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Sembrava un’allucinazione, era Adriano Leite Ribeiro

Sembrava un’allucinazione. Un giovanotto di 19 anni
entra (debutta) all’85 in un Real-Inter e scaraventa un pallone da
calcio alle spalle del portiere avversario a circa 140 chilometri orari.
Una forza della natura che si rivela, all’ennesima potenza, sotto gli
occhi sconvolti di campionissimi come Figo, Zidane, Raul, Roberto Carlos
e Hierro.
Tant’è che il capitano di quella Inter, Zanetti, disse ‘abbiamo trovato
il nuovo Ronaldo’. Alt. Attenzione. Lui però si chiamava Adriano Leite Ribeiro.
Grande, grosso (una montagna!) ma timidissimo e riservato. Di notte ha
paura del buio e preferisce la lucina accesa, fuori dal campo non ce n’è
uno che parli male di lui. Tutt’oggi. Perché ‘Adri’ è ‘Adri’, generoso e
riconoscente verso chi dimostra di volergli bene veramente. Un
giovanotto con dei valori importanti, che non cancella la favela in cui è
cresciuto, anzi: la frequenta ancora, con fierezza. La famiglia è (e
resterà) sempre al primo posto nel suo cuore: da giocatore dell’Inter
pagò andata e ritorno di un Brasile-Italia a quasi 50 persone tra
familiari e amici solo per far veder loro un derby. Il suo derby di
Milano.

Sembrava un’allucinazione. Era realtà. Adriano Leite
diventa il miglior centravanti del mondo, si conferma a livelli
altissimi per quasi 4 anni. Segna gol bellissimi tanto in Serie A – la
cavalcata contro l’Udinese, epica – quanto in Brasile, con la maglia del
suo paese addosso. Vince. Indimenticabile la rete a tempo scaduto in
finale di Copa America 2004 contro l’Argentina: 2-2 parziale, 6-4 ai
rigori per la Selecao. Diventa l’Imperatore di Milano. E’ stato
vicinissimo sia al Real Madrid sia al Chelsea. Perché potenza, fisico,
talento, velocità. Ma anche macchine, donne, feste, alcol. Il lutto del
papà, che lo ha colpito e affondato. Senza però togliergli il sorriso
che non ha mai smesso di avere sulle sue labbra, nonostante – oggi – il
calcio non faccia più parte della sua vita. Sembrava un’allucinazione.
E’ la storia di un giovanotto oggi 37enne ma che resta timido, riservato
e timoroso del buio. Che di notte, senza lucina, non può stare.