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Atalanta, chi è Andrea Oliveri: l’ultimo “Fenomeno” che Gasp tiene d’occhio

Partito dalla sua Palermo, ha cominciato a stupire tutta la Sicilia: la storia del “Fenomeno” che l’Atalanta ha soffiato a Juventus e Roma

L’Atalanta, che ha fatto del suo vivaio il reale caposaldo dei suoi successi negli ultimi anni, ha lanciato tanti fantastici giocatori che in poco tempo si sono affermati in Serie A e non solo. Basti pensare a Bastoni, Mancini e Caldara come difensori, Kulusevski Melegoni come centrocampisti, oltre agli attaccanti Barrow, Colley, Amad Diallo, Piccoli.

 

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Questa è la linea principe del club dei Percassi (che parrebbe essere vicino alla cessione), con Gasperini allenatore sempre attento ai ragazzi più prolifici del settore giovanile. Il fenomeno della nuova stagione bergamasca, finora, è stato il classe 2003 Giorgio Scalvini, difensore centrale, che ha raccolto le sue prime 6 presenze in Serie A, ma nessuno chiude le porte al possibile exploit di un altro “Fenomeno”: parliamo di Andrea Oliveri che, partito dalla sua Palermo, ha incantato tutti, sempre e dovunque.

Quel dettaglio da predestinato

Ancor prima di compiere solo 2 anni, Andrea iniziò già a tenere il pallone saldo sotto la pianta del piede, mostrando al papà e allo zio capacità motorie e di coordinazione fuori dal comune per un piccolo bimbo della sua età.

 

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Il passaggio, allora, fu scontato: a 3 anni e mezzo Andrea cominciò a giocare nella scuola calcio dei suoi due primi, “familiari” mentori. Chissà, magari stesso cavalcando la scia lasciata da quel Mondiale tedesco che l’Italia vinse, appunto, nel 2006.

Fisico e talento di un “Fenomeno”

La caratteristica maggiormente apprezzata in Andrea è stata fin da subito la sua fisicità, da sempre altamente sviluppata rispetto a quella dei coetanei. Il suo fisico e il suo talento, uniti, hanno sempre portato Andrea Oliveri a giocare da bambino e da ragazzino con giovani calciatori già di due o tre anni più grandi di lui.

Fino ai 7 anni, con la squadra della sua scuola calcio, giocò e vinse vari tornei ASI (Associazioni Sportive e Sociali Italiane, ndr), confrontandosi con bambini più grandi. In quelle occasioni, allenatori e direttori sportivi di varie realtà siciliane cominciarono a conoscerlo. Inizialmente, dato il suo fisico, Andrea venne schierato in difesa, ma sempre con chi era più grande.

 

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Non solo: giocando spesso a calcio a 5, da difensore, avanzava in solitaria palla al piede fino al centrocampo e da quella ventina di metri dalla porta calciava e segnava autonomamente. E segnava tantissimo. Meglio non farlo giocare più in difesa, no? E se qualcuno gli chiedeva perché non passasse la palla ai compagni, Andrea rispondeva: “Perché devo passarla? Tanto la perdono sempre”. Tutti cominciarono a chiamarlo “il Fenomeno”.

La firma di Oliveri con il Palermo

Fu proprio grazie a quel soprannome, che iniziò a diffondersi intorno alla sua Palermo, che il giovanissimo Andrea iniziò a tentare il club rosanero. Nel 2010, il Palermo chiamò il papà per far allenare Andrea con i Pulcini della squadra (nonostante avesse tre anni in meno rispetto agli altri, ma questo non si era capito).

Risultato? Dopo un ottimo allenamento, nella partitella finale Andrea segnò anche un gol in mezza rovesciata. L’allora allenatore dei Pulcini rosanero andò subito a parlare col padre e disse: “Lo prendiamo con noi”. “Tra i Pulcini?”, chiese il papà. “Sì, perché? Quanti anni ha?”. “È del 2003, ha 7 anni”, confessò il padre. “Quanto?”, chiuse l’allenatore con sgomento. Non se ne fece più nulla (sul momento). Poco male: dopo un periodo passato ancora nella sua scuola calcio e poi al Borgo Nuovo, a 10 anni divenne la stellina delle giovanili del Palermo.

