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“Il Mondo faccia attenzione all’Arabia Saudita”. Il racconto di chi quel gruppo lo conosce bene 

Diego Longo dal 2019 al 2021 è stato allenatore in seconda di Lucescu nell’Al Hilal. Dieci di quei ragazzi oggi sono in nazionale 

Nella Coppa del Mondo delle novità, tra recuperi maxi e polemiche extra sportive, la prima sorpresa sul campo ce l’ha regalata l’Arabia Saudita, che in rimonta ha steso l’Argentina di Messi. Vedere cadere così la Selección delle stelle ha lasciato molti a bocca aperta, ma non ha stupito chi molti giocatori di quel gruppo li ha allenati per anni . “È vero che a parlare dopo sono bravi tutti, ma credimi se ti dico che me lo aspettavo. Pensavo veramente che questo gruppo in Qatar avrebbe potuto fare bene”. Tradotto: non chiamatela casualità. A parlare è Diego Longo, storico secondo di Razvan Lucescu, che dal 2019 al 2021 ha allenato molti di quei ragazzi all’Al Hilal. “Ne conosco bene tanti, soprattutto dal punto di vista umano. Nella mia squadra c’erano dieci giocatori che oggi sono in nazionale. So quanto ci tengono e per questo ti dico che me lo aspettavo”. Sentenza. 

 

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Il piano tattico di Renard, per quanto rischioso, si è rivelato poi vincente. Difesa alta, aggressività e l’obiettivo di mandare in fuorigioco gli avversari. Anche a costo di capitolare, come stava per succedere nel primo tempo. “Conosco molto bene Hervè, eravamo vicini di casa. Non lo scopro di certo io, ma è un allenatore con un grande carattere, che si esalta quando sente profumo d’impresa. Così è andata anche martedì”. 

 

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La fotografia più bella del miracolo dell’Arabia Saudita è vederli uniti al fischio finale, stretti, abbracciati. Forza del gruppo. Sembrava che avessero vinto il Mondiale, ma per loro credo valga come alzare la Coppa. Ora hanno l’obbligo di crederci, almeno nel passaggio del turno”. Per loro poi, giocare in Medio Oriente, conta di più. “Per tanti ha un significato diverso”.

Nella ripresa poi sono arrivati due gol inattesi ma anche molto belli, in particolare il secondo di Salem Al-Dawsari. Gemma dal deserto, dritta all’incrocio. Tutto il mondo pensava che sarebbe stata la partita del “dieci”, invece è stata la partita dell’altro dieci, quello umano, semplice, per molti sconosciuto. Dopo il gol si è inginocchiato per pregare, guardando la telecamera come a dire “avete visto che ho fatto?”. Per chi lo conosce però non è stata una scoperta. “Guarda ti dico che la grande differenza con i giocatori del Qatar o con molti dell’Iran, è soprattutto di natura tecnica. Prendi come esempio Al-Dawsari, lui è uno che gol di questo li ha sempre fatti. Se gli lasci spazio ti punisce. Non è un caso che lo abbia preso il Villarreal, ma non si è ambientato e ha scelto di tornare indietro. È un ragazzo molto sensibile, va un po’ seguito. Non ha mezze misure, se non si sente a suo agio gli viene voglia di mollare. Ma in un gruppo come quello dell’Arabia Saudita può fare magie. E l’altro giorno lo ha dimostrato a tutto il mondo”. 

 

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Salem non è però il solo giocatore da tenere d’occhio, sia durante il Mondiale che in ottica mercato. “I ragazzi giocano tutti in patria, si conoscono da tanti anni e sono un grande gruppo. È la loro forza. Sono abituati a giocare anche davanti a 80mila spettatori, hanno esperienza e in molti hanno vinto una o due Champions League asiatiche. Un nome che ti faccio è quello di Salman, capitano della Nazionale e dell’Al Hilal. Ha una leadership incredibile, ne ho visti pochi così in carriera. Anche Al Shehri che ha segnato il gol del pareggio – è uno che non molla mai. Quando c’ero io faceva la riserva di Giovinco e Bafetimbi Gomis, adesso invece ha trovato spazio, fiducia e minuti.” 

Al fischio finale il dettaglio che resta negli occhi di tutti è quello che fotografa gli occhi di Messi, spenti, vuoti, per l’ennesima volta in un Mondiale. Merito della banda di Renard che ha lottato, entrando a piedi pari nella Storia. Guai però a chiamarla sorpresa, garantisce chi quel gruppo lo conosce da anni.