Zidane, la “2” e il diabete: Borja Mayoral, molto più di un vice-Dzeko
Maglia numero 2 sulle spalle, uno sponsor chiamato Zinedine Zidane. Nella conferenza stampa di presentazione con il Levante, Borja Mayoral – appena 21enne – si presentava così: attaccante centrale con il numero di maglia da difensore, pochi gol messi a segno in carriera ma così tanta qualità da aver fatto innamorare Zizou. Dopo due stagioni in prestito ai rossoblù, il classe 1997 è pronto per una nuova esperienza in Italia: la Roma l'ha scelto per completare l'attacco di Fonseca, a tre giorni dalla fine del mercato Borja è arrivato nella Capitale per iniziare la sua nuova avventura.
Cresciuto nel settore giovanile dei blancos, la prima stagione da professionista l’ha trascorsa in prestito al Wolfsburg, nel 2016-2017, collezionando una manciata di presenze da titolare ed appena due gol. “Forse non sono davvero così forte”, racconta di aver pensato di sé stesso, deluso dalle sue prestazioni in Bundes dopo i numeri da record collezionati nel settore giovanile delle merengues: uno su tutti, quello dei 14 gol messi a segno in appena 15 partite di Youth League. A 19 anni Borja era uno dei talenti più cristallini del mondo.
Eppure, nonostante la stagione deludente, la svolta della carriera di Borja è arrivata proprio in quel momento. Tornato al Real dopo l’anno trascorso in Germania, Mayoral si è allenato per un’estate intera con CR7 e Sergio Ramos, in attesa di trovare una squadra dove accasarsi per fare esperienza. A pochi giorni dalla chiusura del calciomercato, Borja era ancora al Real.
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Non che le offerte per lui non ci fossero, non che lui le avesse rifiutate. Semplicemente, Zidane chiedeva tempo. Perché, in seguito al trasferimento di Morata al Chelsea, Zizou si stava convincendo che il nuovo numero 9 che avrebbe preso il posto di Alvaro lo aveva già. E si chiamava Borja Mayoral.
Cristiano Ronaldo, Bale, Isco, Benzema, Asensio e… Borja Mayoral. Tre anni fa, il parco attaccanti a disposizione di Zidane era questo. Sentire il suo nome pronunciato insieme a quelli di campioni del genere, per Borja, era qualcosa di pazzesco. Figlio di una famiglia umile – il padre è un macellaio, la madre casalinga -, è entrato nel settore giovanile del Real Madrid dopo gli anni trascorsi con la squadra del suo quartiere, Fuentebella a Parla.
Prima di andare a giocare, ogni volta, Maria Isabèl, la mamma, lo costringeva a farsi controllare il livello di zucchero nel sangue: da quando aveva 4 anni, Mayoral soffre di diabete. La voglia di giocare a pallone, però, era tale che Borja ha imparato sin da piccolissimo a farsi le punture da solo. Quando mamma non c'era, in qualche modo si doveva pur fare…
Nella prima squadra del Real, a Mayoral sembrava di vivere un sogno. Da bambino, aveva in cameretta i poster di Henry e Cristiano Ronaldo. Grazie a Zidane, CR7 è finito per mettergli il pallone sui piedi aiutandolo a fare gol. Nel settembre 2017, con un magnifico destro al volo, è arrivato il primo in assoluto con i blancos, in campionato contro la Real Sociedad. Un paio di mesi più tardi, nell’ultima partita dei gironi, il primo in Champions League contro il Borussia Dortmund.
La tanta concorrenza nel reparto – insieme all’altissimo livello dei compagni di squadra -, però, non hanno aiutato Mayoral a trovare lo spazio che, per poter fare esperienza e provare il salto di qualità, ad ogni ragazzo di 20 anni servirebbe. Così, complice l’addio di Zidane e l’inizio di una nuova era al Bernabeu, nell'estate 2018 Borja ha cercato una nuova collocazione. D’accordo con il Real, la soluzione più gradita è stata quella offerta dal Levante, dove l’attaccante avrebbe potuto trovare posto da titolare con l'obiettivo di farsi le ossa con un po’ di presenze in Liga.
Presentatosi alla stampa, Mayoral ha sorpreso tutti facendo sua la maglia numero 2. Una scelta insolita per un attaccante, ma non innovativa per i tifosi del Levante: già nel 2011-2012, Arouna Konè decise di scendere in campo con quella maglia. “Ho preso la numero 2 proprio per lui”, ha spiegato Mayoral. Non che Konè fosse il suo idolo di infanzia, ma i 15 gol messi a segno dall’ivoriano sei anni fa gli hanno fatto pensare che quel numero portasse bene: “Voglio farvi divertire almeno quanto lui”.
I gol collezionati in due stagioni, alla fine, sono stati 14 in 69 presenze: non esattamente quello che si definisce un bomber di razza, piuttosto un attaccante che gioca sempre, perchè sa come mettersi al servizio della squadra. Anche in questo inizio di stagione, dopo aver fatto rientro al Real, ha giocato due delle tre partite disputate dai blancos. Se lo ha a disposizione, Zidane non ci pensa due volte prima di mandarlo in campo. Chissà che Roma non rappresenti la giusta occasione per segnare tanto, e sbloccarsi definitivamente pure in zona gol. Se Zidane ci crede così a fondo, d'altronde, un motivo ci sarà…