Juventus, un tuffo nell’illusione. Neres rimanda tutto a Torino
Finisce con un pareggio l’andata dei quarti di finale di Champions ad Amsterdam. Neres risponde a Ronaldo. Meglio l’Ajax, ma la Juve recrimina per il palo di Douglas Costa nel finale. Tra sei giorni a Torino sarà una battaglia.
Qualche rimpianto e altrettanti sospiri di sollievo. Un tuffo nell’illusione e uno scivolone nella realtà. Tutto in un minuto, anche se fra la fuga e il riaggancio passa un quarto d’ora di spogliatoio. La Juve ci era entrata col petto gonfio dopo il 125esimo gol in Champions di Cristiano Ronaldo. Ha fatto di tutto per esserci e c’è stato. Con le gambe e con la testa. In senso figurato e non: incornata vincente numero 23 dal debutto in Champions. Sono passati sedici anni da quel giorno, nessuno ha segnato neanche la metà con la testa in questo periodo.
Tuffo al cuore della Champions e di una Johan Cruijff ArenA. Tuffo su assist favoloso di Joao Cancelo. Strada in discesa per un quarto d’ora. Il tempo di tornare in campo e uno stop sbagliato del ragazzo che aveva messo sulla testa di Ronaldo un cioccolatino apre la porta a una discesa ipnotica di David Neres: conduzione di sinistro e destro a giro sul secondo palo.
Aveva segnato il 7 per la Juve, ha ricambiato il 7 dell’Ajax. Se li sommi esce 14, il numero che qui hanno tatuato nell’anima.
Finisce con un gol per parte e restano sensazioni contrastanti. Perché negli occhi rimane tanto Ajax. Una riedizione del calcio totale con De Jong incapace di sbagliare scelte, un ragazzino brasiliano imprendibile e l’asse Ziyech-Tadic che farà tremare anche a Torino.
Se fosse un incontro di pugilato, guardando il tabellino, verrebbe da alzare il braccio a Ten Hag: 19 tiri a 6, il 58% di possesso palla e la percezione di essere più spettatori che attori di fronte al gioco olandese.
Ma il calcio non è boxe e bastano due episodi per andarsene da Amsterdam col bicchiere mezzo vuoto. Una trattenuta sospetta su Bentancurt subito dopo il pari di Neres, ma soprattutto il palo a cinque minuti dalla fine di Douglas Costa. Una discesa vecchio stampo, la scoperta di ritrovarsi nel mazzo una carta importante fra sei giorni.
Se quel pallone fosse entrato, il ritorno sarebbe stata comunque una gara da affrontare con pinze gigantesche. Il Real era riuscito a passare su questo campo e al ritorno era stato asfaltato.
In quella partita al Bernabeu, il mondo si accorse di David Neres. Il suo raddoppio fu il segnale che quell’impresa si poteva davvero fare. Era la prima volta che segnava in Champions. Si è subito ripetuto. E stavolta è stato ancora più folgorante. Nell’azione del gol ha calciato col suo piede sbagliato: lo avreste detto? Una perla incastonata in una partita fatta di scatti e tocchi di suola.
È stato affrontato in modo rude ma è sempre rimasto in piedi. È sembrato Neymar, senza la tendenza a cadere. È stato futsal e sprint. Più che a Madri, ha fatto capire perché due anni fa l’Ajax ha sborsato per lui 12 milioni di euro: nessuno in Olanda aveva mai speso tanto.
Più si alza il livello e più alza il suo rendimento: Ten Hag lo aveva fissato a sinistra dopo una prova sontuosa contro il Bayern Monaco in inverno. Non aveva il posto fisso, viveva gli alti e bassi regolari di un ragazzo del ’97. Pochi mesi dopo, la crescita è sensibile. Difficile spiegare il 95% di passaggi riusciti in una gara di giocate funamboliche col cuore in gola. L'Ajax ha rifiutato un'offerta di 40 milioni dalla Cina. Visto stasera, sarebbe stato un regalo.
Il 7 contro il 7. Partono entrambi da sinistra ed entrambi puntano l’obiettivo. Può essere la porta, può essere una semifinale, può essere Madrid. Martedì prossimo è vicino. La Juventus ci arriverà – con tutta probabilità – da campione d’Italia. Ma più che a Ferrara, Allegri penserà a quel brasiliano che sfrecciava sulla fascia in un secondo tempo da rivedere. Potrà farlo con un mezzo sorriso. È un buon risultato, ma sa bene chi ha davanti. A pochi chilometri da qui, in piazza Spui c’è una statua. La chiamano “il monello”. Nel ’66 intorno a quel monumento di un ragazzino con la faccia da discolo, nacque un movimento rivoluzionario. Si chiamavano “Provos”, provocatori. Quella statua somiglia un po’ a Neres, questi olandesi sembrano quei ragazzi che sognavano di ribaltare il mondo.
Ci proveranno con la leggerezza della loro incoscienza. Non sarà necessario un miracolo stavolta, ma sarà durissima.