Questo sito contribuisce all'audience di

“Il calcio femminile non è come quello maschile: vi dico perché”

Agata Isabella Centasso, calciatrice del Venezia, presenta una visione diversa della donna che gioca a calcio

Dite la verità: quante partite di calcio femminile avete visto? E come le avete viste? Premesso l’abbiate fatto almeno una volta, l’errore che si commette – evidentemente da parte maschile – è quello di approcciarsi con gli stessi occhi che la sera prima magari hanno visto in tv Psg-City. Quelli abituati a guardare calcio di alto livello.

 

agata-centasso-1-min.jpg

 

E poi, dobbiamo e dovete essere sinceri, ci accompagna una sorta di pregiudizio che sfocia in frasi tipo: “Quel cross era chiaramente telefonato”, “Un qualsiasi portiere-uomo l’avrebbe parato con una mano sola”, “Guarda che gioco lento!”. Per onestà intellettuale non sono qui a dire che tutte queste affermazioni in parte non possano anche rispecchiare il vero o a convincervi del contrario. Penso che, sempre che si voglia godere dello spettacolo al femminile, si debba cambiare il modo con cui lo si guarda, iniziando ad apprezzare altre cose e per un attimo accantonare il perenne paragone, sicuramente istintivo, con il calcio maschile. Mio fratello, con un velo di ironico cinismo ha sempre sintetizzato così la mia passione per il pallone: tu non giochi a calcio, quello è un altro sport.

 

agata-centasso-4-min.jpg

 

È proprio così? Tra uomini e donne si possono riscontrare evidenti diversità, partendo dal piano anatomico per arrivare al livello antropometrico e di struttura. Detta in maniera più banale, il calcio è uno sport fisico e di contatto, dove forza, resistenza, velocità e aggressività sono importantissime. Le donne sono più piccole, meno rapide e forti fisicamente, con una resistenza sulla distanza inferiore e probabilmente sono meno aggressive degli uomini

[instagram id=”CGz6ByoAlbs”]

Ma ora veniamo ai nostri punti di vantaggio: da numerosi studi, emerge come le donne abbiano una maggiore abitudine alla fatica e come siano in grado di sostenere contrazioni muscolari continue ma anche intermittenti, sia a bassa che a moderata intensità, più a lungo rispetto agli uomini. Inoltre la donna è molto più didattica, ha una maggior propensione al lavoro e a mettere in atto gli insegnamenti dell’allenatore. Sono, insomma, delle allieve migliori. Anche se la la gestione dello spogliatoio è sicuramente più problematica per chi lo guida. Già tendenzialmente è difficile controllare una donna, vi immaginate una ventina? Scherzi a parte, un aspetto delicatissimo con le calciatrici è saper allenare l’emotività, ovvero saper guadagnare la loro fiducia. Non meno importante quindi poi l’aspetto umorale e psicologico. 

LEGGI ANCHE – IL MIO GRAFFIO (CON LO SMALTO) SUL MONDO DEL CALCIO

 

agata-centasso-gdm-2-min.jpg

 

Mi è capitato di avere un allenatore che arrivava direttamente dal maschile e quindi era alla sua prima esperienza nel nostro mondo. Quando magari la squadra perdeva, tra primo e secondo tempo, buttava giù lo spogliatoio… I borsoni che capitavano tra i suoi piedi facevano una brutta fine, presi malamente a calci, così come la maggior parte dei phon a muro. Per tantissime delle mie compagne tutto ciò era inconcepibile. Io invece lo adoravo. Sapeva tirare fuori una grinta e una voglia di riscatto che sicuramente non mi avrebbero trasmesso un discorso tecnico-razionale simile al “quando sale il terzino facciamo così”, piuttosto che “a centrocampo siamo in inferiorità”, etc etc. Per me aveva ragione. Per la maggior parte delle ragazze no. La difficoltà è quindi quella di saper essere in venti modi diversi, dando fiducia a chi ha bisogno di sentirsi compresa e dare invece carica a chi ha bisogno di essere scossa. Il tutto detto e fatto con i modi giusti: si sa, noi donne siamo molto attente alle sfumature. Semplice no?
Una volta dentro alla mentalità femminile, in pochi riescono a lasciarla più. Ci sono valori morali, come onestà e senso di gruppo che letteralmente imprigionano.

 

agata-centasso-min.jpg

 

Le donne sportive, rispetto agli uomini, hanno un maggiore senso di responsabilità individuale, una più spiccata propensione alla collaborazione e alla cooperazione e un’inclinazione naturale a creare forti legami affettivi.

Conosco molte giocatrici che, di fronte a possibilità di carriera o all’opportunità di giocare in una categoria superiore hanno deciso di rinunciare, soprattutto in nome dell’affetto, dell’amicizia e dell’amore che le legava alle compagne di squadra. Attualmente, nel mondo del calcio femminile i valori prevalgono ancora sulle motivazioni economiche, pubblicitarie o sulle spinte degli sponsor e questo permette di conservare la genuinità del gioco.

Questo aspetto bisognerebbe soprattutto guardare, quando si ha a che fare con una partita di calcio femminile. Non aspettarsi la stessa velocità e fisicità del calcio maschile, ma apprezzare in egual modo l’eccezionalità del gesto tecnico, l’audacia, l’autenticità e la generosità delle donne che lo praticano

 

agata-centasso-2-min.jpg

  

Se preparerete i vostri occhi a cogliere questo, l’emozione sarà comunque assicurata. E nessuno/a meglio di Barbara Bonansea avrebbe potuto sintetizzarlo meglio di così: “Chi va a vedere una partita di calcio femminile da subito se ne innamora. L’ho sentito dire da molte persone, questo avviene perché noi donne non facciamo calcoli, non pensiamo a metterci in mostra personalmente, ma il nostro gioco è passione pura senza che nessuna si tiri mai indietro”.