Sognando Pjanic (con retroscena): Gojak, la sfida del Torino
“Ma provalo un po’ quel sinistro!”. Chissà quante volte glielo avranno ripetuto Mamic e i suoi predecessori sulla panchina della Dinamo Zagabria. “Eh, mister: a me piace più l’altro piede”. Poco male, eh: perché se c’è una cosa che a Amer Gojak proprio non manca è la qualità, quel tocco che permette agli attaccanti di andare a rete. Ed è questo che ha spinto Vagnati, ds del Torino, a cercare la scommessa dall’estero. Scommessa, sì, ma con una conferma importante. Da chi arriva? Pjanic, ma ne parliamo poco sotto.
Troppe complicazioni per Ramirez, che Giampaolo ha già allenato alla Samp, troppo ghiotta l’occasione per questo ragazzone (184 cm e struttura fisica molto importante) classe ‘97 per lasciarsela sfuggire. 6,5 milioni possono essere un investimento veramente interessante (qui tutti i dettagli), per chi già da tempo è abituato a giocare in Europa e che può contare, in Bosnia, sull’aiuto di un certo Dzeko per poter crescere.
È lui, Gojak, il colpo a sorpresa dell’ultimo giorno per il Toro: un trequartista atipico, su cui bisognerà lavorare per fare in modo che capisca gli schemi e la mentalità di calcio italiani. Ma non si spaventa di certo. Pensateci bene: ha esordito nella Serie A bosniaca a Sarajevo, poi dopo due anni lo ha chiamato la Dinamo Zagabria, che in Croazia, si sa, non è proprio l’ultima delle squadre. Da qui, a poco a poco, inizia a crescere: alterna la Primavera alla prima squadra, e a 19 anni può già vantare il suo primo esordio in Champions League. Gioca 5’ contro il Lione, con la squadra già sotto 3-0: resta la soddisfazione personale. Lo stesso anno, affronterà, da titolare, la Juventus. Un derby che quelli bravi definirebbero ante litteram.
Le caratteristiche
Stagione dopo stagione si conquista il posto: parte centrocampista centrale, poi inizia a spostarsi sempre più a destra e a salire sempre più avanti. Ha giocato spesso dietro le punte, sia chiaro, ma gli piace partire più largo. Un po’ come Verdi, che però si posiziona a sinistra. Poco male: Giampaolo potrà contare su una freccia in più nel suo arco offensivo, che non manca di quella voglia di imparare davvero.
La famiglia
Un sogno italiano che Amer non vede l’ora di godersi. È cresciuto nel quartiere Grbavica di Sarajevo: a calcio giocava con il fratello più grande al parco. “Però stai con quelli più grandi, se no è troppo facile”. Una sfida, quasi un dispetto: a lui non importava. Glielo ripeteva anche suo nonno, Edhem, giocatore di calcio dilettantistico che ha sempre spronato il nipote a fare di più. Nell’estate 2019, il suo primo gol in Champions ha portato al pareggio per 1-1 contro il Rosenborg: tanto bastava per andare ai gironi. La dedica? Proprio a nonno Edhem, scomparso la notte prima.
La telefonata a Pjanic
Ora l’avventura continua. L’idolo calcistico è Pjanic, del quale condivide anche la fede religiosa musulmana. Quasi una staffetta: uno lascia Torino da campione, l’altro ci arriva sperando di diventarlo. Ah, già: il retroscena. Prima di accelerare, il ds Vagnati ha proprio chiamato l'ex Juve: "Che ne pensi? È pronto per l'Italia?". "Puntaci subito! È fortissimo", la risposta. Un ulteriore motivo per puntare su una scommessa del Toro. Che è anche una scommessa personale. Per chi ha talento, la sfida è sempre affascinante.