Milan, Montella: “La mia un’estate da sognatore. Mercato? Adesso manca un centravanti. Bonucci un esempio per i giovani”
Vincenzo Montella si sta preparando ad affrontare la sua seconda stagione da allenatore del Milan. Sarà un anno diverso però, rispetto al primo. Grazie anche ad un mercato scintillante, che l’allenatore campano racconta sulle pagine della Gazzetta dello Sport: “La mia è stata, ed è ancora,
un’estate da sognatore. Ma il
bello è che i miei sogni sono
stati esauditi, e non è finita qui.
Magari può fare scalpore il numero di giocatori acquistati e le
cifre spese, resta il fatto che il
club sta facendo qualcosa di
straordinario. Questa è una squadra che rimarrà nel tempo, e non si svaluterà nel tempo. Anche se il
mister sarà un incapace. Mai avuto dubbi, mai avuto
nulla di diverso in mente che
non fosse il Milan, anche perché dal club sentivo quotidianamente una stima sincera e
netta. Milan Top 5 entro il 2022? Sia in termini affettivi che
professionali mi piacerebbe
molto essere io a condurre in
porto tutto questo, arrivare a
questo traguardo. Vorrebbe dire una grande crescita professionale, sarebbe il massimo”.
Un Milan che sta già facendo bene, dopo aver battuto per 4-0 il Bayern Monaco: “Da questo punto di vista la
gestione sarà facile perché ho
un gruppo intelligente e una
società realista. E poi è calcio
estivo. Semplicemente, così co-
me ho provato fastidio per la
sconfitta col Borussia, mi fa
piacere questo successo perché
ho visto passi in avanti per atteggiamento, mentalità, tattica. E tutto in una volta sola. Mi
sono piaciuti la copertura degli
spazi e l’aggressività fin dall’inizio. La cosa più bella è stata
la ricerca della compattezza.
Va però detto che il Bayern era
in evidente difficoltà. La qualità si è alzata moltissimo. Prendete per esempio
Niang, ha fatto una partita
strepitosa. Ha un profilo molto
importante, può diventare un giocatore di altissimo livello,
ma deve migliorare nella gestione di se stesso quando le
cose vanno bene. Rimane? Non c’è motivo per non credere in lui, dipende più che altro
da M’Baye. Più tranquillo per la Coppa? In effetti prima di questa par-
tita ero un po’ pensieroso, o
magari sarebbe meglio dire realista. Adesso mi sento rinfrancato. In vista di questa partita, a oggi, faccio fatica a trovarne otto
che mi garantiscano novanta
minuti. Sarei già contento di
averne otto che rendessero al
70%, ma non ne sono mica certo. Ci tengo molto e devo dire che
temo più le prime partite che la
fase a gironi. La onoreremo fino alla fine, e dai quarti in poi
si avvicina molto alla Champions”.
E c’è già chi parla di Scudetto, come Carlo Ancelotti: “Lo ringrazio, ma non nell’imminente. Ora è un miraggio,
anche se non bisogna mai porre limiti alle ambizioni. Mercato? Ho iniziato a sognare, e lungo
le settimane non capivo come
acquisti e soldi si potessero
moltiplicare così. È stato fatto
più di quanto pensassi. La proprietà cinese è molto rispettosa dei ruoli, cosa inusuale nel calcio. E il nostro dovere
è essere altamente competitivi.
L’approccio del presidente è ottimo, è sempre lì a ringraziarci.
L’altra sera mi ha chiesto di portare avanti lo spirito Milan,
mi ha meravigliato. E anche la
squadra percepisce questo. Cosa manca? Il focus principale è sul centravanti e poi magari su una
punta esterna e una mezzala.
Ma la fretta di prima non c’è
più. Attaccante ideale? Deve combinare diverse cose:
senso del gol, gol sporchi e sa
per giocare per la squadra. Bonucci arrivato per merito mio? Con il club c’è grande condivisione su tutti i giocatori, ovviamente con loro al 51% e io al
49%. Ecco, con Bonucci è l’unico caso in cui è stato il contrario. Ero convinto fosse raggiungibile, mi fidavo di chi me lo diceva, mentre i miei dirigenti
avevano una percezione diversa. Mandavo a Mirabelli almeno dieci messaggi al
giorno, con tre sole parole.
Buongiorno, o buonasera, direttore: Bonucci. Con il direttore abbiamo un rapporto schietto e continuo, condividiamo
anche gli stessi vizi. Bonucci è un professionista altamente
competitivo, con la mentalità e
il suo modo di pensare è riuscito a ottimizzare al massimo il
suo motore. Sarà un esempio
per i giovani. Non so se senza di
lui la Juve si sia indebolita, ma
di certo noi ci siamo rinforzati.
Non credo possa essere una figura ingombrante nello spogliatoio: solo chi lo vede ingombrante a priori lo può percepire come una minaccia. Difesa a 3? Mi intriga, mi piace come
idea, ma devo dire che con questi giocatori possiamo davvero
usare tanti sistemi. Ho l’imbarazzo della scelta”.
Si parla poi anche della questione Donnarumma: “E’ stato Mirabelli a toccare le corde
giuste. Io ho parlato con la famiglia perché loro sentivano
l’esigenza di parlare con me.
Ma non gli ho parlato da allenatore, ho solo raccontato la
mia esperienza. Più che per il progetto del
club, l’ha fatta per se stesso. Lui
è fantastico perché ha la capacità di unire tutte le fasce di
età. Quando ha rinnovato, mia
nipote Martina, che ha 7 anni,
si è messa a piangere e sono
certo che lo abbia fatto anche
qualche nonna di 70. E’ entrato
nel cuore di tutti, anche dei
non milanisti, e sono certo che
continuerà a essere amato dai
tifosi. Raiola? Un botta e risposta nato e fini
to lì. Io non ho problemi con lui
e lui non credo ne abbia con
me. Obiettivi? Fra cento giorni mi aspetto
che il Milan sia una squadra e
che si veda il mio lavoro. Fra
mille mi auguro che lo scudetto
non sia più un miraggio, ma un
obiettivo concreto”.