Cagliari, Joao Pedro: “Pazzo per il Basket: in tv solo Eurolega e Nba. Idolo? Lebron James”
Due infortuni a inizio stagione hanno frenato la sua ascesa, ma adesso Joao Pedro è pronto a prendere il Cagliari per mano. In Calendario la sfida del Barbera con il Palermo, proprio la squadra italiana che per prima ha creduto in lui:
“Mi videro con l’Atletico Mineiro” – si legge nelle pagine de La Gazzetta dello Sport – “Esordii con Delio Rossi, proprio contro il Cagliari, e giocai in Europa League. Poi il Palermo cominciò a prestarmi. Vitoria Guimares, Penarol, prima di cedermi al Santos. E’ stata la mia fortuna, ho imparato tanto, col Penarol ho giocato la Libertadores, la manifestazione più bella, finora. Al Santos e al Mondiale Under 17, dove c’era pure Coutinho, giocavo con Neymar: è il più forte con cui ho lavorato. Mi mandava in porta, ma non segnavo. La sua forza è l’umiltà, poi ha tecnica, velocita, è forte di testa, è completo. Sono stato due anni fa a vederlo con il Barcellona e mi ha dato i biglietti. Ma non voglio mai rompere, sono fatto così. Io al Barcellona? Ci abbiamo scherzato. Io lavoro e so che arriverò. Amo le sfide. Ci credo sempre, andare in un grande club vuole dire essere arrivato a un alto livello“.
A Cagliari dal 2014: “Mi vide l’allora ds Francesco Marroccu che lavorava in Portogallo. Giocavo all’Estoril. Si fece lo scambio con Cabrera. Fa piacere l’affetto dei tifosi. Ho conquistato alcune cose, ma devo sempre dimostrare perché nel calcio tutto è troppo veloce, l’invidia c’è e le promesse nascono e muoiono. Il Cagliari mi fa trovare bene. Io do tutto e ho sempre dato tutto per questa maglia. Ho sofferto molto per la retrocessione. Rastelli? Posso solo ringraziarlo perché è sempre stato convinto che io sia un giocatore che può far la differenza. Era un attaccante, come ero io da piccolo, e mi ha insegnato trucchi e movimenti, mi fa muovere tra le linee e mi fa cercare spazi. Cerco di non dare punti di riferimento“.
Intesa speciale con Diego Farias: “E’ come un figlio. Lo abbiamo adottato in casa e mia moglie lo invita spesso a mangiare. In campo insieme possiamo fare grandi cose, l’intesa è perfetta e e lui ha grandi numeri. Poi c’è Rafael, il portiere che vorrei vedere sposato, prima o poi. Lui è il più bravo di tutti a cucinare la carne in padella, quella noi abbiniamo a riso e fagioli e che mangiamo tre volte a settimana. Non ci fa male, è come per voi mangiare la pasta. Che a me piace. E con noi viene pure Bruno Alves, mezzo brasiliano. A basket, io Rafael e Diego, siamo imbattibili: nel tre contro tre è impossibile batterci. Hanno perso tutti in squadra. Siamo anche andati a giocare al campetto con i ragazzi cagliaritani. Divertente, Cagliari ti permette questo. Rafael gira in bici. E noi siamo l’allegria dello spogliatoio“.
Joao ha sbagliato sport? “Questo ciondolino col pallone da basket. Me lo ha regalato mia moglie. Calcio ne guardo poco, Nba ed Eurolega tanta. Sono pazzo di LeBron, ma Golden State vincerà. Quando il bimbo crescerà andremo a vedere dal vivo l’Nba. D piccolo guardavo molta Liga. Real e Barcellona. Sono nato povero e ora ai miei cerco di restituire quel che loro mi hanno dato, cioè l’opportunità di giocare nel calcio che conta. Da bambino in Brasile se giochi a calcio sogni l’Europa. Perché ho chiesto la cittadinanza? Per gli stranieri è importante e liberi un posto da extracomunitario. Non giocherò comunque in Nazionale, mi sento brasiliano e ho fatto già un Mondiale Under 17“.