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Piqué: “Ad Anfield qualcuno ha pensato a Roma: resterà nel tempo”

Vigilia di una finale, un’emozione che Gerard Piqué conosce bene. Il difensore del Barcellona ha vinto tutto con la maglia blaugrana e domani si giocherà la Coppa del Re contro il Valencia, al termine di una stagione che dal punto di vista individuale l’ha visto protagonista. “Non saprei se questa sia stata la migliore, ovviamente è stata molto positiva perché sono riuscito a giocare quasi tutte le partite e non ho avuto infortuni. Ma anche altre annate sono state sensazionali come nel periodo del triplete, dove tutti avevamo raggiunto un livello che rasentava la perfezione nel singolo e nel collettivo” ha detto, intervistato da El Pais.

Sul ritiro dalla nazionale: "Sarebbe stato impossibile rendere tutti e felici, ognuno ha la sua opinione. Dovevo fare ciò che credevo essere meglio per me, e ho preso questa decisione. Era il momento giusto per farlo".

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"Non so il futuro di Valverde, né devo giudicarlo, ma ha gestito ottimamente il gruppo in questi due anni e ci ha migliorato da un punto di vista tattico. Sicuramente possiamo giocare meglio, perché si può fare sempre di meglio. E ci ha fatto male perdere così ad Anfield. Ma penso che firmeremmo ogni anno per vincere il campionato e forse la Coppa del Re. I catalani sono molto esigenti, vogliono la perfezione e hanno ancora in mente il calcio di Guardiola. Ma ora subiamo pressioni diverse, giocare col portiere è quasi impossibile".

Piqué ha parlato del possibile arrivo di De Ligt: "Non temo la competizione, lui ha molte qualità per la sua giovane età. De Jong ha molto potenziale, con Griezmann non ho parlato".

Questo invece il pensiero sull’eliminazione dalla Champions League subita per mano del Liverpool: "Qualcuno è stato influenzato dalla rimonta che abbiamo subito a Roma. Dopo il primo gol inconsciamente abbiamo pensato a quello. Era tutto così simile. Ci hanno pressato bene e molto, poi Anfield ha fatto il resto. Non siamo stati all'altezza e a volte succede. È stato difficile recuperare emotivamente perché i giorni passavano e pensavamo a quella sconfitta. È un ricordo che resterà nel tempo, ma dobbiamo guardare avanti".