C’era una volta… ecco la Top 11 del Palermo nell’era Zamparini
Una macchina del tempo, una manciata di fazzolettini, immaginazione, un pizzico di malinconia: gli ingredienti necessari per stilare una “squadra dei sogni” del Palermo targata Maurizio Zamparini sono questi. I tempi per farlo sono maturi, perché questa storia d’amore affascinante quanto tormentata si è conclusa oggi, con le dimissioni dell’ormai ex presidente rosanero ratificate con un comunicato: “Entro quindici giorni verrà nominato il nuovo Presidente […] membro e rappresentante di un fondo anglo-americano che si è contrattualmente impegnato ad investire nei progetti del Gruppo Zamparini con priorità iniziale negli investimenti del Palermo Calcio. […] Obiettivo degli investitori sarà riportare il club nella posizione che la città merita, quella EUROPEA, con un programma di 3-5 anni”.
Posizione, dimensione europea. L’ha accarezzata il Palermo, anzi ci ha vissuto dentro. Grazie agli storici piazzamenti in Serie A negli anni a cavallo dell’Italia campione del mondo, oltre che nel 2010. Prima di intraprendere una parabola discendente culminata nella retrocessione in Serie B del 2013, che di fatto si è rivelata una parentesi vista la pronta risalita nell’anno successivo, ma che in realtà non accenna a riprendersi: le ultime, tribolate, stagioni in Serie A ne sono l’immagine. Questa è la storia che è stata, ma ora proviamo a munirci degli ingredienti di cui sopra scrivendo la storia che per definizione lascia, forse, più con l’amaro in bocca e allo stesso tempo consegna ai volti che sognano un leggero sorriso: la storia che poteva essere. Perché durante questi quindici anni, a Palermo, sono passati tanti campioni: potenziali, affermati, in rampa di lancio, cresciuti, rimpianti. E oggi proviamo a metterli in campo immaginandoli con quella maglia rosa lì, Palermo come approdo e non come porto di passaggio. Scelte difficili, tattica estremamente offensivista, tante menzioni d’onore per gli assenti: ma solo perché in campo si va in 11.
SALVATORE SIRIGU tra i pali, con le sue 80 presenze che si contano soprattutto nel biennio 2009/2011, prima di passare al Paris Saint Germain. E’ a Palermo che Sirigu conquista anche la Nazionale, diventando uno dei portieri che orbitano dietro Buffon. Oggi è in prestito dal club francese all’Osasuna, dopo essere passato anche da Siviglia e, soprattutto, dopo aver vinto tanti trofei a Parigi.
CAMPIONI DEL MONDO! Qui va aggiunto un pizzico di nostalgia, perché la linea a tre formata da Zaccardo – Barzagli – Grosso è un ponte che porta dritto a Berlino. 326 presenze in due per Zaccardo e Barzagli dal 2004 al 2008, prima della cessione al Wolfsburg dove diventano campioni di Germania. Grosso invece, dopo quel 9 luglio, si trasferì all’Inter.
UN’ORCHESTRA, Più che un centrocampo. Anzi, centrocampo solo per definizione: Pastore, Vazquez, Ilicic. Ce n’è per tutti i gusti: calci piazzati, inserimenti, assist, falcate. Il Flaco, arrivato nel 2009 dall’Huracan, in due anni ha collezionato 82 presenze, 16 gol e tanti ricordi: sarà ancora con Parigi l’asse di mercato che porterà alla sua cessione per una cifra sui quaranta milioni, nel 2011. Giocherà per un anno con Josip Ilicic, 107 presenze e 25 gol fino al 2013, l’anno della retrocessione. L’anno in cui, in questa ipotetica staffetta tra trequartisti, torna Franco Vazquez: arrivato a Palermo nel gennaio 2012, il Mudo giocherà la successiva stagione al Rayo Vallecano, prima di tornare in Italia fino al 2016: passerà al Siviglia dopo 109 presenze e 22 gol.
TOP CLASS – La terza linea di questo cervellotico 3-3-3-1 di bielsista memoria è formata da tre giocatori che, oggi, sarebbero titolari nel 99% delle squadre, tre campioni, ognuno con diverse caratteristiche che, tra l’altro, si integrerebbero perfettamente in un ipotetico attacco. Joya, Gallo, Matador: li avete già riconosciuti. Edinson Cavani arrivò al Palermo nel gennaio 2007 dall’Huracan e prima di esplodere definitivamente al Napoli mostrò sprazzi di di meraviglia al Barbera. In tre anni 117 presenze e 37 gol, giocando spesso in posizione più defilata. Andrea Belotti si sta consacrando a Torino, ma la cresta ha cominciato a farla vedere in Sicilia: in due anni 64 presenze e 16 gol. E poi lui, Paulo Dybala, da picciriddu in corsa verso lo status di fenomeno: citarne i numeri non sarebbe in linea con il talento che ha espresso a Palermo, sta esprimendo alla Juve e può ancora esprimere in futuro.
LUCA – Perché, per capire bene ogni fine bisogna sempre tornare agli inizi. E tutto cominciò con quella promozione del 2004, con i 30 gol in 45 presenze in Serie B, con i 20 gol in 35 presenze e il sesto posto l’anno successivo in Serie A, con quella mano rotante vicino alla tempia dopo ogni gol, insomma, con Luca Toni. Furono due anni, brevi ma intensi. Toni ha poi segnato ovunque e quell’esultanza è diventata un’icona. E anche se oggi non gioca più, con una squadra così si divertirebbe eccome. E non solo lui.
Menzione d’onore (e panchina) per i vari Sorrentino, Balzaretti, Darmian, Kjaer, Corini, Liverani, Simplicio, Bresciano, Barone, Brienza, Miccoli, Amauri.
L’allenatore? Selezionatelo voi… lì, ancor di più, c’è l’imbarazzo della scelta.