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Allenatore, d.s. e procuratore, che storia Binotto: “Ho preso tre patentini e vi spiego il motivo”

Maglia rossoblu addosso, grinta da vendere e un piedino niente male che ha fatto la fortuna di Beppe Signori. Jonathan Binotto ricorda con affetto e un filo di nostalgia i suoi anni trascorsi a Bologna, una società e una città rimaste nel suo cuore visto che, proprio in Emilia, ha deciso di trascorrere la propria vita. Tanti sogni nel cassetto, ma un solo obiettivo: quello di diventare allenatore, anche se ha voluto un pò esagerare. “Possiedo il patentino Uefa A per allenare, il patentino da direttore sportivo e quello da osservatore” commenta Binotto a Sky Football Night.

“Ho fatto queste scelte per un motivo preciso, valutare la figura dell’allenatore da più punti di vista. Io voglio stare in panchina solo che purtroppo non avendo trovato squadra in questi anni sono tornato a scuola. Ho voluto vedere cosa ne pensa il direttore sportivo di un allenatore, che occhio ha l’osservatore quando presenzia agli allenamenti di una squadra: insomma ho deciso di crescere e documentarmi quanto più possibile riguardo la figura dell’allenatore”. La stagione 98/99 rimane una delle più belle nella carriera di Binotto, un’annata splendida condita da 3 gol in campionato e 1 in Coppa Uefa: “In quella squadra uno dei leader era senza dubbio Giancarlo Marocchi. Un giocatore sul quale potevi far affidamento, ti dava i consigli giusti e ti rimproverava quando era giusto farlo. Il Bologna di quest’anno?  Può arrivare molto in alto, fino in Europa secondo me. Non so in quanto tempo, però il progetto è ambizioso e gli uomini sono quelli giusti per poter ambire a qualcosa di speciale”.