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A tutto Jankto, fra Stankovic, Jankulovski ed un solo obiettivo: “Essere sempre più forte”

È il 45’ di Perugia-Ascoli, e il risultato non si sblocca dallo 0-0. Ma succede l’impensabile: Rosati esce di testa e lascia la porta sguarnita. La palla arriva nei pressi di Jankto che non si fa pregare e dai 40 metri segna un gol pazzesco. Tutti con la bocca aperta: è una rete veramente fantastica. Molto simile a quella di Stankovic in Champions contro lo Schalke, e il portiere era Neuer. “No, non scherziamo dai – ride quando glielo facciamo notare -, lui l’ha fatta in Champions League, io solo in Serie B, è diverso”. Già da questa battuta si può capire il carattere del giovane Jakub Jankto, centrocampista ceco classe ’96 dell’Ascoli che si ispira ad Hamsik e Rosicky, arrivato in punta di piedi nel campionato cadetto e che ora sta stupendo tutti giorno dopo giorno. Firmando anche prodezze come quelle di sabato scorso.

Ma la verità è che Stankovic c’entra sul serio con quel gol: “Guarda, io l’anno scorso lo avevo come allenatore all’Udinese, e lui un giorno mi ha detto: ‘se vedi il portiere fuori e sei nella posizione giusta, tira sempre’. Così – racconta Jankto a GianlucaDiMarzio.com – è stato sabato, il portiere non era fra i pali ed è andata bene. Stankovic è stato importante per me: mi ha dato consigli, come si fa con i giovani, quando ero in prima squadra. Qualche volta mi diceva di fare qualche movimento particolare: è stato molto utile per la mia crescita”. Una crescita che è evidente a tutti. A partire dall’italiano, che Jankto padroneggia benissimo, nonostante sia in Italia solo da un anno e mezzo. “Ma secondo me non parlo bene – ci contraddice -, anche gli altri giocatori dicono che mi esprimo come uno stupido (in realtà non è proprio questa la parola che usa, ndr)… A Udine ho avuto un maestro per i primi due mesi, poi ho continuato a studiare l’italiano da solo”.

La storia di Jakub Jankto inizia prestissimo, a sei anni: i suoi genitori volevano che facesse sport, e a lui il calcio piaceva da matti. Allora arriva un provino allo Slavia Praga – lo stadio è a 300 metri da casa sua -, dove rimane fino a 18 anni. L’estate del 2015 è quella che gli cambia la vita: gli scout dell’Udinese lo notano e lo portano in Friuli. L’inizio non è facile per Jankto: da solo in un nuovo paese senza conoscere la lingua. Trova però un appoggio in un ex grande calciatore ceco: “L’anno scorso ho fatto un paio di chiacchierate con Marek Jankulovski, che è stato proprio all’Udinese. Gli chiedevo com’era l’ambiente e che città avrei trovato. Tutti consigli utilissimi per la mia carriera in Italia”. Due settimane in ritiro con la prima squadra, e poi l’occasione con la Primavera, con la quale Jankto si mette in mostra fin da subito. Le sue ottime prestazioni gli valgono otto convocazioni con l’Udinese dei grandi, senza però mai esordire con Stramaccioni: “Ma è andata bene lo stesso dai, sono andato avanti e non mi è dispiaciuto più di tanto”. Poi è arrivato l’Ascoli, che ha chiesto il prestito credendo in lui quando ancora i bianconeri non erano certi della B. Un’avventura che Jankto si vuole godere al massimo, certo che sia un grande punto di partenza: “Essere qui per me significa molto – confessa -, è la mia prima esperienza fra i professionisti e quindi è fondamentale per me fare bene. Poi la piazza è molto calda, i tifosi sono fantastici e credo sia la cosa più bella che mi potesse capitare”.

Ed anche all’Ascoli è capitato qualcosa di molto bello, perché si è trovato in casa un giocatore da 5 gol e 8 assist, che partita dopo partita è sempre più determinante. Sarebbe normale – visti i soli 19 anni – magari montarsi un po’ la testa. Ma Jankto è diverso: sa qual è il suo posto e il suo compito. Come ha chiaro il suo obiettivo: “Semplicemente essere più forte del giorno prima. Dove arriverò, arriverò, non ho come ambizione quella di finire al Milan o al Napoli o fare 50 gol in Serie A. Voglio solo migliorarmi ogni volta, e qui sto facendo questo percorso”. Un percorso che comunque con Petrone prima e Mangia poi l’ha portato ad essere quasi insostituibile. “La verità è che tutti sono importanti. Va bene fare gol, ma tutti devono giocare a 200 all’ora. Sicuramente ci sono giocatori più importanti di me, io faccio semplicemente il mio massimo”.

E questo basta all’Ascoli, come si legge nei tabellini. In stagione ha rivestito mille ruoli, compreso quello di attaccante. “Ma se devo scegliere – ci confessa – preferisco fare il trequartista, posso muovermi a tutto campo e sono più libero. Da centrocampista centrale devo difendere molto di più…”. Siamo sicuri che Mangia non si arrabbierà: lui è il primo a coccolare e valorizzare il giovane Jakub. Ma non è il solo, perché l’Ascoli sa che il futuro di Jankto se continuerà così potrà essere veramente luminoso. Addirittura un mese fa sono stati avvistati al Del Duca degli osservatori dell’Arsenal. “Siamo consapevoli del ruolo che ha l’Ascoli con i giovani – ci dice l’amministratore delegato bianconero Andrea Cardinaletti -, e per noi è importante che Jankto continui nel percorso che sta facendo. Metteremo l’interesse del ragazzo davanti a tutto”. Ciò non toglie però che l’Ascoli farà comunque un tentativo per trattenerlo un’altra stagione: “Parleremo con l’Udinese e cercheremo di capire anche i loro progetti. È ovvio che se rimanesse saremmo felici, è un ragazzo straordinario dal punto di vista tecnico e umano. Anche se rimane pur sempre un professionista”. Che sta facendo sognare tutta Ascoli con i suoi colpi da campione.

Luca Mastrorilli