minatori” giocano le partite “casalinghe” a 300 chilometri da Donetsk, dopo che lo stadio (Donbas Arena) ha subito diversi danni durante la guerra dell’Ucraina orientale. Il fattore casalingo si farà sentire, così come le avversarie di livello. E un girone complicato per lo Shakhtar, ma in Champions League mai dire mai.