Betis, che affare il prestito di Lo Celso. Anche Sarkozy se ne accorse…
“Dicono che la fede sposti le montagne” twitta Lo Celso, religioso e legatissimo alla famiglia. Che giovedì a San Siro ha tirato una sassata contro il Milan. Questione di talento: botta da 25-30 metri e gol bellissimo da fenomeno, un po’ come quello con il Dudelange dove la preparazione, con quel controllo, irreale, di tacco, è stata ancora più affascinante della conclusione a rete.
A Giovani, alias “Mono” – perché al papà, un giorno, andava di chiamarlo così – che non è abituato a segnare tanto, piace di più regalare assist. “Lo preferisco”. Il suo stile di gioco è divertimento, un metro e 77 di pura improvvisazione; l’argentino è quel tipo di giocatore lì a cui non piacciono tattica e schemi, vive della ‘giocata’, se efficace ancora meglio. E da quando è arrivato in Europa lo è quasi sempre. In Argentina raccontano che in un allenamento della Seleccion argentina abbia fatto il fenomeno, durante un calcio-tennis qualsiasi.
Un po’ troppo funambolo per i gusti di Messi. E Leo non la prese bene, per niente, tanto da porre il suo personalissimo (e pesantissimo) ‘veto’ a qualsiasi suo minuto in campo in tutto il Mondiale di Russia. Minuti finali? 0. Ah, Lo Celso è nato a Rosario, stessa città del 10 blaugrana. Che sia vero o meno questo tipo di aneddoto non si sa, certo è che Sampaoli, un giovedì, se ne innamorò dopo averlo visto all’opera durante un esercizio in cui bisognava raggiungere i 40 passaggi consecutivi senza che l’avversario potesse intervenire. Il suo idolo ha segnato al Napoli, in Champions: Angel Di Maria.
E storia vuole che El Fideo, il giorno prima che Lo Celso debuttasse in prima squadra al Rosario Central (contro il River), lo avesse chiamato per fargli l’in bocca al lupo. “Hola Mono, soy Angelito”. La reazione l’ha spiegata lui: “Quando l’ho riconosciuto ha iniziato a tremarmi la mano”. Lo Celso si è trasferito al Betis il 31 agosto, all’ultimo giorno di mercato: avrebbero dovuto prendere Rafinha (anche lui in gol in questa settimana di Champions) ma alla fine è arrivato lui. In prestito. Operazione coi fiocchi, se si aggiunge che il riscatto a 25 è obbligatorio nel caso il cui il club di Siviglia dovesse raggiungere la qualificazione in Europa.
Al PSG, dove un po’ tutti gli volevano bene, saranno sicuramente dispiaciuti. Anzi, forse si mangeranno le mani, soprattutto perché su uno come lui avevano investito quasi 15 milioni nel luglio del 2016 strappando alla concorrenza di tante squadre, italiane comprese. Lo disse Nicolás Sarkozy, dopo averlo visto dal vivo al Parco dei Principi: “Lo adoro! È un ragazzo da seguire con grande attenzione”. Perché dicono che le sue giocate facciano brillare gli occhi.