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“Abbiamo paura, dormiamo in hotel”. La (triste) testimonianza di Orsolini e…la sua storia: “L’amore per Ascoli, il modello Zanetti e la Juventus…”

E’ difficile trovare le parole giuste per descrivere ciò che sta succedendo nelle zone colpite dal terremoto. Stentano ad uscir fuori, ad esser ponderate. La terra che continua a tremare, migliaia di persone che hanno perso tutto. “E’ dura, abbiamo tanta paura”. Il ‘giovane’ pensiero di Riccardo Orsolini, esterno offensivo classe ’97 dell’Ascoli. 19 anni, 20 il prossimo gennaio: lui come tanti suoi coetanei sta vedendo la propria terra sgretolarsi. Quella nella quale ha mosso i primi passi (non solo calcistici). “Io vengo da Rotella, un piccolo paese qua vicino. E’ un momento molto difficile, proviamo a non pensarci ma è veramente dura. Ora la società ci ha messo a disposizione un hotel sulla riviera, a Grottammare e dormiamo là perché ad Ascoli non siamo tranquilli, abbiamo paura”. Lo ripete e sentire un ragazzo di vent’anni dirlo con tale veemenza fa venire i brividi. “Domenica mattina ho sentito la scossa, sono uscito subito di casa, è stato terribile, non ho altre parole. C’è stata qualche crepa, ma per fortuna nessun danno serio. La notte dell’altra scossa invece abbiamo dormito in palestra. La paura più grande è che possa tornare da un momento all’altro e sconvolgere ancora di più la nostra vita. Ci tengo tanto a lasciare un pensiero a tutte le famiglie colpite, a chi ha perso tutto e a chi sta cercando piano piano di ripartire”. E’ una lettera bellissima la sua, d’amore vero, puro verso la sua terra, verso tutti.

E’ dura pensare al calcio lì, l’unica cosa che li fa davvero andare avanti è quella misera speranza di riuscire per poco a donare un sorriso, una sensazione di svago a chi non ha più nulla. Sabato Orsolini con una doppietta ha deciso Carpi-Ascoli, “la voglio dedicare a chi sta cercando di rialzarsi. E’ stata un’emozione indescrivibile – racconta ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com ed è merito di tutti. Forse è stato il momento più emozionante della mia giovane carriera anche perché quando Castori allenava qui ad Ascoli, io ero a bordocampo e facevo il raccattapalle. E sabato gli ho segnato due gol…”.

Molto umile Orsolini, tenace e anche testardo. Lo paragonano a Berardi, ma lui dribbla “io ne devo fare di strada”. Il suo modello è un altro: “Javier Zanetti! Proprio ora sto leggendo la sua autobiografia e un po’ mi rivedo in lui soprattutto quando dice che ha fatto del suo lavoro la sua forza. In generale mi piace molto leggere”. Libri e qualche cena tranquilla con gli amici… “spesso mi chiedono magliette o mi invitano alle feste come ‘ospite speciale’. Loro sono di qui quindi tifano Ascoli e magari parliamo della partita o ci prendiamo un po’ in giro. Anche per questo è bello difendere la maglia e i colori della mia città”.

Si dice che la Juventus sia interessata a lui. Risponde, senza timore, ma con tale fermezza da chiedere davvero un riesame della carta d’identità (venti all’anagrafe, dieci in più per maturità): “Fa piacere l’interesse delle squadre di Serie A e anche della Juventus, loro sono i migliori d’Italia. Ma io penso solo alla mia squadra. E’ una sensazione unica combattere e lottare per la tua città e credo in questo senso di essere un privilegiato perché non tutti hanno avuto la fortuna di provarla”. Combatte e lotta Orsolini, ma mica solo a parole. Lui nella storia dell’Ascoli, a dir la verità, c’è già entrato: “L’anno scorso ho fatto cinque gol nella stessa partita, contro il Lanciano e non era mai successo nella storia della Primavera”. Quindi praticamente sono dodici mesi che paghi cene? “Lasciamo perdere, questo è un tasto dolente. Anche oggi ho portato le pizze nello spogliatoio”.

Tecnico e rapido Orsolini. Cambia spesso direzione, ama il dribbling ed è uno di quelli che vede anche la porta. Per fortuna in campo, a Fifa un po’ meno. Facciamo un sacco di sfide alla play station con gli altri ragazzi, ma loro sono dei veri e propri malati eh. Io diciamo sono un po’ l’outsider”.

Non perde il sorriso Orsolini. Il cuore però gli piange, si vede. C’è un velo di tristezza, di angoscia per il domani, per la sua terra. Perché ‘perdere’ la propria terra significa perdere tutti i propri valori, la propria identità. Ma lui è forte, non solo in campo, col suo fare rassicurante, la sua tenacia, la sua voglia di rialzarsi. Una bella immagine questo ragazzo di quasi vent’anni, in un momento, in un luogo dove di bello ora è rimasto poco o niente.