 

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La Juve che tenta, la Roma che bussa, l’Atalanta che anticipa

Nell’arco dei quattro anni trascorsi con il Palermo, Oliveri giocò vari tornei. In uno di questi, giocato a Torino alla sua prima annata, si registrò il primo interessamento della Juventus. Dopo la prima gara vinta contro l’Hellas Verona in rimonta da 0-2 a 3-2 con doppietta di Oliveri, si giocò proprio il match con la Juve. “Chi è quel numero 7?”, chiedevano i dirigenti bianconeri sugli spalti. La “trattativa” venne stroncata sul nascere: “Non vendiamo nessuno”, risposero i dirigenti rosanero.

In un successivo torneo ad Abano Terme, nel 2016, un’altra fondamentale svolta nella vita di Andrea: il Palermo giocò una partita davvero brutta contro l’Inter, eppure Oliveri – singolarmente – fece la sua bella figura. Luca Silvani, responsabile dello scouting dell’Atalanta, cercò il padre di Andrea, che (guarda caso) alloggiava nello stesso albergo, per bloccare il ragazzo. Si trovò l’accordo in un pomeriggio, ma per l’anno successivo, siccome ancora oggi un giovane calciatore può lasciare la sua regione d’appartenenza solo una volta compiuti i 14 anni. Oliveri sarebbe comunque andato all’Atalanta.

 

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In quell’anno di mezzo si fece viva anche la Roma: l’osservatore palermitano Ignazio Di Stefano andò direttamente a bussare alla porta di Andrea Oliveri. Accolto in casa, Di Stefano sondò la possibilità di portare Andrea in un altro importante vivaio, quello giallorosso. Si parlò di Oliveri alla Roma, ma Andrea e famiglia mantennero la parola data: a nulla servì “quell’incontro di mercato segreto”. Oliveri raggiunse regolarmente Bergamo nel 2017.

I problemi di ambientamento extra-campo…

Il primo anno in Lombardia è stato molto duro per vari motivi, soprattutto a livello di ambientamento. Il passaggio da Palermo a Bergamo si è fatto sentire, ma il sogno da realizzare, quello di diventare un calciatore professionista, è stato ancora una volta più forte di tutte le avversità.

 

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Uscì da quel periodo difficile grazie all’aiuto dei compagni, a partire da Samuel Giovane, con cui ha cominciato a dividere la stanza dai primi momenti, e anche grazie alla sua passione per la musica e lo studio del pianoforte, suonando le canzoni di Ultimo, suo cantante preferito.

…e i problemi tattici in campo: il cambio di ruolo dettato da Gasperini

Nell’arco di questi quattro anni all’Atalanta, le difficoltà extra-campo si sono dissipate pian piano. In campo, invece, Oliveri parte come un centrocampista offensivo centrale. Possiede una visione di gioco notevole, ma al contempo ha tanta gamba e velocità nelle sue caratteristiche principali. Ciò porta Gian Piero Gasperini a seguirlo più attentamente e a consigliare Massimo Brambilla, allenatore della Primavera: bisogna trasformare Oliveri in un esterno tutta fascia, di quelli che ormai conosciamo molto bene nei tatticismi del Gasp.

 

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Quanti ne abbiamo visti ad alti livelli negli ultimi anni? Hateboer, Castagne, Mæhle, Gosens, anche Zappacosta (della stessa agenzia di Oliveri, la WSA, ndr). Un cambio di ruolo che, però, Andrea sente ancora troppo forzato: pare scontento dell’abito di esterno che Gasperini gli vede bene indosso. Ora davanti a sé c’è una nuova sfida: confermarsi ad altissimi livelli, come ha sempre fatto, in un ruolo dove può esprimere un potenziale ancora sconosciuto ai più. Se riuscirà, nulla toglie che possa essere lui il prossimo esordiente bergamasco dopo il compagno di squadra Scalvini.

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