Thomas Frank e il nuovo Tottenham: imbattuti in Champions League e “Lionel Messi” in difesa

Difesa, calci piazzati e pragmatismo: il nuovo volto del Tottenham convince in Premier League e in Champions League
Chi avrebbe mai immaginato un Tottenham quinto in Premier League dopo 11 giornate, vincente a Etihad contro il Manchester City e ancora imbattuto in Champions League dopo quattro turni? Nessuno, se non una persona: Thomas Frank.
Chiamato a sostituire Ange Postecoglou dopo una stagione deludente in Premier, l’allenatore danese ha il compito di riportare gli Spurs tra le grandi. La vittoria dell’Europa League non è bastata a placare la delusione per il 17esimo posto in campionato e i soli 38 punti conquistati.
La scelta di Frank rappresenta una rottura radicale con il passato: passaggio da una mentalità offensiva a una difensiva, con alcuni reparti rivoluzionati dal calciomercato e una fiducia ritrovata. Reduce dall’esperienza con il Brentford (in carica dal 2018), dove ha collezionato 317 panchine e una media di 1,51 punti a partita, nelle ultime stagioni il danese ha affinato il suo 4-2-3-1 a trazione difensiva.
Il suo avvio è stato convincente: 5 vittorie, oltre a 3 pareggi e 3 sconfitte in Premier League, con ko contro Bournemouth, Aston Villa e Chelsea. Spicca lo 0-2 sul City di Guardiola, insieme al sorprendente cammino nella League Phase di Champions League, dove il Tottenham è ancora imbattuto. Il bilancio europeo, nonostante avversarie come Bodø/Glimt (affrontato in Norvegia) e Villarreal, parla di due vittorie (contro gli spagnoli e il Copenaghen) e due pareggi (col Monaco e la formazione norvegese). Se queste sono le premesse, il Tottenham di Frank può davvero sognare di riscrivere la propria storia.
Tottenham, un’identità plasmata
La scelta di Frank nasce da due parole chiave: modernità e adattabilità. Un calcio pragmatico: meno tocchi, più verticalità. Il possesso non è fine a sé stesso, ma efficace. E i dati lo dimostrano: il Tottenham segna un gol ogni 52′, mentre ne subisce uno ogni 99′. I numeri, però, cambiano radicalmente tra casa e trasferta: solo 5 punti in 6 gare al Tottenham Hotspur Stadium, contro i 13 raccolti nei 5 impegni fuori casa.
I calci piazzati sono diventati l’arma in più del Tottenham targato Frank. Se nella scorsa stagione, sotto la guida di Postecoglou, questo fondamentale era spesso subordinato ad altri aspetti del gioco, oggi lo studiano al millimetro. Schemi su misura, movimenti sincronizzati e soluzioni pensate per esaltare le caratteristiche delle colonne difensive. Il risultato? Un apporto offensivo crescente da parte dei centrali, sempre più protagonisti in zona gol. E il merito è soprattutto dell’ex allenatore delle palle inattive del Manchester United, Andreas Georgson, chiamato da Frank nel suo staff.

I protagonisti: dall’arrivo di Xavi Simons a Van De Ven capocannoniere
Van De Ven è diventato il simbolo del nuovo Tottenham. 6 gol stagionali, di cui 5 arrivati da calcio piazzato, lo rendono il capocannoniere della squadra. Ma quello che ha fatto il giro del web è stato l’ultimo, segnato al termine di un assolo contro il Copenaghen. “È stato come se Lionel Messi si fosse impadronito di Micky Van De Ven”, ha dichiarato Thomas Frank nel post-partita, “Ha corso dalla sua area di rigore fino a quella avversaria e ha segnato un gol incredibile“. Palhinha – arrivato in estate dal Bayern Monaco – è diventato il perno del centrocampo: mediano di contenimento, abile nel rompere le linee di passaggio avversarie e dare equilibrio alla squadra. Di recente, è stato affiancato da una mezzala inedita, Xavi Simons, in un tandem che unisce muscoli e fantasia. Dopo non aver prodotto i risultati sperati agendo sulla corsia mancina, l’olandese sta trovando la sua dimensione in questa posizione più arretrata e centrale.
In attacco, la rivelazione stagionale è senza dubbio Mohammed Kudus, uno dei pochi imprescindibili per Frank: già 1182′ giocati, è capace di saltare l’uomo con naturalezza. Il reparto offensivo, tuttavia, è anche quello più colpito dagli infortuni: da Solanke – atteso al rientro dopo la sosta – a Kolo Muani, fermato da un problema alla mandibola, fino all’ex Ajax – uscito anzitempo nella penultima gara di campionato contro il Chelsea. Una serie di stop che ha aperto la porta a giovani promettenti come Odobert, autore di una rete nei 679′ disputati finora in stagione. Al rientro dalla sosta, il primo ostacolo sarà l’Arsenal: per battere Arteta (un pareggio e tre sconfitte con Postecoglou) servirà una prestazione perfetta e, magari, qualche recupero dall’infermeria. Superando anche questo scoglio, i fantasmi dello scorso anno potranno finalmente svanire.
A cura di Pietro Selvi