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Brexit, quali conseguenze per il calcio? Mercato e diritti tv, i possibili scenari in caso di uscita della Gran Bretagna dall’UE

La data del 23 giugno 2016 potrebbe rivoluzionare le sorti della Gran Bretagna e di tutta Europa. In ogni ambito. Pro o contro Brexit? Leave or Remain? Così come la politica, l’economia e la cultura, anche quella del calcio è un’area che, in caso di uscita dall’Unione Europea, verrebbe fortemente condizionata. Nel 2015 il primo ministro David Cameron aveva promesso ai suoi elettori che avrebbe indetto il referendum in caso di vittoria alle elezioni e, un anno dopo, nel paese regna l’incertezza. La divisione è in continua evoluzione, a poche ore dal risultato finale i sondaggi rimangono in bilico. Favorevoli e contrari prendono posizione intorno a tre temi principali (sovranità, economia e immigrazione) ma per quanto riguarda il football, sembra prevalere il partito dei contrari all’uscita dall’UE.

La Premier League, il campionato più ricco e (per alcuni) più bello del mondo, sarebbe costretta a modificare la sua legislazione. Attualmente, se la Gran Bretagna dovesse davvero uscire dall’Europa, due terzi dei giocatori che giocano in Inghilterra non avrebbero i requisiti necessari per ottenere il permesso di soggiorno e di lavoro nel paese. I giocatori ritenuti ora comunitari cesserebbero di essere tali e anche per loro crescerebbero le restrizioni. Un calciatore straniero, infatti, può giocare in Premier soltanto se fa stabilmente parte della nazionale del suo paese d’origine. Tanti sono anche gli allenatori non britannici che occupano le panchine delle 20 squadre della massima serie e di quelle delle serie minori (Ranieri, Conte, Mazzarri, Guidolin gli italiani, poi Mourinho, Guardiola, Wenger, Pochettino e così via); anche per loro varrebbe lo stesso discorso dei calciatori, secondo quanto stabilito dal Ministero degli Interni.

Oggi sarebbero oltre centro i giocatori della prima divisione inglese ad avere bisogno di un permesso speciale per rimanere nelle loro squadre, e i numeri salgono fino a oltre 400 calciatori se si considerano anche la Championship e la Scottish Premiership. A questi vanno aggiunti tutti quelli che sarebbero costretti all’esodo. Le formazioni subirebbero notevoli cambiamenti (Watford, Newcastle ed Aston Villa, ad esempio, potrebbero veder partire fino a 11 giocatori). In più, le limitazioni per i giocatori extracomunitari influirebbero anche sul capitolo diritti tv, con le emittenti che vedrebbero diminuite le loro possibilità di vendere le gare del campionato anche oltreoceano in assenza di star di interesse mondiale. In ogni caso la Premier League ricopre una posizione importante nell’economia dell’Inghilterra ed è dunque facile immaginare che lo stesso governo post Brexit correrebbe ai ripari per evitare un generale indebolimento del calcio nel paese.

Una soluzione, forse la più probabile, costringerebbe la FA in primis a modificare le attuali leggi. Altre strade portano ad un potenziamento della cantera britannica (che da un lato darebbe maggiore spazio ai giovani inglesi, scozzesi, irlandesi e gallesi, dall’altro richiederebbe una notevole quantità pazienza in termini di tempo). E per quanto riguarda il mercato internazionale? I calciatori britannici tesserati dai club europei andrebbero ad occupare uno slot riservato agli extracomunitari, rischiando di modificare i piani delle società che intendono acquistarli. E ancora, altre ripercussioni potrebbero verificarsi per quei tifosi che desiderano seguire le trasferte delle loro squadre in Champions League, dal momento che potranno andare incontro a nuove limitazioni. Commercio, economia, politica e… sport. Il calcio aspetta di capire cosa potrà accadere e nel frattempo si interroga, a partire dagli stessi giocatori.

Secondo Sol Campbell, l’UE ha rovinato il calcio inglese. In una lettera aperta, David Beckham ha invece seguito la linea di molte personalità influenti di tutto il mondo schierandosi contro la Brexit. “Viviamo in un mondo vibrante e connesso, in cui uniti siamo persone forti. Per i nostri figli e per i loro figli dovremmo affrontare i problemi insieme e non da soli”, ha scritto l’ex numero sette dello United; in un quarto d’ora il suo post ha ricevuto 50.000 likes su Instagram e un messaggio di supporto da parte di David Cameron. Potrà il suo pensiero influenzare le decisioni degli elettori-tifosi? L’Europa – del calcio e non solo – aspetta.