Un giorno all’improvviso, mi è arrivato un messaggino. Se vogliamo essere più precisi un vocale, non di dieci minuti eh: Gianluca Di Marzio in persona, con quella voce amica sentita continuamente in tv, non mi domandava se mi sarei trasferita nel prossimo calciomercato femminile, ma se fossi interessata a collaborare con lui. Potere di Instagram forse, o meglio di un articolo realizzato su “Il Foglio” da uno dei ragazzi cresciuti sul suo sito, Francesco Gottardi.
E allora eccomi qui, non resta che presentarmi: nome Agata Isabella, cognome Centasso, 31 anni d’età e veneziana nel sangue. Talmente veneziana, lo ammetto, da non saper guidare la macchina. Da ragazzina, ho vissuto tutte le incertezze tipiche della gioventù, non avendo la più pallida idea di cosa e chi sarei voluta diventare “da grande”. Dopo gli studi classici ho cambiato almeno tre università e, visto che dobbiamo essere sinceri, non l’ho neppure conclusa.
Successivamente, una serie di avvenimenti, che io definirei nefasti, mi hanno fatto avvicinare al mondo della relazione d’aiuto e sono così diventata un’operatrice socio sanitaria. Sì, alla faccia del “non tutto vien per nuocere”. In particolare, presto servizio in una comunità alloggio per disabili intellettivi. Un lavoro che adoro, posso giurarvelo. Nutro infatti profondo amore per tutto ciò che è umano, spontaneo: Humanitas, uno dei miei valori preferiti.
"Agata Isab... elva"
Sembrerà paradossale allora, ma il mio soprannome è la Belva. Agata Isab…elva, per l’appunto. Un nomignolo coniato quando ero più piccola da mio padre, vista quella vivacità poi emersa in campo grazie a caratteristiche calcistiche come grinta e fisicità. Ebbene sì, gioco a pallone. Ho iniziato solo a vent’anni, forse un po’ per caso, con la squadra del lido di Venezia, niente red carpet da Festival ma il piccolo campetto verde del Nettuno lido. Con cui sono arrivata anche in A2, senza più riuscire a smettere e oggi vesto la maglia del VFC Venezia.
Da piccola ogni pallone era mio, anche quello da basket, dev’essere sempre stata indole. I miei genitori invece mi portavano a pianoforte, coro e altre discipline molto distanti dal concetto di fango e sudore. Mia madre non smentirà, mi avrebbe immaginato più con il tutù e le scarpette da ballerina. D’altronde, ai miei tempi da piccolina, non era così comune l’idea che una bambina potesse giocare a calcio. Era uno sport da maschietti. A scuola, infatti, prima che i compagni mi accettassero nelle loro partitelle, ho dovuto compiere le peggiori crociate. Ma poi ho vinto. Diventando la “ragazza che gioca con i ragazzi”.
Lo ammetto, ho sempre avuto uno spirito di competitività non indifferente. Tutti i miei amici mi sfottono, provocandomi tal volta con delle sfide illusorie solo per vedermi scaldare. Se mi trovate a nuotare in piscina, potreste persino vedermi gareggiare con l’ignaro concorrente della corsia vicina, magari solo perché sta andando più veloce di me… Allo stesso tempo lo sport mi ha insegnato molti valori, come lo spirito di squadra, il sacrificio e la ferma convinzione che l’unica forma di accrescimento personale passi per la fatica.
Ovviamente, oltre a tutte queste cose fin troppo serie sono disordinatissima, mangio troppo e in generale mi diverto tanto. In particolare amo ridere. E non prendermi troppo sul serio, anche quando sono finita in una polemica esagerata perché mi definirono “una figa da mediano”!
Avremo modo di parlarne, il confine tra bella e brava per una giocatrice può essere molto sottile, la superficialità nei giudizi purtroppo vince ancora. Ecco, io vorrei qui dare un piccolo contributo ad una visione diversa della donna che gioca a calcio. E che magari pensa, commenta, parla di tattiche e campioni, spogliatoi e allenatori, soldi e ambizioni. Ci proverò, dando sempre il mio umile, ma pungente, punto di vista.
Un artiglio (con lo smalto) di una belva che morde senza far male. Un diario pubblico di una ragazza che non nasconde le sue forme, operatrice socio sanitaria per vocazione, calciatrice per passione. Che un giorno qualunque ha ricevuto un messaggio da Gianluca di Marzio…