Atalanta, Caldara: “Il mio idolo è Nesta, fortissimo. Juventus? Le voci mi fanno piacere”
Tutto in due mesi. Sembra il titolo di un film, è invece il sogno ad occhi aperti di Mattia Caldara. Il centrale bergamasco è diventato titolare nell’Atalanta, è stato convocato per lo stage azzurro e adesso anche oggetto degli appetiti di mercato della Juventus. Questa “esplosione” ha un suo perché. Alla base di tutto ci sta la testa, un ragazzo serio, educato, intelligente, colto. Gli piacciono le letture complesse, ma non lo fa per piacere alle ragazze:
“No, anzi a volte è peggio: ti prendono in giro se sanno che leggi” – dichiara Mattia nel corso di un’intervista concessa a La Gazzetta dello Sport – “E poi io sono fidanzato. In realtà, quando ho preso il diploma, il mio professore sapeva che mi piaceva la letteratura e così mi ha consigliato di leggere alcuni autori russi. E allora ho divorato “Anna Karenina”, “Guerra e pace” di Tolstoj e appunto “Delitto e Castigo”. Anzi, adesso lo sto rileggendo per la seconda volta. Prima non leggevo mai, poi invece, incontrando Signorelli, mi sono appassionato. Quando c’erano le sue lezioni, non vedevo l’ora che spiegasse. D’altronde, non sono mai stato appassionato di Playstation e cose così, mi sembra di buttare via tempo. Leggendo invece, almeno mi rimane dentro qualcosa. I libri fanno crescere, e poi fanno parlare meglio”. Addio ai congiuntivi negli spogliatoi? “Ma no. Gli allenatori che ho avuto parlavano sempre bene. È importante spiegarsi con chiarezza per farsi capire dai calciatori. E poi non creda, anche i calciatori non sono tutti uguali. Qui c’è Kurtic ad esempio che, pur essendo straniero, si arrabbia se qualcuno sbaglia nel parlare. Lui lo fa bene”.
Caldara si descrive: “Io quando faccio una cosa sbagliata, ci rimugino sopra. Non riesco a farmi scorrere via le cose. Non sono mai stato uno che fa cavolate. Anzi, adesso mi rimprovero per essere stato fin troppo tranquillo. Qualche stupidaggine in più l’avrei voluta fare, ma ormai è tardi… I miei genitori mi hanno concesso praticamente tutto, però io sapevo di doverli ripagare col mio impegno e così, soprattutto a scuola, ho lavorato tanto. Ho preso il diploma con 93, e il merito è dei miei se ho continuato a studiare, perché l’ultimo anno soprattutto, per via del calcio, facevo fatica. Liceo? Mi sarebbe piaciuto,ma la scuola l’ho scelta anche in base agli orari e alla vicinanza con la fermata del bus che mi portava all’allenamento. E poi era meno impegnativa. Un giorno comunque, se andrò all’università, vorrei iscrivermi a Lettere. Ma quando faccio una cosa, devo farla bene. Altrimenti non comincio nemmeno”.
Mai pensato di smettere? “Sì, intorno ai 13 anni. Qui non giocavo mai e pensavo di sprecare troppo tempo nel calcio, che tanto non mi avrebbe portato a nulla. Avrei voluto stare di più con gli amici. Comunque i miei genitori mi sono stati vicino e ho superato la crisi. Noi degli esempi? Penso sia più importante uno che scopre una malattia o un farmaco, rispetto a un calciatore. Invece i media ci fanno vedere come figure superiori ed è sbagliato. Se vogliamo cambiare, occorre andare alla radice. A cominciare dalle tv, che focalizzano troppo l’attenzione su di noi, anche se poi ne abbiamo dei benefici. Senza contare che la forza di unione che possiede il calcio ce l’hanno poche cose al mondo. Libera la testa dai problemi”.
Papà Caldara si rifiuta di vedere le partite di Mattia: “Sì, è vero. È come se ci mettesse lui la faccia. Ha paura che io possa sbagliare e così di rimanere troppo male per me. È un modo per difendersi. Però mi ha detto che più avanti, se riuscirà a calmarsi, verrà a vedermi. Il mio mito? Nesta: era fortissimo. Ma non mi illudo: anche se sulla carta pare non abbia i campioni di una volta, affrontare il Milan sarà dura, giocano bene”. La Juventus sta già bussando: “Fa piacere sentire queste cose, ma il merito è dell’Atalanta e di Gasperini che hanno creduto in me. Spero di fare un altro salto in avanti, ma per ora ho fatto solo poche partite in A. Barzagli, Bonucci e Chiellini sono dei punti di riferimento per i giovani. Credo che siano i migliori difensori puri che esistano, io sinceramente prendo spunto da loro. Mi piacciono come giocano e la loro mentalità, quella di voler sempre vincere e di migliorarsi”.
Vizi e peccati: “Quello che non perdonerei mai è lo stupro di una bimba: ucciderei chi lo compie. Denaro? È vero, compro ai saldi. I miei mi hanno insegnato che per guadagnare soldi occorre parecchia fatica e quindi credo che bisogna dare un peso a ogni cosa. Sono convinto che anche in futuro, quando potrò permetterlo, mi comporterò allo stesso modo”. Capitolo Nazionale: “Se mi immagino al mondiale in Russia? Non lo so. Adesso mi pare una cosa troppo grande per me. Devo cercare di rimanere nel gruppo dell’Under 21. Certo, dipende tutto dal rendimento. Se ogni domenica uno dimostra il proprio valore penso sia giusto premiarlo, come ha fatto Ventura con Roberto, anche perché poi lo stesso c.t. ha detto che ha dimostrato di poterci stare. Quindi è ovvio che ci penso. È il mio sogno fin da piccolo”.